Ultima parte dell’apparato digerente, l’intestino è l’organo adibito all’assimilazione dei nutrienti e all’espulsione delle scorie.
Con una lunghezza complessiva di 9 metri, si divide in una parte più lunga, l’intestino tenue, che misura circa sette metri e in una parte più corta e terminale, l’intestino crasso, che ne può misurare meno di due.
L’intestino tenue è come un tubo, rivestito al suo interno da numerosissimi villi intestinali. La superficie che complessivamente ricopre è molto estesa, se lo stendessimo otterremmo una superficie di ben 250 metri quadrati, che corrisponde alla superficie di due campi da tennis.
L’intestino è inoltre chiamato, a ragione, secondo cervello. Questo perché oltre cento milioni di neuroni sono ospitati nelle sue mucose, lo stesso numero di neuroni presenti nel midollo spinale. Infatti, per svolgere le sue funzioni, l’intestino ha bisogno di un sistema di regolazione e controllo indipendente rispetto al sistema nervoso centrale, un sistema necessario per i meccanismi involontari della sopravvivenza.
Ma non finisce qui. Si calcola che nel nostro intestino vivano oltre un chilogrammo di batteri, per una quantità che supera i mille miliardi, divisi in oltre cinquecento specie diverse. Si tratta di un numero superiore a quello delle cellule che compongono il corpo umano.
Ne abbiamo parlato più approfonditamente con gli specialisti di Humanitas.
Un po’ di anatomia: le sei principali parti dell’intestino
L’intestino è diviso in due parti principali: intestino tenue e intestino crasso, detti anche piccolo e grosso intestino.
L’intestino tenue, la porzione più sviluppata in lunghezza, porta a termine la digestione iniziata nella bocca e proseguita nello stomaco. In particolare, tramite l’azione dei succhi enterici, consente l’assorbimento delle sostanze nutritive contenute negli alimenti. È a sua volta suddiviso in tre porzioni: rispettivamente, dall’alto verso il basso, duodeno, digiuno e ileo.
Il duodeno ha la forma di una “C” con il tratto inferiore allungato, è separato dallo stomaco da una valvola detta piloro. Regola la velocità di svuotamento dello stomaco e prepara gli alimenti per l’assorbimento, tramite l’azione di enzimi prodotti dal pancreas e della bile prodotta dal fegato.
Il digiuno è specializzato in questo assorbimento. Grazie ai villi intestinali, questa parte dell’intestino tenue assorbe i principi nutritivi precedentemente elaborati nel tratto duodenale.
Il materiale alimentare passa poi nell’ileo, che riassorbe gli acidi biliari ed elabora tutte le sostanze che non sono state metabolizzate dal digiuno, per poi spingere i residui nell’intestino crasso attraverso la valvola ileocecale.
Per svolgere la sua funzione di assorbimento l’intestino tenue è internamente rivestito dai villi intestinali. I villi sono dei ripiegamenti verso l’esterno della mucosa dell’intestino, hanno la funzione di aumentare la superficie dell’intestino per aumentare l’area del nostro corpo in grado di scomporre e assorbire le sostanze nutritive. I villi svolgono quindi una funzione fondamentale. Basti pensare che ne aumentano la superficie di circa 600 volte, rendendo possibile la digestione di ciò che mangiamo.
L’intestino crasso, la parte finale, provvede all’assorbimento dell’acqua e degli elettroliti. Anch’esso si divide in tre porzioni con funzioni differenti: il cieco, il colon, e il retto.
Il cieco ha la forma di un’ampolla, e pur avendo funzione di passaggio e assorbimento di acqua ed elettroliti, si distingue anche per la sua capacità di sviluppare un ambiente di crescita e proliferazione per i batteri utili al processo digestivo.
Il colon, tra cieco e retto, contiene batteri in grado di sintetizzare alcune vitamine, come quelle del gruppo B e del gruppo K, fondamentali per l’organismo umano. È diviso in quattro parti: il colon ascendente, sopra il cieco, a destra nell’addome, lungo circa 15-20 centimetri; il colon trasverso, lungo circa 50 centimetri, localizzato nella parte alta dell’addome, in prossimità del pancreas e della milza, continua nel colon discendente, lungo circa 25 centimetri, L’ultima parte del colon è il colon sigmoideo, chiamato così per via della sua forma a S (Sigma, in greco, significa proprio “S”), di lunghezza, conformazione e larghezza variabile. Nel maschio è situato in prossimità del dotto deferente (il canale adibito al passaggio dello sperma), mentre nella donna in prossimità dell’utero e dell’ovaio sinistro.
A livello del colon vengono accumulati gli scarti alimentari non digeribili, spinti dai movimenti peristaltici nel retto, attraverso cui vengono eliminati fuori dall’organismo.
