Chirurgia generale

Intelligenza Artificiale in sala operatoria, sempre più accolta anche in Lombardia

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L’età non conta. Che abbiano 25 o 75 anni, i pazienti lombardi vedono favorevolmente l’uso dell’Intelligenza Artificiale in sala operatoria. E quanto è emerso da un sondaggio realizzato di recente su 700 cittadini lombardi intervistati sull’uso delle nuove tecnologie in ospedale, e in particolare sulla chirurgia robotica di ultima generazione, dalla società di ricerca IPSOS.

L’indagine, condotta per conto di ab medica, ha raccontato che mentre il 65% degli intervistati si è detto curioso e aperto nei confronti delle nuove possibilità regalate dall’innovazione tecnologica, il 40% è ottimista verso l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nei più svariati settori della quotidianità, compreso quello sanitario. Di questi dati e dell’utilità di usare i robot in chirurgia abbiamo parlato con il prof. Giorgio Guazzoni, responsabile di Unità Operativa Urologia e Andrologia di Humanitas.

 

Intelligenza Artificiale in sanità, entusiasti anche i pazienti lombardi

Segnano un +18% nel mondo, rispetto al 2017, gli interventi chirurgici in cui si è fatto uso di chirurgia robotica e di intelligenza artificiale. Anche in Italia i numeri sono in crescita: nel 2018 sono stati eseguiti 20.450 interventi di chirurgia robotica eseguiti con la piattaforma Da Vinci e sul territorio nazionale sono attive ben 111 piattaforme (su un totale di 5 mila nel mondo), si cui 22 solo in Lombardia.

Secondo gli intervistati l’Intelligenza Artificiale farà bene soprattutto all’industria, al settore delle costruzioni e a quello dei trasporti, ma anche quello sanitario, che è al quinto posto fra i settori interessati dalla rivoluzione digitale.

“La chirurgia robotica è sempre più conosciuta dai cittadini lombardi: l’86% degli intervistati ne ha sentito parlare – ha detto Eva Sacchi, Senior Researcher IPSOS -. Il paziente più entusiasta della chirurgia da Vinci è un uomo, tra i 55 e i 75 anni, con un buon livello culturale e una certa disponibilità economica”.

Della rivoluzione digitale in medicina i pazienti sembrano apprezzare soprattutto la mininvasività, la possibilità di affrontare interventi complessi e la preparazione scrupolosa a cui il personale medico sarà obbligato.

 

Dalla formazione all’applicazione

Il robot da Vinci, l’attuale piattaforma per la chirurgia mininvasiva, è uno strumento multidisciplinare che per ora ha visto la maggior parte delle sue applicazione nel campo dell’urologia, ma anche la chirurgia generale, la ginecologia e la chirurgia dei trapianti.

Gli interventi di tumore alla prostata, malattia ormai sempre più diffusa anche ad età non avanzata, ha permesso in molti casi di non intaccare le funzioni urinarie e sessuali, preservando così una qualità di vita e di cura di alto livello.

“Da una parte cambiano le esigenze dei pazienti – ha spiegato il prof. Guazzoni -, dall’altra debbono mutare anche le skill dei medici: da qui è nata l’idea, ancora nel 2011, del primo Master italiano da me coordinato in urologia robotica”.