Bici al femminile: i consigli di due grandi campioni

Lo speciale di Humanitas Salute dedicato alla bicicletta, sport ideale per giovani e meno giovani, che consente di stare bene e di mantenere una buona forma fisica, prosegue con una doppia intervista a una campionessa di oggi e ad una leggenda di ieri: Vera Carrara, la venticinquenne atleta della Bianchi-Aliverti che ha vinto quest’anno i Campionati del Mondo su pista di Los Angeles nella corsa a punti, e Felice Gimondi, una leggenda del ciclismo, vincitore tra l’altro di un Tour de France, tre Giri di Italia e un Campionato del mondo su strada. Dalle loro risposte, consigli utili per le donne che vogliono avvicinarsi al ciclismo e godere dei benefici della bicicletta.

Risponde Vera Carrara

Come donna, che cosa l’ha spinta a dedicarsi al ciclismo, e che soddisfazioni trae da questo sport?
“Quando ho iniziato la mia attività avevo solo sette anni: ero troppo giovane per pensare che l’avrei portata avanti anche da adulta! Ora che sono cresciuta riconosco che il principale stimolo è venuto dalla passione mia e della mia famiglia, che mi ha letteralmente contagiata. Il ciclismo ti offre la possibilità di mettere alla prova la tua dose di grinta e di determinazione: se non hai queste qualità, fai fatica ad andare avanti. Praticare questo sport ti insegna a incanalare la determinazione verso gli obiettivi che contano veramente: solo così impari a dosare le tue forze e non lasci nulla di intentato per raggiungere quello che vuoi. Io sono del segno dell’ariete, tutta fuoco e irruenza, e ho imparato proprio sui pedali a gestire le mie ‘fiammate’. Per usare una metafora ciclistica, pedalando si impara ad approcciare la vita con lo spirito del passista-scalatore: un impegno costante che non viene mai meno, nemmeno davanti alla salita più impervia. Credo che questo valga non sono per noi che pratichiamo il ciclismo a livello agonistico, ma anche per tutte le ragazze che lo amano e vi si dedicano a livello amatoriale”.

Come si mantiene in forma?
“Praticare ciclismo a livelli professionistici richiede una buona dose di autodisciplina, soprattutto nei ritmi di vita, che devono essere il più possibile regolari. La prima colazione è un rito da celebrare in tutta calma per fare il pieno di energie da spendere in allenamento. Per almeno il 60% deve essere ricca di carboidrati complessi (che forniscono all’organismo energia di pronto impiego) e garantire un apporto di proteine, anche se non eccessivo. Quindi sulla mia tavola è possibile trovare un menù vario: uova bollite, frittata, pane tostato, crostate con marmellata, succhi di frutta, fritta fresca, caffè o cappuccino. Sono banditi, invece, gli alimenti che richiedono un tempo di digestione troppo lungo (formaggi e insaccati). Dopo la colazione, inizia l’allenamento quotidiano che di norma prevede uscite di 2-3 ore (a volte anche di 5 ore, se devo lavorare sulla resistenza, ma non vi consiglio di esagerare se non siete allenate come me!). Di solito porto con me uno spuntino da consumare durante l’allenamento: panini farciti con miele, frutta (sbucciata, per evitare disturbi allo stomaco) e barrette energetiche. Pedalare aiuta a perdere i chili di troppo, ma attenzione a quello che si mangia prima e soprattutto dopo la pedalata, al pranzo o alla cena una volta tornate dall’escursione in bicicletta: un pasto troppo abbondante potrebbe infatti vanificare gli sforzi volti a perdere peso. Devo però confessare che qualche strappo alla regola ci scappa… soprattutto il cioccolato è una tentazione irresistibile!”.

Cosa consiglierebbe alle donne che si vogliono avvicinare a questo sport?
“Il consiglio è cogliere il bello che offre questo sport senza imporsi nulla: la libertà di stare all’aria aperta, l’aggregazione, la conoscenza di se stesse, la voglia di scoperta… In fondo, la bicicletta è donna! A chi si appassiona al ciclismo consiglierei di utilizzare una bici da corsa se fatta su misura per le caratteristiche anatomiche femminili, come la Dama Bianca. Utilizzare una bicicletta da corsa richiede un certo ‘periodo di apprendimento’, ma è in grado di regalare soddisfazioni maggiori alle donne che si siano appassionate a questo sport. La Dama Bianca ha il tubo orizzontale inclinato verso la zona del movimento centrale in modo da ridurre le dimensioni del telaio, che guadagna in rigidità e leggerezza. Questi accorgimenti consentono di pedalare senza doversi piegare in modo eccessivo. Anche i componenti (sella, piega manubrio e attacco) sono studiati in base alle caratteristiche del corpo femminile”.

