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Grazie al glucosio cure chemioterapiche più efficaci

27/09/2011

La tomografia ad emissione di positroni (PET), grazie ai progressi della ricerca, sarà presto utilizzata per selezionare il trattamento farmacologico più efficace per il singolo paziente. La parola ai professionisti di Humanitas.

Molto spesso, la scelta della chemioterapia viene effettuata con criteri generici e pensando ad un paziente medio, senza considerare che ogni individuo ha le sue specificità. Si stima infatti che circa 2 pazienti oncologici su 5 non ricevano cure sufficientemente specifiche. In futuro, anche grazie ai radio-farmaci, sarà più semplice prevedere come e quando un paziente risponderà ad una specifica molecola. Il Fluoro-desossi-glucosio o FDG è un farmaco che si usa nella tecniche di imaging biomedico chiamata tomografia ad emissione di positroni (PET) e permette di rilevare con estrema precisione concentrazioni differenti della molecola nei diversi distretti dell’organismo. Essendone un analogo, infatti, l’FDG viene assorbito principalmente dalle cellule che fanno molto utilizzo di glucosio, fra le quali vi sono le cellule tumorali. Osservare la distribuzione dell’FDG, attraverso un apparecchio per la tomografia ad emissione di positroni, è quindi un ottimo metodo per evidenziare la presenza di un tumore ed il metabolismo delle cellule che lo compongono. Secondo l’Associazione Europea di Medicina Nucleare (EANM), inoltre, questa tecnica di diagnosi sarà presto di aiuto anche nell’identificare cure farmacologiche più specifiche, che considerino più attentamente le esigenze del singolo individuo ma, soprattutto, quanto le cellule tumorali rispondano ad uno specifico trattamento. Molto spesso, infatti, la scelta del farmaco chemioterapico più adatto viene effettuata pensando ad un paziente generico; con le nuove possibilità che si stanno aprendo grazie alla ricerca nel campo dei radiofarmaci, sarà presto possibile conoscere in anticipo i possibili risultati di una chemioterapia, ad esempio nella battaglia contro il cancro della mammella, che da solo rappresenta circa un quarto di tutti i tumori che colpiscono le donne in Italia.

I professionisti di Humanitas hanno recentemente affermato, in un intervista rilasciata al Corriere della Sera: “Attualmente la maggiore parte dei farmaci antitumorali è efficace solo in sottogruppi di pazienti. Tuttavia, l’applicazione di metodi diagnostici di medicina nucleare, quali la PET-CT, consente di prescrivere terapie specifiche maggiormente adatte al singolo paziente e al tipo di tumore da curare. Sebbene la chemioterapia abbia successo in molti casi, dobbiamo riconoscere che nel complesso solo la metà delle pazienti affette da carcinoma mammario riesce a beneficiarne, mentre le altre rispondono con una resistenza al farmaco, congenita o acquisita”. “La PET-CT può essere utile per ridurre questo tasso di errore in quanto identifica le cellule tumorali che captano un certo radiofarmaco e consente di stabilire se le stesse cellule saranno colpite da un farmaco chemioterapico. Se le cellule tumorali dimostrano un basso assorbimento di FDG è ugualmente improbabile che rispondano ai chemioterapici, per cui le pazienti non trarranno beneficio da questo trattamento. In questi casi è possibile scegliere opzioni terapeutiche alternative per tempo, evitando così gli effetti collaterali potenzialmente negativi di un’inutile chemioterapia”. La prossima sfida, nel campo della medicina nucleare, consisterà quindi nel raffinare ulteriormente questo metodo, creando nuovi radio farmaci che consentano di monitorare la risposta alle terapie, in ogni sua fase ed in maniera sempre più precisa. Alcune di queste molecole sono già nella fase finale dello sviluppo e saranno presto disponibili per la sperimentazione clinica.

A cura della Redazione

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