La dislessia è un disturbo specifico della lettura che si manifesta in età scolare quando il bambino inizia l’apprendimento della lingua scritta. In questo caso si parla di disturbo specifico dello sviluppo, ossia la difficoltà consiste nell’acquisizione dell’abilità. La dislessia può però anche essere un disturbo acquisito, in un soggetto che ha acquisito adeguatamente le abilità di lettura e che va incontro a una perdita delle stesse in seguito ad una lesione cerebrale. Parlando della dislessia in quanto disturbo specifico dell’apprendimento, si può dire che riguarda 1 persona su 10 nel mondo: circa 700 milioni di persone soffrono di questo disturbo dell’apprendimento che può rendere difficile la vita scolastica, e non solo, di chi ne è affetto. Solo in Italia ci sono 1 milione e 900 mila dislessici, di cui circa 350 mila inseriti in un percorso di istruzione diversificata. Ma da cosa dipende la dislessia? Ne abbiamo parlato con gli specialisti di Humanitas.
Dislessia: i segnali sono presenti negli occhi
Guy Ropars e Albert le Floch, due ricercatori francesi, hanno cercato di capire come le persone affette da questo disturbo si approcciano alla lettura e cosa cambia nella loro percezione visiva. Come i due studiosi hanno riferito in uno studio pubblicato sul Proceeedings of Royal Society B, la dislessia si potrebbe nascondere nell’anomalo comportamento di piccole cellule presenti nella retina, che funzionano da recettori della luce. Mentre nelle persone con un normale apprendimento queste cellule sono disposte in modo asimmetrico, in modo che i segnali inviati da un occhio possano essere ignorati dall’altro per creare una singola immagine nel cervello, nelle persone dislessiche le stesse cellule sono disposte allo stesso modo in entrambi gli occhi, cioè in maniera perfettamente simmetrica, così da produrre immagini specchio che confondono il cervello.
Gli esperimenti di Ropars e Floch
Nei dislessici l’immagine primaria si forma circa 10 millesimi di secondo dopo che nei normodotati. Inoltre negli esperimenti di Guy Ropars e Albert le Floch sembra emergere una diversa disposizione dei coni fra dislessici e i soggetti normodotati. Nel dislessico non c’è alcun occhio dominante e questa mancanza di asimmetria, alla fine, potrebbe contribuire alla difficoltà di lettura. La lettura è infatti un meccanismo complesso cui partecipano processi percettivi, attentivi e linguistici ed attualmente esistono diverse ipotesi, come diverse forme di dislessia, che pongono più o meno l’accento su questi diversi aspetti.
L’importanza della diagnosi infantile
Come già detto, la dislessia non è una malattia, ma un modo diverso di apprendere. La sua diagnosi è importante per evitare ai bambini affetti da questo disturbo di doversi confrontare con difficoltà che sarebbe arduo e psicologicamente dannoso cercare di superare senza un programma scolastico appositamente studiato per l’apprendimento dei dislessici. Ecco perché, anche in questo caso, in presenza di segnali che possano far immaginare questo disturbo, è bene affidarsi a uno specialista.
I segnali che che possono indicare la presenza di dislessia
La dislessia è un disturbo specifico dello sviluppo e si manifesta come una selettiva difficoltà nella lettura di parole, per cui la lettura del soggetto risulta poco accurata o poco fluente e nello spelling delle stesse. Vi è una certa differenza culturale in quanto il disturbo è più comune nelle lingue a grammatica opaca (lingue come l’inglese, in cui è necessario conoscere prima la pronuncia di una parola per poterla leggere correttamente) rispetto a grammatica trasparente (lingue come l’italiano in cui tranne rare eccezioni è possibile leggere correttamente le parole pur non conoscendone prima la pronuncia). Il disturbo può essere diagnostico se il bambino è stato sottoposto ad una istruzione adeguata e se non vi sono ritardi nello sviluppo intellettivo generale.
Da che età si può manifestare?
Essendo un disturbo della acquisizione della capacità di lettura, ovviamente non può manifestarsi prima che il bambino venga esposto a tale tipo di apprendimento (quindi età scolare). Non si può manifestare dopo, per definizione la dislessia evolutiva è un disturbo dello sviluppo, e quindi della capacità di apprendimento, ed è implicito che la capacità non sia mai stata acquisita in maniera adeguata. Nel caso vi sia la perdita della capacità (il soggetto sapeva leggere adeguatamente, ora non è più in grado) si parla di dislessia acquisita e in questo caso è dovuta a una lesione cerebrale di qualsiasi natura che colpisca le aree cerebrali dedicate alla lettura.
La sintomatologia può sparire o affievolirsi molto con l’età?
Se il disturbo non viene trattato con le tecniche di apprendimento e riabilitative idonee: l’acquisizione non avviene correttamente e quindi le difficoltà di lettura permangono. Inoltre, come secondarismi possono presentarsi sintomi psicologici, come minore propensione alla lettura nella vita quotidiana e abbandono scolastico. Ovviamente è necessario diagnosticare e trattare quanto prima i bambini che presentano tali tipo di disordini.