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Stress da traffico, tragitto casa-lavoro il momento più faticoso

07/05/2015

Arrivare al lavoro è più stressante che lavorare. Fare ogni mattina il tragitto che porta da casa in ufficio o in azienda o altrove è diventato sempre più logorante per una persona su tre. Questa la conclusione di un sondaggio da Ford Motor Company su un campione di 5.500 cittadini di sei città europee: Madrid e Barcellona, Londra, Parigi, Berlino e Roma. E sono proprio i romani gli intervistati che in misura maggiore pensano che lo spostamento casa/lavoro sia sempre più faticoso.

Quasi sei capitolini su dieci accusano questo crescente stress da traffico (57%), una quota più alta di londinesi (41%) e parigini (35%). Il 26% degli intervistati considera il percorso casa-lavoro più stressante del lavoro medesimo, fonte di stress per il 23% del campione. Ancora, un cittadino su quattro non riesce a prevedere la durata del tragitto. Per molti questo si traduce nella difficoltà a rispettare gli orari: il 63% ammette di arrivare in ritardo almeno una volta al mese, il 27% almeno tre volte, mentre il 15% lascia casa con almeno mezz’ora di anticipo per non rischiare di far ritardo. Secondo la ricerca, infine, i più penalizzati sono i pendolari che utilizzano tre o più mezzi di trasporto.

In che condizioni si arriva sul posto di lavoro dopo un viaggio così logorante? «Il traffico, come le altre cause di stress, ha un impatto differente sulle singole persone, ognuno è un caso unico in termini di reazioni e risposte a questo tipo di eventi. In ogni caso, i sintomi dello stress da traffico sono sia fisici, dalle vertigini ai dolori muscolari o addominali, che psichici, dall’ansia, alla difficoltà di concentrarsi alla guida. Con inevitabili ricadute in termini di performance e produttività al lavoro», spiega il dottor Enrico Lombardi, psicologo e psicoterapeuta di Humanitas. Cosa succede alla persona quando si è imbottigliati nel traffico? «L’automobilista – sottolinea – si trova a vivere in una situazione di passività, è “costretto” in un ruolo passivo, con il rischio di subire il tempo che scorre e diventa frustrato».

 

Per evitare lo stress da traffico bisogna recuperare un ruolo attivo

Le contromisure da prendere mirano a ribaltare questa situazione: «L’individuo deve recuperare un ruolo attivo. Autonomamente, più o meno consapevolmente, mette in atto delle strategie con cui cerca di contenere ansia e disagio. Molti – continua l’esperto – si fiondano sul cellulare, mandano sms, usano app o semplicemente telefonano; ma senza gli strumenti giusti, come un auricolare, possono distrarsi e mettere a rischio la propria incolumità o quella degli altri». Esistono altri rimedi meno pericolosi: «La musica è un buon rimedio e lo dimostrano anche studi scientifici. L’importante non è tanto distrarsi, quanto spostare l’attenzione dal disagio a una situazione che dà piacere, che ci permette di fantasticare e per questo la musica è utilissima, magari anche grazie a delle playlist personalizzate da associare a ricordi piacevoli, come una vacanza»

Lo stress da traffico è diventato negli anni un problema comune tanto da guadagnarsi l’attenzione della comunità scientifica: «Sia a livello nazionale che internazionale si è affermata la “psicologia del traffico”, ancora poco diffusa in Italia, come area di ricerca e di intervento. Il suo obiettivo è la tutela della salute pubblica nell’ambito della circolazione stradale per il miglioramento della mobilità», conclude il dottor Lombardi.

 

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