Risponde Felice Gimondi

Quando correva lei il ciclismo era uno sport solo maschile. Oggi, dopo 25-30 anni, è molto diffuso anche tra le donne. Qual è il suo parere sul ciclismo femminile agonistico e cosa consiglierebbe a una giovane atleta emergente per riuscire ad avere una carriera di successo?
“La donna ha raggiunto in ogni campo posizioni di preminenza e di vertice e quindi è logico che anche nello sport agonistico sia così. Oggi esiste nell’UCI (Unione Ciclistica Internazionale) un settore interamente dedicato alle gare femminili, che si occupa dell’elaborazione del calendario, dei programmi di gara e di tutto quello che riguarda la stagione agonistica. La donna riveste un ruolo di grande responsabilità (forse più di noi uomini) sia nella società, sia all’interno del nucleo familiare e quindi ritengo possa essere trainante per il nostro sport.
Il consiglio per una atleta emergente è praticare l’agonismo in modo un po’ meno esasperato rispetto a quello maschile”.

Qualche consiglio per le donne che vogliono andare in bici solo per fare movimento e per tenersi in forma?
“Nello sport ormai ci sono punti di riferimento fissi: il preparatore atletico e l’allenatore, in grado di dare giusti consigli e di guidare gli atleti nell’agonismo. Ritengo che oggi, ancor più del benessere fisico a cui la donna tiene molto per mantenersi in forma, sia importante quello psicologico che può derivare dall’attività ciclistica, che consiglio perché anche con il ciclismo la donna può essere sempre gradevole e bella da vedersi; inoltre (e questo vale per tutti, uomini e donne) scaricando con una bella pedalata le tensioni, si diventa meno aggressivi nella vita quotidiana, specie al volante, e si apprezza il piacere di stare all’aria aperta e di scoprire nuovi percorsi”.

Consigli per la sicurezza?
“E’ importante anzitutto la bicicletta: meglio la mountain bike, che ha gomme larghe che garantiscono una maggiore tenuta e con cui si può uscire dai percorsi stradali, lontano dal traffico convulso e dalle insidie dell’asfalto cittadino; anche la conformazione del manubrio, rettilineo e con tutti i comandi a portata di mano, consente una facilità di guida con meno rischi per le poco esperte. Con questo tipo di bici si affrontano percorsi misti dove talvolta, per superare determinati ostacoli, bisogna scendere dalla sella e camminare e questo non è un male, anzi si varia un po’ il tipo di attività muscolare. Personalmente uso ancora la bici da corsa, ma sempre più frequentemente quella da fuori strada che mi consente, come dicevo, di pedalare alla larga dal traffico cittadino. Un discorso a parte meritano le piste ciclabili in aumento anche nelle città, ma che spesso sono invase da altri veicoli o da pedoni; credo che da noi manchi ancora una giusta educazione stradale e questo a volte penalizza i ciclisti.
Sempre in tema di sicurezza l’abbigliamento deve essere adeguato: no alle gonne o a pantaloni larghi, molto meglio il pantalone semi-tecnico (che tra l’altro previene problemi di soprasella); le scarpe devono avere la suola in gomma e non in cuoio, che scivola e fa scappar via i pedali; sconsiglio alle principianti il puntapiedi che può causare cadute al momento dello sgancio. Teniamo d’occhio anche il clima con l’impiego di materiali tecnici validi per ogni tempo e stagione. Mi ricordo che io correvo con pantaloncini di lana e con guanti traforati, vi lascio immaginare in caso di pioggia e freddo…!
Insomma per concludere: attenzione alla scelta della bicicletta giusta, dei percorsi e dell’abbigliamento, e comunque l’importante è … pedalare e godere di questa bellissima attività che consiglio a tutte!”.

A cura di Elena Villa

Redazione Humanitas Salute: