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Mondiali d’inverno in Qatar?

09/01/2014

Mondiali di calcio e clima. Un binomio insolito che si candida a diventare uno dei più chiacchierati da qui al prossimo 2022, anno in cui si disputeranno i Mondiali in Qatar, lì dove d’estate le temperature raggiungono picchi troppo alti per consentire il normale svolgimento degli incontri calcistici. Parola di Jerome Valcke, segretario generale della Fifa che, nel corso di un un’intervista radiofonica a France Info, ha posto l’attenzione sull’argomento dichiarando: «II mondiale di calcio del 2022 in Qatar dovrebbe svolgersi tra metà novembre e metà gennaio al più tardi, e non nella torrida estate di quel Paese. Così si giocherebbe a una temperatura di circa 25 gradi, equivalente a quella di una primavera un po’ calda in Europa. Insomma è quello il periodo perfetto».

La proposta di Valcke è stato fin da subito sostenuta dalla Fifprp, sindacato mondiale dei calciatori, e dalla nostra Aic, poco rassicurati dalla garanzia di futuristici impianti di iperclimatizzazione (con temperatura controllata a 26-28°) per difendersi dalla calura qatariota. Si tratta, comunque, solo un “proprio punto di vista” – come precisato dal quartier generale di Sepp Blatter in un comunicato stampa -. Ogni decisione sulle date del torneo sarà oggetto di una consultazione con la comunità internazionale del football e con i suoi partner commerciali, prima della decisione finale che sarà presa in un Esecutivo Fifa, nei prossimi mesi”.

Ma c’è già chi, come il dottor Piero Volpi, responsabile dell’unità operativa di Ortopedia del ginocchio e Traumatologia dello sport in Humanitas, che fa notare la complessità della realizzazione di una proposta come quella di Valcke, a cominciare dalle conseguenze che comporterebbe. «Giusto dire in inverno ci sarebbe maggiore tutela per i calciatori, ma questo spostamento sarebbe un autentico tzunami – dice l’ex giocatore, medico sportivo e consulente dell’Assocalciatori al Corriere dello Sport –.
Io dico che il calcio mondiale dovrebbe affrontare una autentica rivoluzione tecnico tattica: tutti dovrebbero cambiare preparazione prima della stagione del Mondiale, che cadrebbe a metà calendario. Non pensate solo ai 23 nazionali ma alle migliaia di compagni che rimarrebbero a casa: come gestirli? Magari servirebbero campionati con meno squadre. E dopo il mondiale? I tornei sarebbero regolari, con ‘nazionali’ che rientrano spremuti… ? Prendete una squadra come la Juve, che ha sei/sette azzurri… Vero che di qui al 2022 c’è tempo, ma questo cambiamento radicale avrebbe bisogno di una riorganizzazione perfetta, non solo da parte della Fifa» conclude Volpi sulle colonne del quotidiano sportivo.

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