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Sport e ginocchio, un rapporto delicato

15/05/2015

Quella del ginocchio è un’articolazione tanto importante quanto delicata. Su di esso appoggia il peso dell’intero corpo, con sollecitazioni che, soprattutto quando si pratica sport, possono raggiungere livelli elevati. E questo accade non solo quando si pratica un’attività sportiva agonistica: i traumi alle ginocchia sono quasi più frequenti tra gli sportivi amatoriali, come sottolinea il dottor Flavio Cividini, responsabile dell’Unità Operativa Traumatologia e Ortopedia di Humanitas Gavazzeni.

Quali sono gli sport che mettono più a rischio la salute delle nostre ginocchia?

«Per i movimenti che vengono eseguiti e per gli impatti fisici che si possono verificare, gli sport più pericolosi per il ginocchio sono senza dubbio lo sci, il calcio e il rugby. C’è da dire che gli atleti professionisti sono dotati di muscolature al di sopra della norma, per cui gli infortuni sono abbastanza contenuti. Lo stesso non accade con gli sportivi occasionali: penso al gruppo di amici che fanno la partitella a calcetto una volta ogni tanto. In questi casi bisogna stare molto attenti e le ginocchia sono probabilmente la parte più vulnerabile del nostro corpo».

Il problema più grosso delle ginocchia rimane sempre la rottura del legamento crociato anteriore…

«Sì, lo spauracchio rimane sempre quello della lesione del legamento crociato anteriore anche se oggi, per nostra fortuna, i progressi tecnologici consentono di effettuare interventi chirurgici di ricostruzione con tecniche artroscopiche e mininvasive, che permettono cioè di intervenire senza dover aprire l’articolazione. L’intervento viene effettuato con una sola giornata di ricovero, il dolore per il paziente è ridotto al minimo, non è più necessario il ricorso a gesso o tutore e la riabilitazione dell’arto può essere iniziata subito dopo l’intervento: sono vantaggi di non poco conto…».

La minivasività degli interventi ha anche aumentato le possibilità di intervento?

«Sì, queste nuove tecniche permettono di intervenire senza difficoltà anche su crociati di pazienti con oltre 40 anni. Diciamo che oggi è possibile riparare un legamento del ginocchio anche alle persone con 60 anni, che poi possono riprendere a praticare un’attività sportiva a livello amatoriale».

E per gli adolescenti? Si può intervenire anche sui loro crociati?

«Sì, lo si può fare dai 13 anni in su, con tecniche speciali che consentono di non toccare i punti di crescita dell’osso. È una bella conquista perché prima ci si doveva limitare a consigliare al giovane di non sforzare il ginocchio fino al raggiungimento di un’età considerata adatta per l’intervento. Il risultato era che, il più delle volte, il giovane rompeva il menisco e lesionava in modo serio le cartilagini».

Quanto solo lunghi i tempi di recupero?

«Dopo 15-20 giorni dall’intervento di ricostruzione del legamento crociato anteriore il paziente può tornare a camminare senza le stampelle, guidare l’automobile, riprendere l’attività lavorativa se è di tipo impiegatizio. Per lavori che prevedono particolari sforzi fisici invece bisogna aspettare tempi un po’ più lunghi. L’importante, in ogni caso, è che venga effettuato un attento e corretto percorso di riabilitazione, che porti l’articolazione a riprendere la sua piena funzionalità».

 

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