Definiamo irsutismo l’eccesso di peli terminali, che dipende dall’interazione tra i livelli di ormoni maschili presenti nel sangue e la sensibilità locale del bulbo pilifero.
Nell’80% dei casi, l’irsutismo è causato da un eccesso di ormoni maschili (androgeni), che spesso, nelle donne, è a sua volta dovuto alla sindrome dell’ovaio policistico (PCOs).
Ne parliamo con con il dottor Alberto Stefano Tresoldi, Endocrinologo in Humanitas Medical Care (Arese), e con la dottoressa Elisabetta Macorsini, biologa nutrizionista di Humanitas Mater Domini e di Humanitas Medical Care di Monza e Arese.
Che cos’è la sindrome dell’ovaio policistico?
Innanzitutto è bene specificare che, a dispetto del nome, la presenza di multiple cisti ovariche non è condizione né necessaria né sufficiente alla diagnosi di questa sindrome.
Le principali caratteristiche della PCOs sono le alterazioni della ciclicità mestruale – con ridotta o assente ovulazione – associate a irsutismo. La PCOs è la principale causa di infertilità femminile, ma i problemi legati alla sindrome son disparati: infatti questa sindrome può causare problemi metabolici, e le donne possono presentare un aumentato rischio di insulino-resistenza (una condizione in cui l’insulina non riesce ad agire correttamente, e che con il tempo può portare al diabete mellito di tipo 2) e obesità. Si instaura inoltre un circolo vizioso, perché la stessa obesità va ad aumentare i livelli di ormoni androgeni, peggiorando il quadro della PCOs.
Alimentazione e stile di vita contro la sindrome dell’ovaio policistico
Un corretto regime alimentare e un’attività fisica costante e regolare svolgono un ruolo importante nel migliorare efficacemente i sintomi.
Mantenere il peso sotto controllo permette di ripristinare il ciclo mestruale con più facilità, migliorare la risposta all’induzione dell’ovulazione e al trattamento della fertilità oltre che ridurre fattori di rischio cardiometabolici.
Sindrome dell’ovaio policistico: Il piano alimentare adeguato
In caso di PCOs, il piano alimentare adeguato contiene:
- riso/pasta integrali
- cereali integrali come orzo, kamut, quinoa
- 3-5 porzioni di frutta e verdura al giorno – evitando la frutta particolarmente ricca di zuccheri, o disidratata/sciroppata
- legumi per 3-4 volte a settimana
- pesce
- carni magre – meglio se al vapore, alla griglia o al forno
- bere almeno 1 litro d’acqua al giorno per assicurare una corretta idratazione
Tra gli alimenti da limitare:
- zucchero, dolci, bevande gassate
- grassi saturi – formaggi, carni grasse, burro, insaccati
- caffè
- sale.
I consigli degli specialisti
Il piatto unico può essere una soluzione per coloro che non riescono a mangiare sia primo, sia secondo. Il piatto unico deve essere composto da carboidrati e proteine (ad esempio riso e piselli, pasta al tonno, pane e prosciutto, insalata con uova o mozzarella accompagnata da pane o crackers) associati a verdura.
Nelle donne che tendono ad avere molta fame tra un pasto e l’altro, è possibile programmare uno o due spuntini al giorno. Si potrebbe optare, ad esempio, per uno yogurt bianco magro accompagnato da due cucchiai di cereali integrali da colazione oppure un piccolo panino integrale (20-30 g) farcito con 30 g di affettato magro (prosciutto cotto o crudo sgrassati o bresaola).
Per tenere a freno la fame, è sempre meglio avere in frigorifero verdure crude già pulite, pronte da sgranocchiare all’occorrenza.
L’importanza dello stile di vita
- Una regolare attività fisica, preferibilmente di tipo aerobico, a bassa intensità e lunga durata (come la corsa, la camminata, il nuoto, ecc.), migliora notevolmente la risposta dei tessuti all’insulina
- Mantenere uno stile di vita più attivo, anche semplicemente, quando possibile, spostandosi a piedi/in bicicletta al posto di utilizzare la macchina
- Non fumare
- Evitare il consumo di alcolici
- In caso di sovrappeso o obesità, meglio optare per la riduzione del peso e del “giro vita” ossia la circonferenza addominale. Valori di circonferenza vita superiori a 94 cm nell’uomo e ad 80 cm nella donna si associano a un rischio cardiovascolare moderato, valori superiori a 102 cm nell’uomo e a 88 cm nella donna sono associati a un rischio elevato.