L’esercizio fisico come prevenzione

Nel corso del Festival del Fitness, che si è svolto Rimini dal 28 maggio al 5 giugno, si è tenuto un interessante convegno organizzato dalla Facoltà di Scienze Motorie dell’Università degli Studi di Urbino. Tenuto conto del fatto che i Paesi occidentali sono afflitti da gravi problemi di salute, quali l’obesità, il diabete, le patologie cardiovascolari e la depressione (le cosiddette “malattie della civilizzazione”), che si collegano in vario modo al problema fondamentale dell’assenza di attività fisica, gli studiosi hanno voluto fare il punto sul ruolo dell’esercizio fisico nella prevenzione di queste malattie e nel miglioramento della qualità della vita. Ecco che cosa è emerso dal convegno.

Esercizio fisico e qualità della vita
“L’esercizio fisico costituisce un’attività rilevante per il mantenimento di un corretto equilibrio psico-fisico dell’individuo, in grado di migliorare in modo significativo la qualità della vita e di attuare un’efficace prevenzione per numerose patologie croniche, tipiche del nostro tempo, quali il diabete, l’ipertensione, le malattie cardiorespiratorie, l’obesità, l’osteoporosi, l’artrite, i tumori.” Con questi argomenti Vilberto Stocchi, Preside della Facoltà di Scienze Motorie dell’Università degli Studi di Urbino, ha presentato la prima giornata del II Convegno Internazionale “Il ruolo dell’esercizio fisico nella prevenzione delle malattie e nel miglioramento della qualità della vita”.
Il prof. Giovanni Apolone dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano ha parlato dei parametri soggettivi nella definizione della qualità della vita e delle tecniche per valutare la qualità della vita con particolare enfasi sull’esercizio fisico.
Secondo il prof. Giulio Marchesini dell’Università di Bologna, l’esercizio fisico produce degli effetti sulla qualità della vita dei soggetti. Marchesini ritiene che il mantenimento e l’incremento di una attività fisica regolare e costante risultano strettamente connessi con la salute psicologica e mentale correlata alla qualità della vita.
Simona Reichmann, ricercatrice presso lo IUSM Roma, ha reso noti i risultati di uno studio longitudinale su attività fisica e comportamento sano condotto tra studenti universitari italiani. Un più alto livello di attività fisica svolta dagli studenti coinvolti contribuisce a una scelta di comportamenti sani e di stili di vita corretti.

La prevenzione delle “malattie della civilizzazione”
Il prof. Hans Hoppeler, ricercatore nel Dipartimento di Anatomia dell’Università di Berna, Svizzera, sostiene che da più di un secolo la società del benessere ha creato più comfort e più agi, riducendo lo stimolo al movimento, ed è affetta dalla “epidemia dell’inattività”. Un esercizio fisico regolare e costante contribuisce a una diminuzione significativa dell’incidenza delle malattie metaboliche, neurogenerative e dell’apparato neuro-muscolare che caratterizzano l’invecchiamento. In particolare, sono stati riscontrati benefici su patologie quali le cardiomiopatie, l’obesità, il diabete mellito di tipo 2, l’ipertensione e l’osteoporosi. Soltanto la conoscenza dei processi molecolari fondamentali che regolano l’azione reciproca tra l’attività muscolare e il dispendio energetico permetterà di delineare protocolli finalizzati alla prevenzione e di fornire un valido ausilio alle terapie farmacologiche tradizionali.
Proprio nella direzione della ricerca dei meccanismi molecolari che regolano la produzione dell’energia umana sono andati gli interventi dei professori Roberto Bottinelli, docente di Fisiologia nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Pavia, e Pier Paolo De Feo, endocrinologo dell’Università di Perugia. Il quale inoltre sostiene che l’inattività fisica aumenta il rischio di malattie coronariche e dimostra che camminare per 4 o 5 km al giorno tutti i giorni significa diminuire la pressione arteriosa da 7 a 9 mmHg, la circonferenza vita di 4,5 cm, il peso di 3 chili, la glicemia del 20%, i grassi nel sangue del 30%. Conseguentemente, il rischio di infarto viene ridotto del 15%.
L’intervento del prof. Ulrich Wisloff dell’Università della Scienza e della Tecnologia di Trondheim, Norvegia, ha voluto mostrare come il movimento aiuti a prevenire le malattie cardiovascolari e intervenga significativamente nella fase di recupero in pazienti post-infartuati.

