Stai leggendo Addio gesso: ecco le nuove tecniche ortopediche

Tecnologia

Addio gesso: ecco le nuove tecniche ortopediche

19/11/2001

Il caro vecchio gesso va in pensione? Certamente ancora no, ma quello strato bianco rassicurante, costellato di firme, che ha avvolto migliaia di braccia e gambe fratturate potrebbe avere i giorni contati. In alcuni centri pilota si applicano sempre di più le nuove tecniche ortopediche. Ultrasuoni e colle speciali già affiancano, oggi, il tradizionale gesso , non lo sostituiscono, ma riducono in molti casi i tempi di guarigione.

La terapia con gli ultrasuoni a bassa densità accelera la guarigione del 40%
La nuova tecnica per il trattamento delle fratture consiste nell’impiego di ultrasuoni ad alta frequenza (oltre 20.000 vibrazioni al secondo, non avvertibili dall’orecchio umano) e a bassa densità: simili a quelli usati per le ecografie. “Si tratta di una metodica non invasiva – spiega il professor Paolo Ronconi, docente di ortostatica all’Università Tor Vergata di Roma – in grado di accelerare i tempi di guarigione delle fratture del 40% con una sola applicazione giornaliera di venti minuti. Nessun rischio per il paziente, che non avverte nulla durante il trattamento. Gli ultrasuoni vengono applicati, oggi, in associazione ai tutori funzionali o al tradizionale gesso che immobilizza la parte fratturata”.

Come agiscono gli ultrasuoni. Il paziente può anche curarsi da solo, in casa
“Gli ultrasuoni a bassa densità – continua il prof. Ronconi – si applicano mediante un apparecchio di piccole dimensioni, costituito da due unità collegate tra loro da un cavo flessibile: un’unità controlla la durata del trattamento, l’altra (trasduttore) emette un segnale ad ultrasuoni direttamente sul sito della frattura. Prima di ogni trattamento, si spalma uno speciale gel sulla parte da curare, per favorisce l’azione degli ultrasuoni. L’apparecchio, tarato dal medico prima dell’uso, può essere consegnato al paziente che può anche portarselo a casa per curasi da solo. Non è necessario, infatti, personale specializzato. Trascorsi i venti minuti dell’applicazione l’apparecchio interrompe automaticamente l’emissione di ultrasuoni”.

Ultrasuoni: lo studio americano su 10.000 persone
La tecnica degli ultrasuoni arriva da oltre Oceano. Lo studio americano ha interessato un campione di 10.000 persone (età tra i 17 e i 76 anni) con una tipologia di fratture molto diversa, sottoposte nell’arco di tre anni (1997-2000) ad un ciclo di applicazioni con gli ultrasuoni. Risultato: in 4 malati su 10 la nuova terapia ad ultrasuoni ha ridotto i tempi della riparazione ossea, mentre per quanto riguarda le complicanze il tempo di consolidamento delle ossa si è ridotto da 176 a 120 giorni in 9 persone su 10 trattate con gli ultrasuoni.

Gli ultrasuoni stimolano la produzione di cellule “riparatrici” dell’osso
Ma come agiscono gli ultrasuoni a livello cellulare? Spiega ancora Paolo Ronconi: “Semplice: gli ultrasuoni stimolano l’aumento della produzione di cellule che riparano l’osso. L’energia prodotta viene assorbita dal tessuto osseo e convertita in calore. L’aumento della temperatura stimola la produzione di enzimi specifici, le collagenasi, che agiscono sul processo di rigenerazione e riparazione ossea. E’ in definitiva un meccanimo di “autoriparazione” del tessuto osseo favorito dal “bombardamento” incruento di ultrasuoni sulla parte da rinsaldare”.

Quali fratture guariscono meglio con gli ultrasuoni
“La tecnica ad ultrasuoni – chiarisce il prof. Ronconi – è particolarmente indicata per le fratture composte o ridotte chirurgicamente – tibia, radio, astragalo – e per i ritardi di consolidamento, come nelle pseudoartrosi, fratture di lunga e difficile guarigione che tendono a diventare croniche. Con gli ultrasuoni il 90% dei malati di questi malati potrà guarire completamente. Una frattura del collo del piede guarisce in un mese anziché in due col gesso; quella dell’avambraccio si salderà in 2 mesi e mezzo invece che in quattro. Con gli ultrasuoni si potrà curare anche la frattura dello scafoide, tradizionalmente difficile da far saldare”.

Le colle speciali e le cellule staminali
E’ in fase di sperimentazione una colla d’osso realizzata con “biomateriali” (sostanze sintetiche usate per sostituire organi o parti di organi compatibili con il corpo) che il chirurgo applica sulla parte fratturata. Ma la ricerca porta sulla strada della terapia con le cellule staminali, definite “pluripotenti”, cioè non ancora differenziate in un tessuto specifico: perciò, dopo essere tate prelevate, possono essere trattate e sviluppate in laboratorio come cellule ossee, muscolari o nervose secondo le necessità e poi impiantate sulla parte da trattare.

Ma oggi il gesso è più leggero e sopportabile
I nuovi gessi sono sintetici, a presa rapida, più leggeri, colorati. Ma il vecchio gesso non ne vuol proprio sapere di andare in pensione. La maggior parte degli specialisti, soprattutto nei grandi ospedali, si dimostra piuttosto scettica nei confronti di ultrasuoni e colle speciali. “

A cura di Umberto Gambino

Come rimettere la testa a posto
Un millimetro al giorno

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita