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Influenza: ecco come evitare l’epidemia

16/01/2013

 

L’influenza di quest’anno è più difficile da combattere perché risulta dalla combinazione di due virus sconosciuti al nostro sistema immunitario. E a questo punto vaccinarsi non è solo inutile, ma anche sconsigliabile. Il punto della situazione con il dottor Michele Lagioia, direttore medico di presidio di Humanitas  

Come ogni anno è arrivata l’influenza stagionale, che questa volta risulta essere epidemiologicamente più complessa perché composta da due virus sconosciuti al nostro sistema immunitario: il ceppo B e l’A/H3N2, oltre a quello già conosciuto A/H1N1. Grazie al contributo del dottor Michele Lagioia, direttore medico di presidio dell’Istituto Clinico Humanitas di Milano, proviamo ad analizzare la situazione odierna, alla luce delle previsioni fatte qualche mese fa.

Al momento siamo al 3,29 per mille di incidenza sull’intera popolazione italiana: possiamo parlare dunque di vera e propria epidemia influenzale, tenendo in considerazione i dati della cinquantaduesima settimana del 2012 e della prima del nuovo anno. Ciò significa che siamo fuori tempo limite per il vaccino; a questo punto vaccinarsi non solo è inutile, ma anche sconsigliabile. La campagna di vaccinazione parte proprio 8-10 settimane prima del picco previsto, per consentire all’organismo di maturare l’immunità indotta dal vaccino.

Cosa comporta, a livello di sistema sanitario, l’epidemia influenzale?

«Una fluida ricezione ospedaliera dei pazienti è difficoltosa: i Pronto Soccorso sono presi d’assalto e i reparti di medicina interna sono affollati. L’influenza infatti tende ad aggravare le comorbidità già presenti nei pazienti, in particolar modo negli anziani, che necessitano così di ricovero o di una lunga osservazione. A metà dicembre, poi, le cosiddette sindromi parainfluenzali avevano superato il secondo livello di allarme (nella rete di sorveglianza ospedaliera nazionale), comportando un impegno notevole delle strutture ospedaliere. Questi casi hanno preceduto e si sono sommati all’influenza vera e propria».

La situazione è simile a quella dello scorso anno?

«Rispetto ai due anni precedenti, l’epidemia è arrivata un po’ più tardi, e alla cinquantunesima settimana l’incidenza era più bassa rispetto al 2011, dove registravamo un 4 per mille. L’influenza non ha dunque aggredito come gli anni scorsi. La fascia di popolazione più coinvolta resta quella dei più piccoli, da 0 a 5 anni».

Qual è la situazione dell’influenza in Europa?

«In Europa abbiamo una distinzione netta tra ceppo virale prevalente e Stato: in Italia e in Francia, per esempio, prevale un mix di influenza A e B, così come da previsioni. In Germania, in Austria, in Repubblica Ceca e in Turchia abbiamo un mix del sottotipo A (pandemica). In Spagna e in Irlanda invece prevale l’influenza B. Nelle ultime stagioni avevamo un mix più omogeneo, mentre quest’anno la situazione è più variegata, secondo un dato che non era prevedibile».

Per chi è influenzato, quali indicazioni possiamo ribadire?

«In primo luogo, è importante evitare l’automedicazione e rivolgersi al proprio medico di base, l’unico capace di comprendere quale ruolo giochi l’influenza nella vita del paziente, a seconda del suo stile di vita e della sua condizione di salute. È consigliabile recarsi in Pronto Soccorso solo in caso di sindrome influenzale severa (con febbre persistente per 3-4 giorni e grave compromissione dello stato di salute). Occorre poi prestare attenzione ad adottare quelle buone norme di disinfezione delle mani e di gestione degli starnuti, al fine di limitare il più possibile il contagio dei propri vicini».

A cura di Valeria Leone

 

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