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Stagioni

Arriva l’influenza, pronto il vaccino

05/10/2004

E’ arrivato l’autunno. E, puntuali come ogni anno, anche i primi mali di stagione. Raffreddore, brividi, malessere generale. Ma è già influenza? Lo abbiamo chiesto al dott. Maurizio Tommasini, responsabile della Medicina Generale ed Epatologia di Humanitas. “L’influenza vera e propria – spiega il dottor Tommasini – deve ancora arrivare. Questi primi malanni legati alla stagione autunnale sono più che altro sindromi da raffreddamento, dovute a virus para-influenzali che possono interessare o le alte vie respiratorie (faringe, trachea…) o il tratto gastro-intestinale. Sono dovute a virus cosiddetti stagionali, perché si ripresentano ciclicamente con il cambiamento delle condizioni climatiche, in particolare con l’abbassarsi della temperatura. Si tratta di patologie sicuramente meno importanti e pericolose della vera influenza. Tanto è vero che, nonostante si conoscano bene i 4 principali virus che ne sono responsabili, non si è mai ritenuto necessario mettere a punto un vaccino per contrastarle. La loro eterogeneità e molteplicità è alla base del loro ripresentarsi con costanza: ci si immunizza per un determinato tipo, ma si rimane esposti agli altri”.

Come si riconoscono?
“Dai sintomi e dalla durata abbastanza limitata, in genere non più di 3-4 giorni. I sintomi delle patologie parainfluenzali sono molto più sfumati di quelli dell’influenza: bruciore di gola, raffreddore, a volte abbassamento di voce, oppure diarrea. Certo, se questi sintomi persistono oltre i 4 giorni è bene ricorrere al proprio medico di fiducia per escludere patologie più severe, ad esempio una polmonite, dovuta ad altri agenti patogeni”.

Come si curano le patologie parainfluenzali?
“La cura migliore è non alterare il loro naturale decorso. Ma anche cercare di diffonderle il meno possibile, evitando il contatto con le altre persone. Per alleviare i sintomi è poi possibile utilizzare decongestionanti per le vie aeree o aerosol e se presente febbre farmaci antifebbrili”.

La vera influenza, invece, quando arriverà?
“L’influenza è causata da virus che arrivano dall’est, dove ha già colpito molte persone. Per questo motivo si è già in grado di conoscere quale tipo di epidemia giungerà nel nostro Paese e quando. Questi virus viaggiano nell’aria e impiegano mesi a giungere in Europa. Pertanto, il periodo di maggior manifestazione coinciderà con la fine dell’anno. Quest’anno saranno tre i principali virus responsabili dell’influenza, nessuno particolarmente aggressivo: il Nuova Caledonia, in circolazione da tre anni; il Fujian, in circolazione dall’anno scorso; e lo Shanghai, leggermente modificato rispetto al ceppo del 2002”.

E come si riconoscerà?
“Generalmente, l’influenza si presenta con una condizione di malessere generale. Colpisce principalmente le vie aeree (naso, bronchi e polmoni) ma può attaccare tutto l’organismo, diffondendosi in ogni organo. I sintomi principali sono febbre alta, raffreddore e tosse, tuttavia non è raro che si manifestino anche altri disturbi, in particolare mal di testa, gastriti, diarrea, dolori muscolari e articolari. In entrambi i casi è opportuno consultare un medico alla comparsa dei primi segnali”.

E’ bene vaccinarsi?
“Sicuramente, ed è importante farlo per tempo, al massimo entro i primi di novembre. Il vaccino, che è già pronto ed entrerà in distribuzione questo mese, anche nei soggetti in cui non assicura la totale immunità (ad es. vaccinati in ritardo ed immunodepressi) è comunque in grado di attenuare l’attacco virale. Inoltre la vaccinazione riduce il numero di potenziali diffusori del virus; il contagio avviene infatti attraverso l’aria espirata dalle persone infette, perciò si diffonde con enorme velocità da persona a persona.
Da quest’anno viene incoraggiata la vaccinazione dei bambini, a riguardo è bene consultare il proprio pediatra. Resta sempre valida l’indicazione per gli anziani, i malati cronici gravi e oncologici, e tutte quelle persone che, per lavoro, sono a contatto con molta gente (ad esempio chi lavora nei gradi magazzini, nelle scuole, negli ospedali)”.

A cura di Monica Florianello

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