Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità le infezioni sessualmente trasmissibili, note anche come malattie veneree, sono in aumento tra i giovani, maschi e femmine, soprattutto tra gli under 30.
Perché non vanno sottovalutate e come proteggersi? Ne parliamo con la dottoressa Raffaela Di Pace, ginecologa e sessuologa di Humanitas San Pio X.
Le malattie a trasmissione sessuale più comuni
Le infezioni batteriche più comuni sono la clamidia, la gonorrea e la sifilide; tra i virus, l’herpes genitale, l’HIV (virus dell’immunodeficienza umana), HPV (Papillomavirus umano), epatiti virali; tra i protozoi, la Trichomonas vaginalis; tra i parassiti, la pediculosi del pube o piattole.
I dati dicono che negli ultimi vent’anni i casi di giovani con un’infezione sessualmente trasmessa sono aumentati. La sifilide, ad esempio, è la terza malattia sessualmente trasmissibile più frequente nel mondo dopo clamidia e gonorrea e ha registrato un rapido incremento. Anche l’infezione da HIV persiste, sebbene in continuo lieve calo, specie tra i giovani adulti.
L’esatto andamento epidemiologico di queste malattie è difficile da monitorare, perché in molti casi chi ne è affetto è asintomatico, e non è consapevole di poter contagiare le persone con cui ha rapporti sessuali, magari occasionali.
Malattie a trasmissione sessuale: la prevenzione è fondamentale
Quando si parla di sesso e giovani, la maggior preoccupazione è quella di evitare gravidanze indesiderate, e non prevenire malattie a trasmissione sessuale che però rappresentano un rischio reale per la salute, la fertilità e la qualità di vita e che pertanto non vanno assolutamente sottovalutate.
Proteggersi durante i rapporti sessuali può significare mettere una barriera tra la salute e il benessere personale e del proprio partner, e l’infezione dei batteri, virus, protozoi e parassiti responsabili delle infezioni trasmesse con i rapporti sessuali non protetti.
Malattie a trasmissione sessuale: come avviene il contagio?
La trasmissione dell’infezione avviene attraverso i rapporti sessuali di qualunque tipo, che si tratti di rapporto vaginale, anale, orale, ma anche attraverso le secrezioni pre-spermatiche e vaginali, con lo sperma prodotto con l’eiaculazione. La trasmissione – o contagio – può avvenire anche con il contatto con le mucose genitali, anali, e con quella della bocca e la saliva, oppure con il contatto con il sangue come ad esempio, con strumenti infetti per tatuaggi e piercing, oppure durante la gravidanza, il parto, o l’allattamento, dalla madre al bambino.
Non ci sono rischi di contagio e trasmissione dell’infezione, invece, con:
- le goccioline di saliva espulse con i colpi di tosse o gli starnuti;
- toccando oggetti o usando bagni comuni;
- dagli animali.
Malattie a trasmissione sessuale: quali sono i sintomi?
Una volta che l’organismo entra in contatto con l’agente patogeno – e questo vale anche per ogni altra infezione – è necessario un periodo di incubazione durante il quale, anche se non si hanno sintomi o disturbi, si può trasmettere l’infezione.
La durata dell’incubazione varia a seconda del microrganismo responsabile dell’infezione, e non in tutti i casi si sviluppano sintomi visibili sul corpo.
I segni di infezione possono comparire non solo nell’area genitale ma anche in altre parti, a seconda del tipo di infezione e del tipo di rapporto sessuale praticato. Ad esempio si possono presentare lesioni e segni nella bocca, nell’ano, sulla pelle o in altri organi.
I segni a cui prestare attenzione e che richiedono un’attenta analisi da parte del proprio medico sono:
- anomale perdite dalla vagina, dal pene o dall’ano visibili sugli indumenti intimi;
- dolore nella zona pelvica;
- prurito;
- lesioni di qualunque tipo nella regione dei genitali, dell’ano o della bocca;
- frequenza nel bisogno di urinare;
- bruciore, talvolta accompagnato da dolore.
Anche i rapporti sessuali dolorosi o la presenza di sanguinamento non vanno sottovalutati.
Malattie a trasmissione sessuale: cosa fare?
Non c’è alcun tabù dietro a una infezione trasmessa per via sessuale, ma solo la salvaguardia della propria salute e il rispetto per quella delle persone con cui si hanno rapporti sessuali.
In caso di dubbi, il medico può aiutare a fare chiarezza sui sintomi, grazie a esami e prelievi specifici effettuati su tampone (rettale, cervicale o vaginale, uretrale nel maschio, o faringeo) oppure su un campione di sangue, urina o saliva.
Solo con una diagnosi corretta, infine, sarà possibile iniziare una terapia specifica non solo alla gestione dei sintomi, ma mirata alla guarigione.