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Salute della donna

Tumore alle ovaie, rischio raddoppiato in caso di clamidia

10/05/2019

La clamidia non è soltanto l’infezione sessuale più frequentemente trasmissibile; per le donne che l’hanno contratta il rischio di sviluppare un tumore alle ovaie è doppio. A rilevare il pericolo e collegare in termini di rapporto causa effetto infezioni sessuali e insorgenza di tumori è stata un’indagine realizzata dall’American Association for Cancer Research. Se è vero che il carcinoma ovarico è relativamente raro (sono circa 5.200 i casi registrati in Italia nel 2017) la prognosi è seria, con soltanto il 38% delle pazienti sopravvissute a distanza di cinque anni dalla diagnosi. Diverse le ragioni: carattere aggressivo del cancro, mancanza di sintomi evidenti all’insorgenza e scoperta in fase avanzata. Da qui l’importanza di individuarne le cause e capire se ne esistono altre, oltre a quelle di natura genetica. Ne abbiamo parlato con gli specialisti di Humanitas.

 

Cancro e clamidia

La clamidia è un’infezione dai sintomi molto leggeri ma dalle conseguenze serie sull’apparato riproduttivo. Interessa le donne, soprattutto adolescenti e giovani, sessualmente attive. È questa l’infezione cui lo studio statunitense ha associato un rischio due volte superiore di cancro ovarico. La clamidia si trasmette attraverso i rapporti sessuali ed eventuali manifestazioni cliniche compaiono dopo una-tre settimane dall’infezione. Si diagnostica con un esame di laboratorio che mira a identificare il batterio su tessuti infetti, nei liquidi biologici (urina, sperma, secrezioni) o nel sangue. Nelle donne si manifesta tipicamente con l’infiammazione pelvica: il coinvolgimento di tube, ovaie, utero e tessuti circostanti può comportare un danno permanente. Danno permanente che negli uomini sembra meno probabile, anche se alcuni studi segnalano una possibile correlazione tra l’infezione e la sterilità. A fini preventivi si raccomanda alle donne sessualmente attive sotto i 25 anni uno screening annuale. Data la sua natura batterica, la clamidia è trattabile con antibiotici. Il trattamento deve interessare anche i partner.

Papilloma Virus, AIDS e malattie veneree

Fra gli altri virus trasmissibili sessualmente, il Papilloma Virus (HPV) è noto per essere il principale responsabile del tumore del collo dell’utero e di altri tipi di cancro che colpiscono vulva, vagina, ano, pene e orofaringe/bocca. In Italia si stima che ogni anno il Papilloma Virus sia responsabile di circa 6.500 nuovi casi di tumori in entrambi i sessi, circa 12 mila lesioni anogenitali di alto grado nella donna e almeno 80 mila casi di condilomi (o verruche) genitali, malattie che potrebbero scomparire o diventare molto rare grazie alla vaccinazione. Quanto all’AIDS è noto che le persone sieropositive siano più a rischio di determinate forme di cancro, come il sarcoma di Kaposi e alcune forme di linfomi Hodgkin e non Hodgkin, neoplasie anogenitali, del fegato e della bocca. L’HIV-AIDS attacca e indebolisce il sistema immunitario, che gioca un ruolo importante nella sorveglianza contro i tumori. Il virus HIV è stato anche legato al rischio di altre forme di cancro, tra le quali i tumori della pelle di tipo non melanoma, quelli degli occhi e del polmone. Più blando sembra il rapporto fra le cosiddette malattie veneree (gonorrea e sifilide) e i tumori, anche per la forte riduzione di casi osservati. Da segnalare che uno studio del 2014 sottolineava che l’infezione da gonorrea nell’uomo aumentava il rischio di cancro alla prostata e che, storicamente, nei malati di sifilide si notava un aumento del rischio generico di cancro (soprattutto tumori dell’orofaringe e sarcoma di Kaposi).

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