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Fegato: il bisturi ecoguidato rimuove il tumore

21/09/2010

Come un navigatore satellitare, un ecografo speciale guida il chirurgo alla ricerca dei by-pass naturali. Così la chirurgia estende al fegato l’approccio utilizzato per il tumore del seno, asportando solo il nodulo canceroso e risparmiando il più possibile l’organo.

Intervenire sul fegato in modo sempre più mirato e preciso, risparmiando al massimo l’organo e rimuovendo solo il tumore o le metastasi, garantendo la radicalità oncologica dell’intervento. E’ possibile grazie all’ecografia intraoperatoria, utilizzata come una sorta di navigatore satellitare. Presso Humanitas, il prof. Guido Torzilli, capo sezione di Chirurgia Epatica, e la sua équipe hanno messo a punto tecniche innovative che consentono di affrontare con il bisturi casi fino ad ora altrimenti non operabili. La loro validità è sancita dalla pubblicazione su alcune delle più autorevoli riviste scientifiche (Annals of Surgery, Annals of Surgical Oncology, Surgery, Journal of the American College of Surgeons).

L’ultimo studio, pubblicato sul British Journal of Surgery, ha permesso di identificare una caratteristica anatomica del fegato fino ad ora pressochè ignota. Spiega il prof. Torzilli, che in Humanitas opera nell’ambito dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale III diretta dal prof. Marco Montorsi: “Utilizzando un ecografo più sensibile, abbiamo dimostrato per la prima volta che i vasi sanguigni che dal fegato scaricano il sangue nella vena cava inferiore (dalla quale poi giunge al cuore) sono spesso fra loro comunicanti. E ciò nella maggior parte dei pazienti con tumori che comprimono o invadono queste vene: in 8 malati su 10 esistono questi veri e propri by-pass naturali che, se identificati e risparmiati nel corso della rimozione del tumore, permettono di togliere la vena invasa lasciando però la parte di fegato da essa drenata. Infatti, il sangue – attraverso il by-pass naturale – viene comunque scaricato dalla vena adiacente. Questo consente di intervenire senza asportare grandi parti del fegato. In altre parole, mettendo a disposizione quanto di più avanzato la chirurgia moderna offre oggi, riusciamo ad estendere al fegato l’approccio utilizzato da anni per il tumore del seno, asportando solo il nodulo canceroso e risparmiando il più possibile l’organo”.

Lo studio è stato effettuato su un gruppo di pazienti con noduli tumorali localizzati alla confluenza delle vene sovraepatiche, ossia vicino alla parte alta e posteriore del fegato, che oggi vengono trattati resecando metà o 2/3 dell’organo. In questo modo diminuisce il tasso di resezioni maggiori (che dal 30-50% scende al 7%) ma non la radicalità degli interventi. “Il tasso di recidiva locale dei nostri pazienti – prosegue il prof. Torzilli – è in linea con quello della chirurgia convenzionale (1-2%). L’ecoguida intraoperatoria, infatti, consente di identificare esattamente i contorni della lesione tumorale e di studiare bene il rapporto vaso/neoplasia, eseguendo resezioni estremamente precise. Abbiamo tolto fino lesioni multiple in un unico intervento. Con le metodiche convenzionali pazienti con malattie di questo grado di complessità non possono trovare, con un singolo intervento, una risposta chirurgica al loro problema, perché le metastasi coinvolgono ogni parte del fegato. Grazie all’uso estensivo dell’ecografia intraoperatoria noi invece riusciamo ad estendere le indicazioni alla chirurgia, senza mortalità intraoperatoria né necessità di reintervento per complicanze. Resta invece aperta la possibilità di reintervenire per questi pazienti se compaiono nuove metastasi nel fegato, eventualità molto probabile in queste forme di malattia multifocale”.

In questi casi, visto lo stadio avanzato della malattia, alla chirurgia resettiva – l’unica terapia realmente radicale – deve integrarsi la moderna chemioterapia, in grado di contribuire in modo non trascurabile a migliorare la prognosi di questi malati. “Per il futuro – conclude Torzilli – lo sforzo ulteriore che deve essere fatto è capire quali fattori biologici determinano la guarigione di questi pazienti. L’insieme delle innovazioni tecniche e chirurgiche sviluppate negli anni ci permette di affrontare con il bisturi situazioni prima impensabili. Ora la sfida passa alla ricerca di base e all’oncologia per selezionare i pazienti che meglio se ne possono giovare”.

A cura della Redazione

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