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Una dieta equilibrata per essere più rilassati

06/06/2006

L’esperienza personale di ciascuno insegna che, quando ci sentiamo tristi e stressati una fetta di torta o un cioccolatino possono “fare miracoli”, così come un buon piatto di pasta, prima di una gara agonistica, dà le giuste energie ad un atleta. Generalmente, però, lo stress cronico negativo porta a mangiare di più o a preferire cibi ricchi di carboidrati e grassi: perfino i più attenti alla qualità e quantità degli alimenti assunti assorbono più calorie e grassi quando sono sotto stress. Lo dimostrerebbe uno studio inglese pubblicato su Health Psychology, con un test su oltre 4.000 adolescenti d’età media 12 anni che, sotto stress, saltavano più spesso la colazione, mangiando cibi più grassi e consumando meno frutta e verdura.
Così pare che tra le minacce agli stati di obesità lo stress psicofisico rappresenti una delle cause più importanti. Importante, dunque, rendersene conto precocemente per evitare comportamenti scorretti. Ma perché si sente il bisogno di mangiare di più?
“Il cibo – affermano i dietisti di Humanitas Gavazzeni- viene utilizzato per compensare qualcosa che manca o come valvola di sfogo ad una situazione negativa”. Rinforza la posizione dei dietisti anche la psicologa di Humanitas Gavazzeni, Agnese Rossi: “Mangiare è un comportamento complesso che non significa solo nutrirsi, implica uno stretto legame tra aspetti fisiologici, sociali, psicologici e simbolici, che si intrecciano con la nostra storia individuale. Non esiste quindi una fame di natura esclusivamente fisica, ma è sempre legata al rapporto con noi stessi e con gli altri. Spesso il cibo ci aiuta ad ‘ingoiare’ quelle emozioni che non riusciamo ad esprimere in modo più costruttivo. Può compensare un’affettività insoddisfacente, attenuare un’aggressività che non riusciamo ad esternare, consolarci se siamo delusi, calmare stati d’ansia o attenuare sintomi depressivi, alleggerire la sofferenza causata da eventi spiacevoli. Spesso la rabbia, la frustrazione, la solitudine, la noia e lo stress vengono confusi con la fame fisica, e il senso di vuoto interiore ha origini psicologiche”.

Il “bisogno” di cibi particolari
Quindi, se il cibo può diventare una soluzione sostitutiva e immediata di qualsiasi problema emotivo e psicologico cui non troviamo una soluzione più adeguata e profonda, perché si sente il bisogno di particolari cibi che rilassano?
“I cibi assumono per ognuno di noi significati simbolici legati alla nostra infanzia, ai nostri ricordi, alla nostra storia di vita. Alcuni alimenti – continua la dott.ssa Rossi – sono collegati a sensazioni piacevoli, altri spiacevoli, altri ancora assumono valenze affettive che ci fanno capire che non è casuale la scelta dei cibi. I cibi dolci, per esempio, ci riportano ai primi anni di vita, dove il dolce corrispondeva ad un premio, una gratificazione, un segno di affetto. Così come alimenti morbidi possono creare un momento di regressione, riportarci per un attimo in un clima di coccole e di consolazione, come succedeva quando tornavamo tra le braccia materne dopo i primi contatti con il mondo esterno. Prediligere alimenti duri può esprimere invece un desiderio di imporsi con decisione, di tenere sotto controllo una situazione, di esternare in modo contenuto la nostra aggressività o di sfogare la rabbia mordendo con forza. Per alcune persone poi i cibi bianchi sono rassicuranti perché sembrano “sani” e meno pericolosi”.

Dieta equilibrata per essere più rilassati
Anche se il cibo è panacea di ogni male, non sempre si guarisce subito da insonnia, problemi digestivi o irritabilità, una delle tante conseguenze di chi vive sotto stress. Allora si può dire che il segreto delle persone rilassate sia quello di seguire una dieta equilibrata?
“L’alimentazione sana – spiegano i dietisti – da sola, non rappresenta una delle soluzioni cardini del trattamento da stress, semmai capita spesso, come dimostra il recente studio inglese, che le persone più stressate mangino di più e male ed usino quindi uno scorretto equilibrio alimentare per alleviare stati d’animo snervati, che consolano magari nel breve periodo, rischiando, però, nel lungo, situazioni di salute gravi come l’obesità.
Se seguire una dieta equilibrata è sempre consigliabile sotto stress cronico negativo – poiché a volte la tendenza è quella di lasciarsi andare soprattutto in vista di prove difficili – è meglio farlo “coccolandosi” una tantum con piccoli “vizi alimentari” piuttosto che osservare in modo troppo rigido un “divieto” assoluto. L’importante è come al solito non strafare e lasciarsi guidare dal buon senso: ad esempio per combattere stanchezza, stress e tristezza, niente è meglio del potassio, contenuto in grandi quantità nelle banane e nei vegetali verdi, mentre i migliori alleati dell’energia, della calma e delle capacità organizzative e intellettive sono le vitamine del gruppo B, di cui sono ricche frutta e verdura”.

Mangiare con il giusto atteggiamento mentale
Abituarsi a mangiare più frutta e verdura quindi fa bene alla salute e anche all’umore; oramai è un fondamento assodato e dimostrato dalla scienza alimentare che non stanca mai di divulgare il “potere” naturale che ogni pietanza regala al nostro fisico e alla nostra mente.
Rimane solo un piccolo accorgimento: “come” mangiare, perché è risaputo che l’atteggiamento mentale è anch’esso fondamentale: non basta infatti vietarsi il “cioccolatino consolatorio” in luogo di un’insalata, se poi si pensa alla riunione delle due o alla litigata con il marito. Un pasto consumato in un tale stato d’animo non aiuta certo a rilassarsi. La dott.ssa Agnese Rossi stila 4 passi fondamentali del corretto “cammino” verso una valida alimentazione:
1. ascoltare i messaggi del nostro corpo (fame e sazietà) e imparare ad assecondarli, senza confondere la fame fisica con altre emozioni (stress, frustrazione, ansia, delusione…)
2. imparare ad apprezzare il sapore del cibo dedicando più tempo ai pasti, spesso rapidi e inghiottiti in fretta, senza una masticazione adeguata
3. i pasti dovrebbe essere un momento piacevole di condivisione e convivialità, in cui è importante assaporare gli alimenti, facendo attenzione più alla loro qualità che alla quantità;
4. liberarsi da diete frustranti e scorrette, che ci portano a percepire il cibo come un nemico e inducono ad un’alimentazione irregolare e discontinua.

Di Cristina Florio

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