Stai leggendo Lipofilling e chirurgia plastica, le ultime scoperte sul trapianto di grasso

Bellezza

Lipofilling e chirurgia plastica, le ultime scoperte sul trapianto di grasso

01/04/2013

Dal più importante congresso di chirurgia plastica del 2013 arrivano le ultime novità sull’autotrapianto di grasso. Che è un alleato prezioso nelle ricostruzioni, in estetica e per combattere il dolore, come ci racconta il professor Marco Klinger

Chiusi i battenti del più importante congresso di chirurgia plastica del mondo (l’appuntamento annuale indetto dall’IPRAS, International Confederation for Plastic Reconstructive & Aesthetic Surgery, di scena fino al 3 marzo), rimbalzano anche in Italia le buone notizie relative a uno dei temi maggiormente dibattuti, il grasso. O meglio, il suo autotrapianto, secondo la tecnica del lipofilling, che ne prevede il prelievo (ad esempio dall’addome e dai fianchi) e poi il trasferimento, tamite aghi sottili, in altre zone del corpo.
Ne parliamo con il professor Marco Klinger, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Plastica dell’Istituto Humanitas, che ha presentato al congresso le ultime conquiste in materia di lipofilling. Un argomento che lo vede ai primi posti sulla scena internazionale, dopo lo studio del 2008 che ha dimostrato le incredibili valenze rigenerative del lipofilling sulle cicatrici lasciate dalle ustioni più gravi.

 

Professor Klinger, quali sono le ultime frontiere del grasso?

«Direi che le principali riguardano la lotta al dolore, uno sviluppo inaspettato e insperato che sta aprendo prospettive veramente interessanti. A questo proposito, ho presentato lo studio realizzato con il mio team e relativo alla Post Mastectomy Pain Syndrome, la sindrome dolorosa cronica che compare dopo interventi di chirurgia oncologica mammaria. In base alle nostre ricerche, il dolore a livello della cicatrice, dell’ascella e della parte superiore del braccio si riduce notevolmente già dopo un solo trattamento di lipofilling».

Perché il grasso riduce il dolore?

«Non è possibile rispondere con esattezza, almeno per il momento, innanzitutto perché non conosciamo con esattezza la causa del dolore. Nel caso di una mammella operata per un tumore, un’ipotesi è che sia determinato da terminazioni nervose danneggiate dall’intervento o comunque “intrappolate” nell’esito cicatriziale. In questa prospettiva, il lipofilling riduce il dolore perché attiva un processo di rigenerazione che “guarisce” quanto lesionato».

In quali altri casi il grasso viene utilizzato in “funzione anti-dolorifica”?

«Ad esempio nella Sindrome di Arnold, che provoca forti dolori nella regione occipitale del capo, e in presenza di dolori nervosi, tipicamente nelle mani e nei piedi. In questi casi, è provato che, spesso a causa di un trauma in una sede vicina, il nervo presenta una degenerazione, il neuroma. Ancora una volta, l’autotrapianto di grasso attiva un processo di rigenerazione che porta alla produzione di tessuti sani e di conseguenza alla riduzione del dolore».

Per quanto riguarda l’aspetto ricostruttivo, invece, quali sono le novità?

«Sicuramente gli ultimi anni hanno visto letteralmente il dilagare del grasso in ambito ricostruttivo: dal viso al corpo, dalle ustioni agli esiti di trauma e tumore, l’utilizzo del lipofilling è sempre più diffuso e, di conseguenza, la casistica è sempre più vasta. Sintetizzando al massimo, possiamo dire che il grasso viene utilizzato per dare volume, e quindi per colmare le depressioni causate da una malformazione o da un trauma, e per migliorare i tessuti, siano quelli di una cicatrice o quelli messi a dura prova dalla chemio e radioterapia. In tutti i casi, però, il miglioramento non è solo riferito all’aspetto, per intenderci quello che ci fa dire che una cicatrice è più “bella” e i tessuti sembrano più “sani”: sono tutti fenomeni rigenerativi documentati istologicamente, vetrini alla mano».

A proposito di tessuti e pelle più “bella”, il grasso ha un impiego altrettanto diffuso in estetica…

«Certo, anzi proprio quella è stata la culla del lipofilling. Oggi di routine si propone l’abbinamento tra una blefaroplastica e un lipofilling ai solchi tra naso e labbra, per ringiovanire in modo soft tutto il volto. Altro classico abbinamento è quello con il lifting a cicatrici corte, che garantisce un effetto particolarmente naturale e per niente “operato”».

Anche se la primavera invita alla lotta serrata all’ultimo cuscinetto, quindi… non accanitevi! In fondo, anche i “rotolini” sono preziosi.

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita