I soggetti colpiti da favismo devono stare attenti anche all’ingestione di altri alimenti oltre alle fave? L’abbiamo chiesto alla dottoressa Manuela Pastore, dietista di Humanitas.
Il favismo è legato ad un difetto congenito, pertanto ereditario, un’intolleranza alimentare trasmessa su base ereditaria che si caratterizza per la carenza di un enzima presente nei globuli rossi, il G6PD, glucosio-6-fosfato-deidrogenasi, molto importante per il loro metabolismo perché li protegge dallo stress dai processi ossidativi. Questa carenza determina la distruzione dei globuli rossi e, quindi, l’insorgenza di anemia emolitica con ittero, emoglobinuria, anemia grave.
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Le sue manifestazioni tendenzialmente fanno la loro comparsa qualche ora dopo l’ingestione di fave. Anche l’assunzione di alcuni farmaci rientra fra i fattori scatenanti delle manifestazioni cliniche. I sintomi non sono solo quelli legati all’anemia come pallore e debolezza ma anche ittero, febbre, urine ipercolorate, fino alla compromissione delle condizioni generali. Alcune persone affette da favismo non tollerano nemmeno l’esposizione ai pollini delle piantagioni di fave né ai baccelli di fave fresche.
Le fave sono un alimento che va sempre evitato: cotte, crude o secche
«Le fave, in qualunque forma, sicuramente fungono da fattori scatenanti inibendo completamente l’attività dell’enzima, già carente nelle persone affette da favismo. Le sostanze ossidanti, alimenti o farmaci, denaturano l’emoglobina dei globuli rossi diminuendo la loro capacità di trasportare ossigeno alle cellule del corpo scatenando la crisi emolitica e le conseguenze ad essa correlate», spiega la specialista.
Oltre a queste, quali alimenti possono scatenare le manifestazioni cliniche del favismo?
«Il favismo è una condizione mista, l’esposizione a sostanze trigger scatenanti, fave prima di tutto ma non solo, riduce ulteriormente i glubuli rossi che sono già carenti per il defict enzimatico. Esistono più di 200 varianti del deficit, pertanto le reazioni possono essere differenti a seconda delle condizioni della persona affetta da favismo, soprattutto se più fattori concomitano come stress e agenti ossidativi. Con assoluta certezza le fave ma anche i piselli sono cause dirette ossidative, così come molti farmaci».
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«In via precauzionale è preferibile evitare anche tutti gli altri legumi compresa la soia e i prodotti da essa derivati, piante come la Verbena Hybrida utilizzata come pianta ornamentale, estratti vegetali spesso utilizzati nella medicina orientale, i mirtilli, il vino rosso ma anche sostanze utilizzate per i tatuaggi e l’Henné diffuso come tintura per i capelli. Per chi ama mangiare in ristoranti orientali o viaggia è consigliabile informarsi sugli ingredienti contenuti nei cibi e conoscere la traduzione degli alimenti da evitare nelle varie lingue», conclude la specialista.