Chirurgia estetica, negli USA è boom di autotrapianto di grasso al seno

Dall’addome a viso, glutei o seno. Il grasso è ormai la nuova “miniera d’oro” per la chirurgia estetica. Negli Stati Uniti il 2016 è stato l’anno del grasso autologo, quello prelevato direttamente dal paziente per tonificare e ringiovanire altre aree del corpo. Solo gli interventi per aumentare il volume del seno sono cresciuti di oltre il 70% mentre quelli per i glutei di meno del 30%.

Sono alcuni dei dati diffusi dall’American Society of Plastic Surgeons (ASPS) sulle tendenze del 2016. Nell’anno passato gli interventi di chirurgia plastica e le procedure mini-invasive sono aumentate del 3% rispetto all’anno precedente sfondando la quota dei 17 milioni. A segnare la linea è proprio il “fat grafting”, l’aspirazione di grasso autologo da innestare altrove per restituire al corpo la forma che si desidera. Il vantaggio? Una maggiore durata rispetto ai filler, dicono i chirurghi d’oltreoceano, vista l’origine del materiale innestato. Le procedure cosmetiche mini-invasive con iniezioni di grasso sono cresciute del +13%; del 26% gli interventi per aumentare il volume dei glutei e del 72% quelli per il seno.

Tra interventi più gettonati la blefaroplastica

Tra le novità, stanno diventando sempre più popolari le procedure di riduzione del grasso e di tonificazione della pelle (skin tightening), ad esempio quelle mirate a ridurre accumuli di tessuto adiposo in aree specifiche come il sottomento (+18%), quelle che impiegano speciali tecnologie per “congelare” il grasso senza chirurgia (+5%) e quelle non invasive di tonificazione dei tessuti cutanei laddove la pelle è cascante (+5%).

(Per approfondire leggi qui: La chirurgia estetica aiuta a diventare sé stessi)

Nella top five degli interventi chirurgici estetici più effettuati, in testa c’è la mastoplastica additiva (l’aumento del seno con protesi) seguita dalla liposuzione, dagli interventi di rimodellamento del naso, dalla blefaroplastica e dal lifting facciale che torna in classifica dopo un anno. Gli interventi di chirurgia estetica sono cresciuti del 4%, un aumento leggermente maggiore di quello delle procedure mini-invasive, cresciute del 3%. Al primo posto, tra questi interventi, le iniezioni di botulino.

Il lifting scalza l’addominoplastica nella top five

Sono questi i dati che più saltano all’occhio secondo il professor Marco Klinger, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia plastica dell’ospedale Humanitas: «La crescita del lifting, l’incremento dell’utilizzo del grasso e la conferma della mastoplastica additiva. A proposito di conferma, sicuramente è proprio questa la “parola d’ordine” che emerge dalla rilevazione ASPS, senza sostanziali variazioni circa le preferenze negli interventi rispetto all’edizione precedente. Unica eccezione il lifting, che nel 2016 è cresciuto del 4% rispetto al 2015, conquistando così la quinta posizione nella top five al posto dell’addominoplastica».

(Per approfondire leggi qui: Bellezza, in futuro grasso sempre più protagonista)

In che termini si può parlare di “conferma”? «Si tratta dell’ennesima conferma di un cambiamento sociale e culturale riscontrabile in tutto il mondo occidentale: in un mondo in cui l’età media è sempre più elevata – spiega il professore – continua a crescere il desiderio di conservare un aspetto giovane anche quando, anagraficamente, non lo si è più. A conferma di questo aspetto anche l’incremento della blefaroplastica, altro intervento di ringiovanimento molto eseguito, cresciuto nel 2016 negli States del 2%».

Come si spiega il successo dell’impiego del grasso?

«Lo studio ASPS mette in luce come il lipofilling sia sempre più utilizzato per rimpolpare alcune aree del volto, i glutei e il seno. Il grasso, del resto, è stato negli ultimi anni al centro di un’imponente mole di studi, anche internazionali, che ne hanno messo in luce le grandi potenzialità rigenerative e, come in questi casi, estetiche. Il grasso autologo è del resto un materiale sicuro, naturale e, nella stragrande maggioranza della popolazione, disponibile. Logico quindi che il suo utilizzo sia sempre più diffuso ed esteso a zone sempre più ampie del corpo», conclude il professor Klinger.

Prof. Marco Klinger: