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Zecche, spesso i morsi sono “silenziosi”. Attenzione a come rimuoverle

18/07/2016

Pericolo zecche: passeggiate in montagna, scampagnate e picnic all’aperto possono esporre i vacanzieri all’attacco di questi insetti. Il loro morso può provocare addirittura danni permanenti come la paralisi ed essere persino letale. A ricordarlo è la Simit, la Società italiana Malattie Infettive e Tropicali. Sono diverse le malattie trasmesse dalle zecche ma grazie ad alcuni accorgimenti è possibile fare prevenzione. Inoltre è bene imparare a rimuovere questi animaletti nel caso ci si accorga della loro presenza.

Montagne, parchi e campagne sono i luoghi preferiti dalle zecche che amano l’erba e gli arbusti ma senza disdegnare la vegetazione più rada, magari con clima caldo e asciutto. Le specie più diffuse e rilevanti da un punto di vista sanitario in Italia richiamano proprio gli ospiti e i luoghi in cui si annidano: la “zecca dei boschi” e la “zecca del cane”, ad esempio, come ricorda l’Istituto superiore di Sanità (Iss). Con il caldo le zecche riemergono e rimangono attive sino all’autunno successivo sebbene con i cambiamenti climatici il loro periodo di attività può prolungarsi.

Non sempre è possibile rendersi conto di un loro attacco: il morso è generalmente indolore perché emettono una sostanza anestetizzante. Restano attaccate da 2 a 7 giorni poi cadono. Quali malattie possono trasmettere? Tra le altre, l’encefalite da zecca, la malattia di Lyme, la rickettsiosi, trasmessa principalmente dalla “zecca dei cani”, e la meningoencefalite da zecche. Quest’ultima è una malattia virale acuta del sistema nervoso centrale diffusa soprattutto nel Nord Est Italia. Fino al 5% dei casi e in soggetti anziani o bambini queste infezioni possono essere pericolose per la vita, riferisce l’Iss.

(Per approfondire leggi qui: Malattia di Lyme scambiata per depressione: è successo ad Avril Lavigne)

Cosa fare per contenere il rischio di essere morsi dalle zecche?

Nei luoghi in cui potrebbero annidarsi è bene andarci indossando abiti chiari che agevolano l’individuazione delle zecche; coprirsi per bene (pantaloni lunghi, stivali e cappello); non toccare l’erba lungo il margine dei sentieri e non addentrarsi laddove l’erba è alta. Una volta tornati è bene ispezionare con cura pelle e indumenti e rimuovere le zecche eventualmente presenti.

Per farlo, raccomanda l’Iss, meglio non utilizzare alcol, benzina, acetone, trielina, ammoniaca, olio o grassi, oggetti arroventati, fiammiferi o sigarette per evitare che la sofferenza indotta possa provocare il rigurgito di materiale infetto. Gli esperti suggeriscono anche di segnarsi la data di rimozione e osservare la comparsa di eventuali segni d’infezione nei successivi 30-40 giorni. Se laddove si è individuata la zecca dovesse formarsi un alone rossastro che tende ad allargarsi o dovessero sorgere febbre, mal di testa, debolezza, dolori alle articolazioni e ingrossamento dei linfonodi bisogna immediatamente rivolgersi a un medico.

Disinfettare la ferita prima e dopo la rimozione della zecca

«La cosa importante è evitare di staccare la zecca lasciando il rostro (i suoi denti) nella ferita. Questo potrebbe provocare infezioni e la formazione di granulomi. Quindi bisogna afferrare la zecca con una pinzetta il più vicino possibile alla cute e fare movimenti circolari per estrarla stando attenti a non staccare nè schiacciare il corpo lasciando il rostro dentro. La ferita va disinfettata prima e dopo la rimozione senza utilizzare disinfettanti colorati», aggiunge il professor Antonio Costanzo, direttore dell’unità di Dermatologia dell’ospedale Humanitas e docente di Humanitas University.

(Per approfondire leggi qui: Gonfiori e allergie da punture d’insetto: come difendersi)

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