Il retto è infatti la parte terminale dell’intestino. Sito di deposito temporaneo per i materiali di scarto, controlla lo svuotamento tramite l’apertura del canale anale.
Intestino e digestione, la funzione del chilo
Il processo di digestione è reso possibile da sostanze che vengono secrete nell’intestino (esterne) e da sostanze prodotte all’interno del tubo digerente (interne) di differente natura.
Le sostanze esterne provenienti dal pancreas e dal fegato (il succo pancreatico e la bile), insieme al succo enterico, prodotto internamente all’intestino, elaborano ulteriormente il cibo già sottoposto all’azione degli enzimi salivari e gastrici e danno origine a un liquido lattescente chiamato chilo, ricco di nutrienti ed enzimi coinvolti nella fase finale della digestione.
A partire dal duodeno inizia così l’assorbimento delle molecole di nutrienti elementari, tanto piccole da essere in grado di attraversare la parete intestinale e riversarsi così nel sangue. Tra queste troviamo i chilomicroni, lipoproteine che, una volta raggiunto il circolo sanguigno, possono nutrire zone dell’organismo che hanno bisogno dei loro costituenti fondamentali, come ad esempio il tessuto muscolare e il tessuto adiposo.
Il chilo attraversa quindi l’intero intestino e, passo dopo passo, viene privato di nutrienti e sali minerali, acqua e arricchito di rifiuti non assimilabili, così da trasformarsi nel prodotto di scarto pronto per essere espulso.
Malattie croniche dell’intestino
Tra le malattie croniche più frequenti che interessano il tratto intestinale ricordiamo la malattia di Crohn, la colite ulcerosa e la sindrome dell’intestino irritabile.
La malattia di Crohn è un’infiammazione cronica che può interessare tutto il tratto gastrointestinale, dalla bocca fino all’ano e provoca ulcere a livello della parete intestinale, diarrea cronica, perdita di peso e dolore addominale. La malattia, se non tenuta sotto controllo medico, può complicarsi e portare allo sviluppo di restringimenti intestinali, detti stenosi, o allo sviluppo di canali che mettono in comunicazione l’intestino con altre regioni o organi addominali, detti fistole. Si tratta di una malattia autoimmune multifattoriale: in soggetti predisposti geneticamente, anche se non è stato individuato un unico gene correlato alla malattia, la presenza di fattori esterni, come il fumo di sigaretta, può favorire lo sviluppo della malattia. Esistono numerose terapie che hanno l’obiettivo di ridurre l’infiammazione e tenere sotto controllo la malattia.
La colite ulcerosa interessa, invece, l’intestino crasso. Si tratta di un’altra infiammazione cronica intestinale caratterizzata in genere da diarrea sanguinolenta e dolori addominali ripetuti nel tempo. Anche in questo caso è fondamentale il controllo medico perché una malattia non curata e persistentemente attiva può aumentare il rischio di sviluppare lesioni cancerose. Anche in questo caso le cause non sono chiare, ma si tratta comunque di una patologia autoimmune multifattoriale. Così come per la malattia di Crohn, numerose sono le terapie in commercio per il controllo dell’infiammazione.
La sindrome dell’intestino irritabile è una condizione molto comune, che colpisce circa una persona su dieci. Si presenta tipicamente con un fastidio addominale, che migliora di norma dopo l’evacuazione e si tratta di un disturbo funzionale e non di un’infiammazione intestinale. Chi ne soffre solitamente presenta anche altri sintomi o altre condizioni associate quali emicrania, fibromialgia, ansia, depressione, fatica cronica, cistite e problemi della sfera sessuale. La terapia si basa su prodotti che cercano di intervenire sul disturbo funzionale, anche la dieta assume un ruolo importante nel trattamento di questa patologia.
In tutte e tre queste condizioni la diagnosi è effettuata principalmente tramite colonscopia, esame che quindi potrebbe aiutare a determinare la natura di un proprio eventuale disagio.
Consigli per la salute dell’intestino
Importante per la salute del proprio intestino è ovviamente la dieta, ma anche il modo in cui si mangia. Masticazione e velocità di assimilazione del cibo sono due fattori fondamentali, che possono influenzare gonfiore ed eccessiva distensione addominale, sintomi spesso fastidiosi.
Innanzitutto bisognerebbe mangiare seduti e prendendosi il giusto tempo, masticando bene. Se si mangia mentre si lavora, ad esempio, si è distratti e si rischia di non prestare attenzione al pasto, masticando molto velocemente e non a sufficienza e questo può favorire l’aumento del gonfiore addominale. Chi svolge un lavoro sedentario, per esempio al computer dovrebbe dedicarsi del tempo per mangiare lontano dal suo pc e farebbe bene ad alzarsi, ogni due ore almeno, per fare una passeggiata, laddove possibile, o comunque per muoversi un poco.