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Tecnologia

Vita artificiale, speranze e dubbi di 4 grandi scienziati

21/05/2010

La parola a quattro top scientist: Paolo Vezzoni, Rino Rappuoli, Ernesto Carafoli e Alberto Mantovani.

Farmaci più efficaci, nuovi vaccini, batteri antinquinamento: dopo la notizia della realizzazione in laboratorio di una cellula con il Dna artificiale, ricercatori e scienziati si interrogano sulle possibili applicazioni utili per la salute.

Il dott. Paolo Vezzoni, capolaboratorio di Biotecnologie mediche – CNR in Humanitas, spiega termini e portata del lavoro dei ricercatori americani: “Con un macchinario da laboratorio è stato costruito il Dna di una cellula batterica. Il Dna governa la fabbricazione e la riproduzione delle cellule e in questo caso è costituito da una sequenza di nucleotidi fatta di un milione di basi. Queste basi artificiali sono poi state inserite in una cellula batterica cui era stato tolto il genoma originario. La nuova cellula ne ha poi prodotte delle altre”. La grande difficoltà tecnica che è stata superata, sottolinea il ricercatore, è proprio quella di essere riusciti a ottenere e manipolare un numero così alto di nucleotidi dentro una cellula, quella batterica, che non ha un nucleo ben delimitato su cui lavorare.

“Non è stata fabbricata una cellula intera – precisa il dott. Vezzoni -, in quanto manca tutta la parte che sta intorno al nucleo, cioè il citoplasma. Tuttavia il Dna del batterio è stato sintetizzato chimicamente nella sua complessità: il cuore della cellula è tutto artificiale”. Per gli esperti il risultato dei ricercatori americani non arriva inatteso, ma è un ulteriore e importante passaggio di un lungo percorso. “Ma le implicazioni filosofiche e teoriche della produzione di un genoma che in futuro potrà essere modificato e utilizzato in diversi modi sono indubbiamente molto rilevanti”, conclude lo specialista.

Rino Rappuoli, pioniere dei vaccini biotech, collabora con il padre della prima cellula artificiale, Craig Venter, per arrivare a una nuova generazione di vaccini fabbricati da batteri sintetici. “Stiamo collaborando da 15 anni – ha dichiarato all’agenzia Ansa il dott, Rappuoli -, quando Venter ottenne la prima mappa del Dna di un batterio, e proprio un mese fa, parlando della cellula artificiale, abbiamo cominciato a pensare insieme a possibili applicazioni sui vaccini. Non sappiamo ancora che cosa potrebbe venire fuori, ma era cominciata così anche quando 14 anni fa avevamo messo a punto la tecnica della ‘vaccinazione a ritroso’, che oggi permette di ottenere vaccini un tempo impossibili”, come quello contro il meningococco B, messo a punto nel Centro di ricerche sui vaccini della Novartis a Siena, diretto da Rappuoli, la cui domanda di approvazione sarà presentata entro l’anno all’ente europeo per il controllo dei farmaci Emea. La prima forma di vita programmata in laboratorio, ha detto Rappuoli, “é il punto di partenza di una nuova tecnologia molto potente e che si presta a tantissime applicazioni”, tanto da inaugurare un nuovo capitolo nella storia dei vaccini.

“È presto per parlare di applicazioni pratiche e utili di questa pur importante scoperta – avverte il prof. Alberto Mantovani -. Il percorso verso le eventuali applicazioni è così lungo e accidentato che credo nessuno possa essere certo che ci saranno. È un risultato importante, una strada da perseguire, ma il cui potenziale applicativo non è dietro l’angolo. La nostra capacità di manipolare il genoma dei batteri è a un buon livello, indipendentemente dalla produzione di cellule semiartificiali, e le modifiche al genoma naturale sono già molto utili nella realizzazione di buona parte dei nuovi vaccini e dei farmaci biologici che curano patologie come il cancro, il diabete, l’artrite. L’eventuale sinterizzazion e di una cellula completamente artificiale e la sua trasformazione in qualcosa di utile per l’uomo sono dunque molto lontane nel tempo”.

Ernesto Carafoli in un articolo su La scienza in rete spiega infin che “la novità del risultato di cui parliamo ora, ed è certamente una novità che apre scenari incredibili, è nell’avere usato un Dna programmato in laboratorio, non quello preformato da un altro organismo. E’ quindi del tutto ragionevole prevedere sviluppi molto interessanti, e Venter ne ha infatti parlato: l”ingegnerizzazione’ di batteri per farne, ad esempio, dei produttori di vaccini o dei produttori di enzimi capaci di eliminare inquinamenti ambientali (di questo, a dire il vero, si parlava da anni)”. Tuttavia “altra cosa è parlare della creazione di nuova vita”.

A cura della Redazione

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