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Tecnologia

Una telecamera sottile come un capello

18/12/2001

Gli strumenti utilizzati dalla chirurgia mininvasiva sono di dimensioni sempre più ridotte e permettono di accedere all’interno del corpo attraverso fori di pochi millimetri

Alcuni anni fa l’avvento della laparoscopia ha comportato un’importante miglioramento delle tecniche operative. Quali le prospettive e le applicazioni della chirurgia mininvasiva futura? Il dott. Stefano Bona, dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale e Mininvasiva di Humanitas, diretta dal dottor Riccardo Rosati spiega i miglioramenti nel campo degli interventi in laparoscopia.

Laparoscopia
“La chirurgia mininvasiva ha sostituito, per alcuni tipi di intervento, le incisioni chirurgiche tradizionali con piccoli fori che permettono l’accesso all’interno dell’organismo, per raggiungere la cavità addominale o toracica tramite l’inserimento di cannule. Le cannule hanno dimensioni diverse a seconda della loro funzione. All’interno di queste vengono fatti passare strumenti sofisticati di dimensioni ridottissime come l’ottica collegata alla telecamera, la suturatrice o reti in materiale sintetico. Pertanto la dimensione della cannula dipende dalle misure di questi strumenti, in quanto deve consentirne il passaggio. Di solito il diametro può variare dai 5 ai 12 millimetri”.

Telecamere grandi come un capello
“L’obiettivo di questa tecnologia applicata alla chirurgia è quello di ottenere strumenti dalle dimensioni sempre più ridotte mantenendo immutate le caratteristiche di solidità e funzionalità. Nel corso degli ultimi anni sono stati realizzati veri e propri gioielli tecnologici. In passato gli strumenti in fibre ottiche dal diametro inferiore ai 10 mm non permettevano una precisa visione delle immagini, pertanto si doveva ricorrere a un foro di 10 mm. Oggi abbiamo a disposizione ottiche poco più grandi di un capello che con soli 3 mm di diametro consentono un’ottima visione. Si tratta di un fascio di fibre ottiche collegate a una telecamera e a un monitor televisivo dove il medico segue le varie fasi dell’intervento. Più sottile è lo strumento più è possibile effettuare incisioni di accesso di soli pochi millimetri, maggiore è il vantaggio. Tuttavia, non sempre è possibile utilizzare gli strumenti così piccoli”.

Colecistectomia in laparoscopia
“Per la colecistectomia la laparoscopia è un indubbio vantaggio, considerata il gold standard. L’intervento consiste nell’asportazione della cistifellea o colecisti, per esempio a causa della presenza di calcoli. Abitualmente vengono eseguite quattro incisioni, di cui due da 10 mm e due da 5 mm. Oggi si può effettuare l’intervento con accessi ridotti. Sebbene uno dei due fori da 10 mm sia necessario per estrarre la colecisti, tuttavia è possibile dimezzare l’altro foro da 10 a 5 e ridurre i due da 5 mm a 3 mm, dove vengono inserite le cannule. Ciò permette un minore insulto sulla parete addominale”.

Anche per l’ernia inguinale e l’appendice
“Solo in alcuni casi l’intervento per l’ernia inguinale viene eseguito con tecniche di chirurgia mininvasiva. Per esempio si ricorre alla laparoscopia per le ernie bilaterali che possono essere riparate contemporaneamente invece che ricorrere a due interventi. Viene anche eseguita in caso di ernie recidive, ossia già operate con tecniche tradizionali. In questo modo la laparoscopia opera in un terreno vergine. L’intervento viene effettuato in anestesia generale. In laparoscopia vengono praticati tre accessi: uno da 10 mm, per l’ottica, uno da 5 mm, per una cannula e uno da 12 mm, per lo strumento che applica le graffette metalliche che servono a fissare le reti per contenere l’ernia. Con l’avvento di strumenti e telecamere più piccole l’intervento che prevedeva tre fori da 10-5-12 mm passa a tre fori da 3-3-5 mm. In questo caso non dovendo asportare alcun organo, a differenza della colecistectomia, si è potuto raggiungere dimensioni davvero ridotte, infatti, un foro da 3 mm è una ferita trascurabile: la pelle si rimargina senza l’utilizzo dei punti di sutura, ma è sufficiente un cerotto o la colla specifica. Inoltre, incisioni così piccole della parete muscolare non richiedono punti di sutura interni. Di solito, infatti, nei casi di orifizi dai 10 mm in su, è necessario che le fasce muscolari vengano ricucite per evitare il rischio di cedimento e la formazione di un’ernia. Un altro intervento eseguito in laparoscopia, con alcuni vantaggi rispetto alla chirurgia tradiizonale, è l’appendicectomia. Anche in questo il progresso tecnologico ci consente di utilizzare strumenti e cannule sempre più sottili”.

I vantaggi della chirurgia mininvasiva
“Il primo vantaggio è l’assenza dell’ampia incisione chirurgica. Ciò comporta una notevole riduzione del dolore post operatorio e quindi una minor necessità di farmaci e una più rapida mobilizzazione del paziente. Vengono pertanto ridotte le complicanze dovute all’allettamento, cioè alla prolungata degenza a letto, come, per esempio, la comparsa di disturbi respiratori causati dalla posizione immobile che favorisce il ristagno di secrezioni difficili da espellere, conseguente anche al ridotto riflesso della tosse. Inoltre si riduce il rischio delle trombosi venose profonde. Stare fermi a letto rallenta la circolazione del sangue che più facilmente coagula. Ciò può favorire la formazioni di trombi nelle gambe e, nei casi più seri, può anche causare un’embolia polmonare.
L’intervento in laparoscopia consente, anche, un più rapido recupero funzionale. In genere, dopo un intervento chirurgico, si ha rallentamento delle funzioni intestinali, quindi i pazienti non possono essere alimentati. Diverso il caso di intervento di chirurgia mininvasiva: si può mangiare e bere quasi da subito, si ha minor bisogno di assistenza, quindi un ricovero più breve. Anche a casa la convalescenza si accorcia, si ritorna in piena forma in tempi più brevi, quindi si possono riprendere prima le proprie attività lavorative.

A cura di Lucia Giaculli

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