L’attività mitocondriale e le sue conseguenze
Il prof. David Hood, docente nella Scuola di Cinesiologia e Scienze della Salute dell’Università York di Toronto, ha offerto una guida per scoprire le cause fisiche dell’affaticamento. Di questa capacità di adattamento allo sforzo fisico sono responsabili i mitocondri, gli organelli cellulari che forniscono energia (ATP) per la contrazione muscolare. Gli studi del prof. Hood dimostrano che sei settimane di esercizio fisico moderato, regolare e costante producono un aumento dei mitocondri del 50-100% nelle cellule muscolari scheletriche (biogenesi mitocondriale).
Aleksandra Trifunovic, ricercatrice presso il Karolinska Institutet, Stoccolma, ha sottolineato nel suo intervento come la disfunzione mitocondriale sia una possibile causa dell’invecchiamento.
Il prof. Nadir M. Maraldi, docente dell’Università di Bologna, ha presentato alcune malattie muscolari e ha indicato che il meccanismo patogenetico di queste malattie è potenzialmente legato ad un’alterazione dell’attività mitocondriale delle cellule muscolari scheletriche.
Il prof. Rosario Rizzuto, docente dell’Università di Ferrara, è intervenuto sul ruolo dei mitocondri nello sviluppo cellulare. Il nostro organismo è il risultato di un equilibrio dinamico che scaturisce da meccanismi di proliferazione e di perdita cellulare (apoptosi). Rizzuto ha presentato i più recenti dati biochimico-molecolari ottenuti dallo studio delle funzioni di alcune proteine che agiscono sui mitocondri per la regolazione degli stimoli apoptotici.

Attività fisica nella giusta misura per mantenersi giovani
La prof. Stefania Fulle, ricercatrice presso il Centro Studi sull’Invecchiamento (CeSi), dell’Università di Chieti-Pescara, è intervenuta sul ruolo dei radicali liberi dell’ossigeno nell’invecchiamento muscolare. Il danno ossidativo durante l’invecchiamento sembra coinvolgere anche le cellule satellite che intervengono nella riparazione cellulare che permettono la formazione di nuove fibre e quindi sono fondamentali per la rigenerazione del tessuto muscolare.
Il prof. Federico Schena, direttore del Centro Interuniversitario di Ricerca in Bioingegneria e Scienze Motorie, Polo di Rovereto, ha presentato modelli efficaci di “promozione della salute” attraverso l’attività motoria nella terza età. Schena ha verificato come in persone con più di 65 anni la pratica costante di un esercizio fisico aerobico per 12-16 settimane possa produrre un incremento delle capacità aerobiche e della performance fisica del 20%-30%.

Uno stile di vita attivo per contrastare l’obesità
Occorre promuovere uno stile di vita più attivo con scelte alimentari sane ed esercizio fisico regolare. Dieta sana ed esercizio fisico sono i due ingredienti per una vita di qualità.
Il prof. Enrico Arcelli, professore presso la Facoltà di Scienze Motorie dell’Università degli Studi di Milano, è intervenuto sul tema carboidrati, nutrizione ed attività fisica e ha sottolineato l’utilità di quella strategia alimentare che è la Zona e che ha il vantaggio di non determinare una perdita di massa magra ma soltanto di massa grassa. Per di più, anche in questo differenziandosi da altre diete dimagranti, la Zona permette di avere la massima efficienza fisica, consentendo quindi di praticare attività fisica.
Il prof. Edoardo Mannucci, della Clinica Universitaria Careggi di Firenze, ha parlato dell’esercizio fisico come strumento per la prevenzione e il trattamento dell’obesità. Secondo Mannucci la partecipazione attiva di professionisti dell’esercizio fisico nel trattamento dell’obesità migliora sostanzialmente i risultati a lungo termine. Considerando che l’assenza di esercizio fisico è associata a un aumento del rischio di obesità, l’incremento dell’esercizio potrebbe essere un mezzo effettivo per prevenire l’obesità nella totalità della popolazione. Risultano dunque indispensabili delle strategie per promuovere uno stile di vita più attivo, una vera e propria educazione all’esercizio fisico che cominci da bambini.

A cura di Elena Villa

Redazione Humanitas Salute: