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Medicina e tecnologia per superare ogni barriera

20/03/2006

Dopo le Olimpiadi, dal 10 al 19 marzo in Piemonte si sono svolte le Paralimpiadi per le persone diversamente abili. Queste gare sono rese possibili da medicali ed attrezzature protesiche di ultima generazione capaci di offrire prestazioni da medaglia e di migliorare la qualità della vita di molte persone offrendo loro la possibilità di compiere movimenti altrimenti non possibili. Ma non solo, perché l’evoluzione tecnologica migliora la vita di queste persone sia dal punto di vista fisico, sia da quello psicologico. Humanitas Salute ne ha parlato con Michele De Martinis, Tecnico Ortopedico, Presidente Sezione Piemonte della FIOTO – Federazione Italiana Operatori della Tecnica Ortopedica, con l’atleta della squadra di sledge hockey Gian Luca Cavaliere, che utilizza un ginocchio elettonico, e con il dott. Stefano Aglieri, specialista in Medicina dello Sport e caposezione di Riabilitazione Cardiologica dell’Unità Operativa di Riabilitazione e Recupero Funzionale di Humanitas.

Com’è possibile che persone disabili, senza un arto o entrambi, riescano a gareggiare?
Risponde Michele De Martinis: “Recentemente si è assistito ad una svolta tecnologica nel campo delle protesi grazie all’introduzione dell’elettronica, per cui la protesi è dotata di sensori che si adeguano e adattano perfettamente alla situazione in atto. Certamente viene fatta una regolazione iniziale, ma successivamente questi sensori fanno in modo che la protesi si adatti al momento specifico e alla necessità in corso, per cui se la resistenza e lo sforzo devono essere maggiori, queste si adeguano. Naturalmente le protesi che vengono fornite per le gare non sono le stesse che vengono utilizzate quotidianamente, sarebbe come pensare di utilizzare una macchina da corsa come la Ferrari per recarsi ogni giorno al lavoro. Le protesi utilizzate nel quotidiano, comunque, al pari di quelle utilizzate per gareggiare si adattano perfettamente all’arto e sono leggerissime. Dato che i disabili, come del resto tutte le persone in generale, sono soggette a modificazioni fisiologiche dello stato ponderale, i costruttori di protesi ritengono che queste debbano essere monitorate per un loro eventuale riadattamento almeno ogni due mesi o, comunque, all’occorrenza”.

E’ vero che questo aiuta anche dal punto di vista psicologico?
“E’ assolutamente vero – prosegue De Martinis – e si deve ringraziare l’innovazione tecnologica se una persona priva di gambe, per esempio, che per spostarsi avrebbe bisogno di stampelle con le difficoltà di movimento che ben si possono immaginare, può invece spostarsi con più facilità grazie all’utilizzo delle protesi. Sicuramente, inoltre, essere in grado di compiere movimenti prima impossibili restituisce alla persona diversamente abile una propria indipendenza e dignità che la fa sentire maggiormente a suo agio anche dal punto di vista sociale e nel rapportarsi con le persone. Un altro esempio molto semplice che spesso considero è quello di una persona senza denti. Questa persona oltre a non poter masticare, quindi ad essere ostacolata dal punto di vista funzionale, non ama neanche farsi vedere in pubblico, mentre nel momento in cui le si costruisce una bella dentiera entrambe le questioni cambiano”.

Una domanda per Gian Luca Cavaliere: è corretto affermare che l’innovazione tecnologica protesica le ha cambiato la vita?
“Assolutamente sì. Ho avuto un incidente nel 1998 e dalla fine di quell’anno ho cominciato ad utilizzare la protesi. Questo ausilio è uno strumento che mi aiuta a compiere movimenti altrimenti non possibili o difficoltosi e a superare quelle che per me potevano essere barriere ed ostacoli. Non gareggio con la protesi, perché nella mia disciplina non ne ho bisogno, ma la utilizzo costantemente nella mia vita quotidiana e i benefici che mi ha apportato sono enormi. Devo ringraziare l’innovazione tecnologica protesica perché mi permette di condurre una vita senza limitazioni”.

Dott. Aglieri, che cosa ne pensa?
“Ritengo che le nuove tecnologie possano creare insperate potenzialità per le persone portatrici di problemi. E che riescano a valorizzare il potenziale umano che esiste nella persona disabile permettendole di superare le barriere e di gestire indipendentemente il quotidiano. Questo è riferito alla quotidianità delle persone con handicap, ma non solo, perché anche nell’ambito della vita sportiva queste persone attualmente possono realizzare la propria potenzialità grazie a una maggiore attenzione rispetto al passato della tecnologia e della coscienza comune. Esistono, infatti, fior di atleti portatori di handicap in grado di realizzare prestazioni di tutto rispetto in svariate discipline sportive. Le recenti Paralimpiadi lo dimostrano. Credo che sia una grande vittoria di tutti quelli che sono impegnati su questo fronte, perché lo sport deve essere una componente fondamentale della vita delle persone e tutti devono poter praticare, se lo vogliono, una attività sportiva secondo le proprie capacità ed attitudini, al fine di raggiungere benessere fisico e psicologico e di potersi confrontare con le altre persone. Bisogna adoperarsi affinché la sensibilità della gente riguardo a questo tema sia sempre maggiore nel futuro e possa, al fianco dell’evoluzione tecnologica, favorire il continuo progresso in questo ambito”.

A cura di Lucrezia Zaccaria

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