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Come nasce la poliposi nasale e gli interventi per eliminarla

18/03/2004

Il perché si sviluppino delle estroflessioni a livello della mucosa nasale, i cosiddetti polipi, non è ancora noto. Di certo si sa che non si tratta dello sviluppo di un nuovo tessuto (neoformazione), ma di una ipertrofia (aumento di volume) e iperplasia (alterazione cellulare benigna) della mucosa del naso e dei seni paranasali (cavità paranasali).

Perche si formano i polipi nasali?

“Oggi purtroppo non si conoscono le reali cause alla base dello sviluppo dei polipi del naso” precisano gli specialisti in otorinolaringoiatria presso l’istituto Clinico Humanitas “e questo ne rende difficile la cura e la prevenzione. In passato la poliposi era ritenuta quasi sempre la causa scatenante di un’allergia. Quest’ultima, infatti, può portare a un rigonfiamento della mucosa del naso con la conseguente riduzione dello spazio respiratorio. Successivamente, grazie a studi più approfonditi e all’osservazione clinica, si è scoperto che “la poliposi nasale può colpire tutti, anche i soggetti non allergici”. Sicuramente l’essere ipersensibili a una qualche sostanza (per esempio ad alcuni farmaci, come l’aspirina e ad allergeni come la polvere o il polline) può favorire l’insorgenza dei polipi nasali”.

Come si sviluppano i polipi al naso?

Non sono ancora chiari i meccanismi eziopatogenetici che sono alla base della formazione dei polipi nasali. “L’ipotesi più accreditata sostiene che alla base della formazione del polipo è necessaria una condizione di infiammazione locale persistente (rinite cronica allergica, infettiva, etc.)”.

Come si scopre la poliposi nasale?

In genere, “il sintomo principale della poliposi nasale è l’ostruzione nasale progressiva, una sensazione di naso chiuso che con il tempo tende a peggiorare, e una cefalea (generalmente frontale) da ristagno di catarro nelle cavità sinusali. Lievi miglioramenti si hanno solo con l’uso di spray nasali a base di cortisone (si tratta, però, di un effetto solo temporaneo)”.
Il ristagno delle secrezioni nasali legato all’ostruzione delle naturali vie di drenaggio delle cavità paranasali crea altresì un terreno ottimale per la sovrainfezione batterica con conseguenti episodi di riacutizzazione. “Altro sintomo rilevante è l’alterazione dell’olfatto, ovvero una riduzione significativa della percezione olfattiva”.
La diagnosi può avvenire anche tramite la sola rinoscopia tradizionale (esame delle cavità nasali per mezzo di un divaricatore nasale e di una sorgente di luce) che, però, non riesce a visualizzare piccoli polipi presenti negli spazi più interni del naso. A tale proposito risulta necessario ricorrere all’endoscopia nasale che prevede l’utilizzo dell’endoscopio, un piccolo tubo rigido (detto “ottica”) collegato a una telecamera in grado di riprodurre le immagini interne su di un monitor. Grazie alle dimensioni ridotte dei più moderni endoscopi (circa 2,7 mm) oggi è possibile vedere i polipi anche nelle zone meno osservabili. I polipi si presentano di aspetto carnoso, traslucido, di colorito roseo o grigiastro.
Prima di decidere sul tipo di intervento, comunque, è sempre necessario fare una TAC del massiccio facciale (che studia le cavità paranasali) per poter verificare con precisione la natura e la presenza di eventuali varianti anatomiche ossee correlate.
“In genere la poliposi è un disturbo bilaterale” specifica Lucia Medina “che si sviluppa, cioè, in entrambe le cavità nasali. In presenza di poliposi monolaterale è sempre necessario ricorrere a una biopsia, ovvero al prelievo di piccoli campioni di tessuto da analizzare, al fine di escludere un’eventuale neoplasia (forma tumorale) del naso o dei seni paranasali. In questo caso, naturalmente, il tipo di trattamento sarà completamente differente e dovrà essere preceduto dalla risonanza magnetica (a differenza della TC studia con migliore precisione i tessuti molli) per meglio valutare l’estensione della patologia e i suoi rapporti con le strutture circostanti”.
A volte può essere utile effettuare anche dei test allergologici cutanei, detti “prick tests” (esami tradizionali per individuare un’allergia); un tampone nasale (per evidenziare la presenza di possibili funghi o batteri); uno studio citologico del secreto nasale(test che permette di analizzare i tipi di cellule componenti il secreto nasale)”.

Come si cura la poliposi al naso?

“In verità nessun trattamento, sia medico che chirurgico, si è dimostrato finora del tutto soddisfacente per i polipi nasali. E’ comune osservazione che la poliposi nasale ha spesso un’evoluzione sorprendente, con recidive più o meno a lungo termine. Questa variabilità di evoluzione, evidentemente legata a fattori individuali, suggerisce una grande prudenza terapeutica. Per questo oggi si tende ad approntare strategie terapeutiche conservative che proseguono il fine di migliorare il più possibile la qualità di vita del paziente . Seguendo tale impostazione metodologica, l’orientamento generale più attuale è quello di trovare un giusto equilibrio tra il trattamento chirurgico (indispensabile una volta formato il polipo) e quello medico (utile nella prevenzione delle recidive post-chirurgiche)”.
I farmaci più efficaci oggi a disposizione per la poliposi nasale sono i corticosteroidi sistemici e i corticosteroidi topici endonasali (sottoforma di spray) associati a una quotidiana pulizia delle cavità nasali con soluzioni isotoniche. Tale terapia medica riesce a controllare piccole neoformazioni polipoidi non ostruenti le fosse nasali o eventuali recide post-chirurgiche. L’approccio chirurgico alla poliposi nasosinusale di grado lieve rappresenta il trattamento di scelta per i pazienti che non rispondono alla terapia medica e l’unico presidio terapeutico per la poliposi massiva. La chirurgia endoscopica funzionale (operazione che, oltre ai polipi, consente, calibrando gli osti dei seni paranasali, di ripristinare la loro normale ventilazione e il loro corretto drenaggio) si avvale dell’utilizzo del microdebrider (strumento che permette di asportare e aspirare i polipi del naso in modo rapido, sicuro e selettivo nel rispetto della mucosa nasale sana). Il trattamento chirurgico può essere effettuato in regime di day horpital in anestesia locale; i polipi infatti sono poco vascolarizzati e privi di terminazioni dolorifiche.
La necessità di correggere eventuali anomalie anatomiche responsabili dell’ostruzione di uno o più osti di drenaggio dei seni paranasali richiede, invece, una maggiore collaborazione del paziente che spesso decide, dopo colloquio informato, di ricorrere all’anestesia generale.
Vi sono delle indicazioni assolute ad un approccio in anestesia generale quali la poliposi massiva (occupante completamente le fosse nasali) e le recidive complicate dopo trattamento chirurgico.
Il vantaggio della tecnica chirurgica endoscopica sta nella possibilità di personalizzare l’approccio chirurgico ad ogni tipo di paziente in base alle alterazioni anatomiche svelate dalla TC.
Va precisato, però, che essendo la poliposi nasale una patologia a eziopatogenesi sconosciuta, nessuna tecnica chirurgica può garantire la sicura assenza di recidive.

A cura di Paola Caselle

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