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Chirurgia generale

Cistifellea, quando bisogna rivolgersi al chirurgo?

21/02/2018

Un piccolo sacco, lungo circa dieci centimetri, fondamentale per la digestione, in alcuni casi può essere asportato chirurgicamente. È la cistifellea o colecisti, e l’intervento con il quale l’organo viene asportato si chiama colecistectomia. La causa principale che rende necessario rivolgersi al chirurgo è la calcolosi biliare. Ne parliamo con il dottor Stefano Bona, Responsabile della sezione di Chirurgia Generale e Day Surgery di Humanitas.

I calcoli

La cistifellea, collocata sotto il fegato, è il deposito della bile, la sostanza prodotta dal fegato e qui immagazzinata prima di essere immessa nell’intestino. Durante la digestione, infatti, questo liquido vischioso viene rilasciato attraverso il coledoco, entrando nel duodeno, la prima parte dell’intestino tenue.

La bile è costituita in prevalenza da acqua, acidi biliari, fosfolipidi e colesterolo. Quando alcune delle sostanze che formano la bile si solidificano, nella cistifellea si formano i calcoli. Questi possono avere dimensioni variabili, addirittura quanto una pallina da golf, e la loro presenza può associarsi a una sintomatologia in cui è rilevante il dolore addominale (nella parte in alto a destra) che può irradiarsi anche alla schiena. Altre volte invece la presenza dei calcoli può essere silente, quindi senza sintomi. I calcoli possono ostruire le vie di passaggio della bile. In questo caso i sintomi sono più severi: oltre al dolore possono manifestarsi anche febbre e ittero.

Tra i fattori di rischio che possono aumentare le probabilità di insorgenza dei calcoli alla colecisti ci sono alcuni non modificabili, come il sesso femminile, l’età avanzata o la gravidanza e altri associati invece agli stili di vita, a cominciare da una dieta ricca di grassi, il sovrappeso e l’obesità. Anche la familiarità per calcolosi biliare è un elemento rilevante.

La colecistectomia

Il quadro dei sintomi e le condizioni del paziente interessato da calcolosi biliare saranno determinanti nel definire il trattamento. Se vengono rilevati dei calcoli ma il paziente non avverte sintomi si monitorerà la situazione mentre in presenza di sintomi e quando la cistifellea è infiammata il trattamento sarà probabilmente di tipo chirurgico.

La colecistectomia è un intervento efficace e sicuro, eseguito in anestesia generale, con un bassissimo rischio di complicanze. Generalmente viene realizzato in laparoscopia, con l’inserimento degli strumenti chirurgici e di una microcamera da quattro piccoli fori nella zona addominale.

Solo la calcolosi può richiedere una colecistectomia o anche altre affezioni? «Raramente – risponde il dottor Bona – la colecisti viene asportata per la presenza di polipi, che vengono considerati rilevanti se di dimensioni superiori a 1 cm oppure quando ai controlli ecografici aumentano rapidamente di numero o di dimensioni. Ancor più raro il tumore della colecisti, che richiede però l’asportazione anche di una porzione di fegato adiacente all’organo e dei linfonodi circostanti. È un intervento che non può essere eseguito in laparoscopia».

Cosa succede a un paziente senza cistifellea? «In genere il paziente non avverte alcuna modificazione nelle proprie abitudini digestive o intestinali. Raramente si possono avere scariche diarroiche dopo i pasti, ma solitamente tale fenomeno è transitorio e limitato alle prime fasi dopo l’intervento».

Quali pazienti non possono essere sottoposti a tale intervento e come si procede? «L’intervento di colecistectomia, soprattutto se eseguito in laparoscopia, è considerato a basso rischio e quindi raramente controindicato. Nei pazienti molto anziani o con gravi patologie l’indicazione deve essere posta valutando attentamente il rischio-beneficio. Qualora si decidesse di non operare il paziente, in presenza di calcoli alla colecisti è opportuno mantenere una dieta priva di grassi; in alcuni casi (calcoli piccoli o fango biliare) può essere utile prescrivere farmaci che aiutano a fluidificare la bile», conclude il dottor Bona.

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