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Come stare in forma?

Come affrontare lo stress da prova costume

17/07/2014

«Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?».

Così la matrigna di Biancaneve interroga lo specchio magico per avere la mitica risposta di essere lei la sola più bella al mondo.

Quante volte ci rivolgiamo allo specchio di casa nell’attesa speranzosa che la nostra stessa immagine prenda vita, ci rassicuri lei stessa e ci approvi con un sorriso e senza stress, soprattutto con l’arrivo dell’estate quando la prova costume ci chiama a rapporto?

 

Il nostro corpo visto dal lato psicologico

Proviamo a capire con l’aiuto della psicologa Pamela Franchi di Humanitas Mater Domini che cos’è l’immagine del corpo vista in ottica psicologica.

«È una rappresentazione, uno schema immaginario, un prototipo inconscio che orienta in maniera specifica il modo nel quale il soggetto percepisce l’altro e se stesso. Vuol dire che l’immagine che vediamo non è “la realtà”, ma una rappresentazione sempre mediata dal nostro sentire, dal modo in cui viviamo e abbiamo vissuto le nostre relazioni e da come le persone a noi care si sono approcciate a noi», afferma la specialista.

Il bambino tra i sei e i diciotto mesi, in braccio alla madre e davanti allo specchio, non riconosce la propria fisionomia. È solo nel momento in cui incrocia lo sguardo della madre nello stesso specchio, che l’immagine gli si rivela come sua. Se non ci fosse lo sguardo materno a confermarlo, «Quel bambino sei Tu!», lui continuerebbe a considerarla un oggetto esterno.

«Il nostro primo rapporto con un corpo intero, infatti, passa tramite la scoperta dell’immagine che percepiamo come “nostra” tramite l’approvazione di un altro che ci riconosce», spiega la dottoressa Franchi.

 

L’errore di idealizzare il proprio aspetto

Se idealizziamo il nostro aspetto, ci ritroviamo a comprare improbabili costumi da bagno in preda all’euforia di essere come le “immagini” di una rivista. Immagini, ossia, non persone in carne e ossa!

Riprovando il costume a casa, l’euforia passa lasciando spazio al «Non mi sta proprio come l’avevo immaginato!» oppure ci mostriamo speranzosi di fronte al partner o all’amica in attesa di uno sguardo benevolo che, invece, spesso sottolinea con smorfie il terribile “difettino”.

La prova costume non è cosa di poco conto e non la si vuole certo sminuire sottolineando la superiorità dell’essere sull’apparire.

Allora che cosa fare? Ricorrere all’ansiolitico, dieta per dimagrire e avere la pancia piatta tanto agognata o prenotare il chirurgo?

 

No! Ecco quattro “consigli” per vedere chiaro davanti allo specchio:

  1. Quello che vedo non rappresenta ciò che sono nella totalità
  2. Il sentirmi bella o bello, fa parte di un percorso di auto-accettazione e… non sono ancora arrivata o arrivato alla fine!
  3. Il sentirmi bella o bello dipende anche dal fatto che le persone più care della mia vita mi rimandano un’immagine positiva di me stessa.
  4. Il mio corpo mi parla e incarna bisogni e mancanze, mettiamoci in ascolto!

E allora godiamoci il costume come espediente che stimoli il nostro “appetito” verso la vita!

 

“Chiedete al rospo che cosa sia la bellezza, vi risponderà che è la femmina del rospo”. (Voltaire)

 

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