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Benessere

Malattie del terzo millennio: quando la tecnologia mina la salute

02/04/2003

Michele parla sempre meno. Le conversazioni lunghe lo infastidiscono e pensa che le persone che conosce abbiano perso la capacità di rispondere in modo sintetico e chiaro alle sue domande. Tutto il tempo che non trascorre davanti al computer gli sembra sprecato, così spesso il sabato passa in ufficio. Risultato: è teso e impaziente.
Che cosa gli sta accadendo? Secondo gli esperti si è ammalato. Soffre di un disturbo fino a qualche anno fa sconosciuto, legato alle nuove tecnologie che, come il computer e Internet, hanno invaso la vita quotidiana e occupano sia il tempo lavorativo sia il tempo libero.

I disturbi sono legati ai nuovi stili di vita: agiscono sulla sfera psichica ma, a lungo andare, possono debilitare tutto l’organismo. Le forme patologiche non sono naturalmente molto diffuse; in generale si può dire che la difficoltà nel relazionarsi agli altri può essere un fattore di predisposizione alle nuove malattie legate all’uso, e all’abuso, degli strumenti tecnologici.
Viviamo in un contesto nuovo: il computer, i videogiochi, il mondo del lavoro così come è strutturato oggi sono solo alcuni degli elementi che hanno cambiato l’ambiente in cui trascorriamo le giornate e che, di conseguenza, hanno individuato le nostre “nuove” debolezze.

Patological computer use
Chi per lavoro o divertimento trascorre molte ore davanti a un computer può andare incontro a una sorta di “informatizzazione del carattere”, o meglio a un’interiorizzazione del funzionamento della macchina che gli esperti hanno chiamato Patological computer use (PCU).
In questo moderno disturbo il modo di “comunicare” con il computer arriva a condizionare il pensiero e le azioni nella vita di tutti i giorni, e viene usato come modello nei rapporti con gli altri; si ritrovano così nel linguaggio e nel modo di ragionare dei patological computer users le concatenazioni tipiche dell’informatica e le modalità che occorrono per fare richieste e ottenere risposte dalla macchina.
“Se queste persone devono decidere dove andare a cena, nella loro mente si strutturerà una serie schematica di domande successive che prevedono una risposta secca ‘sì/no’ riguardanti, per esempio, quali sono le caratteristiche dei ristoranti disponibili, qual è il rapporto qualità/prezzo, che cosa hanno voglia di mangiare” dice Massimo Di Giannantonio dell’Istituto di psichiatria dell’Università Cattolica di Roma.

“Dalla ricerca che abbiamo condotto su lavoratori di servizi informatici all’interno di grandi aziende e di strutture amministrative italiane è emerso che anche nella relazione interpersonale i patological computer users utilizzano una forma di pensiero schematico, che non lascia margini alla creatività e alle ipotesi alternative: dagli altri si aspettano risposte dirette e immediate e diventano intolleranti all’attesa proprio come se fossero di fronte a uno schermo e avessero in mano un mouse. La loro incapacità di rispettare i tempi di una normale conversazione spesso si esprime attraverso scatti e un permanente stato di ansia, mentre la sensazione di chi entra in relazione con loro è proprio quella di parlare con un computer”.

Senza soffrire di disturbi fisici, i patological computer users mostrano una sorta di dipendenza: i loro problemi emergono in modo più serio nei periodi di vacanza quando, invece di dedicare tempo agli svaghi e liberarsi dall’uso del computer, cercano una scusa per passare in ufficio, controllano la posta elettronica o acquistano un portatile da tenere a casa.
“Va ricordato comunque che il fenomeno non è molto diffuso: i casi di dipendenza riguardano circa lo 0,5 per cento di coloro che usano il computer quotidianamente” spiega Di Giannantonio. “Chi ne soffre è generalmente una persona che trova difficoltà nell’allacciare rapporti sociali, ma che attraverso il computer riesce a superare le paure e a creare una realtà virtuale che consente di non mettersi in gioco come nella vita reale”.

A cura di Debora Bellinzani

Nel prossimo numero di Humanitas Salute, nell’ambito di questo dossier, ci occuperemo dell’Internet addiction disorder, ossia la sindrome da dipendenza da Internet

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