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Il raffreddore non dà tregua. E se fosse sinusite?

14/06/2006

L’infiammazione (acuta o cronica) della mucosa nasale con estensione a uno o più seni paranasali è, in sintesi, la definizione di rinosinusite, una patologia molto diffusa, nei primi posti per frequenza nel nostro Paese. Pochi, però, sanno di preciso di cosa si tratta, a chi rivolgersi all’occorrenza e come fare per curarla. A chiarire la questione è il dott. Arturo Poletti, responsabile dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria di Humanitas.

Che cos’è la rinosinusite?
“Con il termine di sinusite ci si riferisce al processo infiammatorio, acuto o cronico (che perdura nel tempo) della mucosa di uno o più seni paranasali. I seni paranasali sono delle cavità sviluppate nello scheletro del massiccio facciale e si dividono in seni frontali, mascellari, sfenoidali e etmoidali”.

Quali sintomi provoca?
“I classici sintomi della rinosinusite sono ostruzione respiratoria nasale, secrezioni nasali con eventuale scolo retronasale (solitamente denso e amaro), mal di testa, febbre, diminuzione dell’olfatto, talvolta dolore irradiato nella zona corrispondente alla proiezione del seno paranasale coinvolto (per esempio, una cefalea localizzata in corrispondenza della radice del naso può essere sostenuta da un’infiammazione nel seno frontale, mentre una cefalea al vertice da un’infiammazione del seno sfenoide), timbro di voce nasale e tosse. Questi sintomi possono manifestarsi in maniera differente da paziente a paziente; possono, infatti, essere tutti presenti o essere isolati, esordire acutamente o essere lievi, possono manifestarsi una sola vola nella vita o più volte o addirittura essere persistenti. In alcuni casi la rinosinusite è associata ad infiammazione delle basse vie respiratorie ed allergia.
La diagnosi, comunque, deve essere confermata dall’otorinolaringoiatra, dopo alcuni esami specifici”.

Da cosa può essere provocata?
“Spesso la rinosinusite è la conseguenza di un’infezione della mucosa delle cavità nasali, dovuta a infezione da virus, batteri o funghi, oppure da un’ostruzione delle porte di accesso dei seni paranasali (osti). Il blocco degli osti predispone alle infezioni e le infezioni causano il blocco degli osti: è un circolo vizioso per cui in una rinosinusite si verificano entrambe le condizioni (blocco degli osti ed infezione) e si autoalimentano. E’ per questo che la rinosinusite può durare per molti giorni e la terapia deve essere mirata e lunga perché sia efficace.
I soggetti che maggiormente vanno incontro a rinosinusite sono quelli con delle varianti anatomiche che causano una ristrettezza degli osti dei seni paranasali.
Un’altra possibile causa di sinusite mascellare è, poi, rappresentata dalla diffusione delle infezioni dai denti al pavimento e, quindi, al seno mascellare sovrastante”.

Come si effettua la diagnosi?
“Una anamnesi approfondita è fondamentale nell’orientare il medico verso il sospetto di patologia rinosinusale.
Per la diagnosi certa di rinosinusite è necessario sottoporre il paziente ad alcuni esami strumentali. Tra questi, il principale è l’esplorazione delle cavità nasale con endoscopio a ottiche rigide. Questo esame consente di eseguire una diagnosi accurata. Con un endoscopio l’otorinolaringoiatra è in grado di valutare se le porte di accesso dei seni paranasali (gli osti) sono aperte o chiuse, e di vedere se dai seni paranasali drenano delle secrezioni patologiche.
Una volta risolto il fatto acuto con una terapia adeguata e dopo rivalutazione endoscopica dell’anatomia nasale, se il medico lo riterrà opportuno (in funzione anche dell’eventuale ricorrenza degli episodi) si renderà necessaria l’esecuzione di una TC (tomografia computerizzata). La TC è una fotografia del massiccio facciale che ci consente di vedere dentro i seni paranasali ma soprattutto di studiare l’architettura delle porte di accesso ai seni paranasali che possono essere particolarmente complesse e causare la ricorrenza delle infezioni”.

Quali sono le cure?
“Il primo approccio terapeutico è rappresentato dalla somministrazione di antibiotici mirati ad eliminare l’infezione (si utilizzano antibiotici che colpiscono in maniera specifica i germi che più frequentemente sono causa delle rinosinusiti) e di steroidi per ridurre l’edema mucoso in corrispondenza degli osti, favorendo la ventilazione ed il drenaggio dei seni paranasali.
La cura va protratta per almeno 12 giorni, durante i quali le dosi di cortisone vengono scalate progressivamente. Nel frattempo, sono consigliati frequenti lavaggi nasali, per detergere le fosse nasali e i seni paranasali dalle secrezioni ristagnanti.
Nelle forme ricorrenti, si rende necessario completare gli accertamenti con la TC per confermare la diagnosi di rinosinusite acuta ricorrente o rinosinusite cronica per porre indicazione alla terapia chirurgica.
L’intervento, mininvasivo, viene svolto in anestesia generale (di solito con una sola notte di ricovero in ospedale) ed è eseguito in endoscopia all’interno delle cavità nasali senza cicatrici esterne. Lo scopo dell’intervento è allargare gli osti sinusali per migliorare la ventilazione e il drenaggio fisiologici ed asportare, se necessario, la patologia dai seni paranasali (polipi, cisti, tumori benigni)”.

Si può prevenire?
“Prevenire l’insorgenza di una rinosinusite è difficile. Non si conoscono, ad oggi, sicuri benefici delle inalazioni e dei soggiorni termali nei confronti della patologia rinosinusale. Questi ultimi, in particolare, trattandosi di ambienti estremamente umidi e sottoponendo il paziente a repentini cambiamenti di temperatura e a sostanze irritanti, possono addirittura peggiorare la situazione, aumentando le secrezioni e la congestione nasale”

Di Annapaola Medina

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