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Alimentazione

Mangiare troppo sale è pericoloso per cuore, reni e cervello

23/03/2015

Attenzione al sale. L’eccesso di sodio fa male a cuore, vasi sanguigni, reni e cervello. Lo sostiene una ricerca dell’Università del Delaware negli Stati Uniti che ha indagato gli effetti del consumo di sale sull’organismo al di là dei noti effetti sulla pressione sanguigna. Anche chi ha la fortuna di mangiare cibi molto salati senza subire sbalzi di pressione, farebbe bene a limitarne il consumo per proteggere la propria salute.

Il sale è un elemento essenziale per diverse funzioni fisiologiche e per l’omeostasi cellulare, ovvero per mantenere l’equilibrio biochimico dell’organismo intorno a determinati parametri che ne consentono un normale funzionamento. Inoltre, è importante per la protezione del corpo dall’eccessiva perdita di liquidi. La quantità necessaria per questi scopi è piuttosto bassa, 500 milligrammi al giorno, una soglia ampiamente superata nell’alimentazione quotidiana: solo in America è oltre sei volte questa soglia. Stando alla ricerca pubblicata su Journal of the American College of Cardiology, l’eccesso di sodio colpisce sfavorevolmente numerosi organi. A cominciare dalle arterie: il sale può renderle più spesse e può pregiudicare l’integrità dell’endotelio, il sottilissimo rivestimento cellulare dei vasi sanguigni. Le cellule  endoteliali regolano, tra l’altro, la coagulazione, l’adesione delle piastrine e possiedono anche una funzione immunitaria.

«I danni all’endotelio favoriscono il processo che porta all’aterosclerosi e quindi possono causare la formazione di placche nelle coronarie o nei vasi periferici – spiega il prof. Raffaello Furlan, responsabile di Clinica medica dell’ospedale Humanitas e docente dell’Università degli Studi di Milano –. Un danno alle coronarie che vascolarizzano il cuore, ha effetti negativi sul cuore stesso». Anche il cuore non è al riparo, quindi, da un eccesso di assunzione di sale. Un’alimentazione ad alto contenuto di sale, infatti, può condurre all’ipertrofia del ventricolo sinistro, ovvero all’aumento della massa muscolare della camera principale del cuore deputata a sospingere il sangue in periferia.

«Anche se il soggetto non è iperteso – aggiunge lo specialista – il sodio favorisce la degenerazione delle cellule miocardiche e l’ipertrofia delle restanti. Inoltre, l’ipertrofia cardiaca, se inizialmente rappresenta un processo di compenso, nel lungo periodo provoca importanti problematiche nelle funzionalità del cuore stesso che va incontro più facilmente a uno scompenso cardiocircolatorio».

 

Scegliere alimenti a basso contenuto di sodio

Un eccesso di sale assunto con la dieta, compromette anche la funzionalità renale: «i nefroni, cioè le singole unità funzionali del rene, che filtrano il sangue, sono direttamente danneggiati», spiega il prof. Furlan. Infine, troppo sale può rendere più sensibili le cellule del sistema nervoso simpatico. «Dati sperimentali indicano che sono interessate particolarmente quelle zone del cervello da cui partono gli stimoli simpatici che regolano il funzionamento del cuore e la vasocostrizione periferica.Ne deriva un eccesso di attività simpatica sul cuore con maggior rischio aritmico e ischemico cardiaco e di arteriopatia obliterante agli arti periferici. Gli effetti, dunque sono a cascata e si sommano l’un l’altro», prosegue.

Ma cosa si può fare per ridurre l’assunzione di sodio e proteggere così l’organismo? «Ciascuno di noi può scegliere alimenti a basso contenuto di sodio, leggendo bene le etichette riportate sui prodotti. Molte sostanze usate per la conservazione dei cibi lo contengono. Inoltre, le società scientifiche e i grossi marchi alimentari potrebbero mettersi d’accordo per sostituire questi additivi per la conservazione degli alimenti, con sostanze equivalenti ma senza sodio», conclude il professore.

 

                                                                            Commento del professor Raffaello Furlan

responsabile cardiologo, internista e Responsabile di Clinica Medica in Humanitas

 

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