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La seconda vita del botulino

02/10/2006

Il botulino, oltre alla capacità di ridurre le rughe, è un farmaco che ha altri importanti impieghi. In campo neurologico, ad esempio, si rivela utile per contrastare la sudorazione in eccesso, per risolvere problemi come il torcicollo spasmodico e il crampo dello scrivano e in numerosi casi di spasticità. Analizziamo le applicazioni del botulino in neurologia con il dott. Gianluca Ardolino, specialista neurologo dell’Unità Operativa di Neurologia II di Humanitas, diretta dal prof. Eduardo Nobile-Orazio, responsabile dell’Unità Operativa di Neurologia II di Humanitas e docente dell’Università degli Studi di Milano.

Un veleno dalle proprietà paralizzanti
“La tossina botulinica (BTX) – spiega il dottor Ardolino – è un potente veleno sintetizzato da un batterio, il Clostridium botulinum, conosciuto per le intossicazioni che provoca (botulismo) in seguito a conserve sterilizzate in modo inappropriato. La tossina viene purificata fino a ottenere micro-concentrazioni che sono in grado di paralizzare parzialmente il muscolo nella zona dove viene iniettata. Il suo utilizzo più conosciuto, che certo non è il principale, è quello cosmetico e dermatologico, per trattamenti indirizzati alla riduzione delle rughe”.

Un aiuto alla neurologia
In neurologia la tossina botulinica viene iniettata a livello dei muscoli che sono diventati iperattivi a causa di patologie di diverso tipo. “Si trattano quindi – prosegue il dott. Ardolino – casi di iperattività muscolare come le distonie, patologie neurologiche caratterizzate da alterata contrazione del muscolo che provoca movimenti involontari. Questo può accadere a livello del collo, dove può insorgere il cosiddetto torcicollo spasmodico, che nulla ha a che fare con il classico disturbo causato da un colpo d’aria o dalla “cervicale”. Si tratta di una patologia neurologica ben definita caratterizzata dall’alterazione della contrazione dei muscoli agonisti e antagonisti, per cui il collo assume posture anomale e persistenti. In questo caso si può utilizzare la tossina per ridurre la contrazione dei muscoli, paralizzandoli parzialmente e temporaneamente, con significativi benefici in circa l’85% dei pazienti.
Lo stesso utilizzo può essere applicato in caso di blefarospasmo, quando le palpebre si contraggono e si chiudono involontariamente, e di emispasmo facciale, in presenza cioè di un occhio che si chiude forzatamente o di uno stiramento della bocca, generalmente conseguenza di lesioni del nervo facciale.
Le iniezioni di tossina botulinica si sono rivelate utili anche nel trattamento delle spasticità, sia nel bambino che nell’adulto, in questo secondo caso in seguito ad esempio a ictus che causa paralisi e spasticità, generalmente della mano e del braccio.
Anche il crampo dello scrivano è una patologia che beneficia di questa terapia, così come il crampo del musicista: con questi termini si fa riferimento a distonie ‘task-specifiche’, relative cioè a un determinato compito, con conseguente significativa limitazione delle abituali attività lavorative del paziente. In questi casi l’alterata contrazione del muscolo colpisce ad esempio l’avambraccio, il polso o le dita esclusivamente durante l’azione specifica, mai a riposo. In alcuni casi la ripetizione eccessiva e prolungata nel tempo di un determinato gesto può portare a delle distonie task-specifiche.
Un altro interessante utilizzo della tossina botulinica in campo neurologico è relativo all’iperidrosi, cioè all’eccessiva sudorazione a livello delle ascelle, delle mani o dei piedi, disturbo questo che spesso comporta per il paziente notevoli problemi relazionali. La tossina è in grado di bloccare il rilascio di acetilcolina, il neurotrasmettitore che permette l’innervazione delle ghiandole sudoripare, riducendo quindi consistentemente la sudorazione per un tempo abbastanza lungo, circa 6-10 mesi, a seconda della risposta individuale al trattamento”.

Terapie da ripetere periodicamente
Abbiamo visto che la tossina botulinica, se iniettata localmente, provoca una temporanea paralisi del muscolo, che consente di alleviare diversi disturbi. Ma come si effettua il trattamento? Spiega ancora il dott. Ardolino: “Si procede, in un’unica seduta, all’infiltrazione di una determinata dose di tossina nell’area stabilita e il trattamento non dura più di 20-30 minuti. Poiché si tratta di una paralisi transitoria e reversibile, la terapia va ripetuta periodicamente, alla ricomparsa dei sintomi, e comunque solitamente ogni 2-4 mesi. Il numero di sedute a cui sottoporsi dipende dal tipo di disturbo e dalla risposta individuale del paziente alla terapia. Non sono state individuate particolari controindicazioni a questo tipo di trattamento, se non la gravidanza e l’ipersensibilità alla sostanza, che però non può essere accertata a priori, prima dell’iniezione. Anche gli effetti collaterali non sono molti e insorgono dopo 5-7 giorni dall’inoculo, il tempo necessario al botulino per paralizzare parzialmente il muscolo. Quando viene iniettata a livello cervicale per trattare il torcicollo spasmodico, la tossina può dare occasionalmente una – temporanea difficoltà a deglutire (disfagia) che dura al massimo un mese, poiché può paralizzare anche i muscoli della deglutizione. Un altro effetto collaterale è la debolezza conseguente alla paralisi parziale dei muscoli, ad esempio dell’avambraccio, in seguito all’iniezione di dosi relativamente elevate di tossina. In rari casi, in seguito all’utilizzo troppo frequente di dosi elevate si può sviluppare una resistenza alla tossina botulinica di tipo A (quella che si utilizza comunemente), attraverso la produzione di anticorpi che rendono questa terapia inefficace.
Questo tipo di terapia, quindi, può essere nella maggior parte dei casi protratto nel tempo, consentendo ai pazienti di risolvere quei disturbi che altrimenti non potrebbero essere trattati”.

A cura di Elena Villa

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