Il tumore al colon è una neoplasia che si sviluppa nel tratto terminale dell’intestino fino a livello dell’ano. Il cieco, il colon destro, il colon trasverso, il colon discendente, il sigma e il retto sono tutte parti del colon, ciascuna con un nome diverso a seconda della porzione specifica del colon di cui si sta parlando. Il tumore maligno che colpisce più frequentemente il colon è l’adenocarcinoma. Nella maggior parte dei casi, la comparsa di questo tumore è il risultato di un processo di trasformazione delle cellule della mucosa del colon: inizialmente si formano piccoli polipi benigni che, nel tempo, cambiano le proprie caratteristiche, diventando sempre più grandi fino a evolvere in tumori maligni.
Ogni anno, in Italia, si registrano circa 50.000 nuovi casi di tumore al colon.
Questa forma di neoplasia è spesso asintomatica e si sviluppa lentamente nel tempo. Tuttavia, se diagnosticata precocemente, ha un tasso di guarigione che può arrivare fino al 90% nei tumori maligni; quando il tumore asportato è benigno la guarigione è garantita al 100%.
Ne parliamo con il dottor Marco Rovagnati, chirurgo generale presso Humanitas Mater Domini e i centri medici Humanitas Medical Care.
Tumore al colon: come fare prevenzione
La prima misura preventiva da adottare è una corretta educazione alla salute individuale. Per prevenire il carcinoma del colon, è fondamentale eliminare i fattori di rischio riconosciuti come predisponenti alla formazione di polipi. Questi includono una dieta ricca di carni rosse, il fumo di sigaretta, il consumo eccessivo di alcol e la sedentarietà. Tuttavia, la formazione di polipi del colon può comunque verificarsi.
Poiché, per un lungo periodo, i polipi possono rimanere di dimensioni ridotte, non causando sintomi evidenti come dolori addominali, modifiche dell’alvo o sanguinamenti visibili, essendo ancora lesioni benigne, la prevenzione assume un ruolo cruciale.
Con l’aumento delle dimensioni, i polipi possono iniziare a sanguinare, ma in quantità così ridotte da non essere visibili a occhio nudo. Per questo motivo, è fondamentale sottoporsi regolarmente all’esame del sangue occulto nelle feci, raccomandato ogni due anni per le persone di età compresa tra i 50 e i 69 anni, in quanto è considerato l’intervallo di età in cui è più probabile lo sviluppo di polipi, che possono raggiungere dimensioni tali da causare sanguinamento.
Come funziona la colonscopia e a cosa serve
Il riscontro di sangue occulto nelle feci o la comparsa di sintomi sospetti, quali stipsi o diarrea persistenti, inappetenza, perdita di peso inspiegata, stanchezza, anemia e dolore addominale, rende necessaria l’esecuzione di un esame endoscopico fondamentale: la colonscopia. Questo esame consente non solo di verificare la presenza di polipi nel colon, ma, quando presenti, spesso permette la loro asportazione o, in caso non fosse possibile, di eseguire una biopsia.
Durante la procedura, l’endoscopista o il gastroenterologo introduce un tubo flessibile dotato di telecamera attraverso l’ano, consentendo una visione completa del colon. A causa del possibile disagio associato a questo esame, nei centri più qualificati, la colonscopia viene eseguita in presenza dell’anestesista, con la sedazione del paziente.
Il colonscopio è diventato uno strumento bio-ingegneristico di alto livello, poiché, oltre a essere dotato di telecamera, dispone di molteplici canali attraverso i quali possono essere introdotti fili, aghi e altri strumenti sottili, trasformandolo in uno strumento operativo. Questo consente di eseguire la rimozione di polipi, biopsie, la marcatura di punti specifici del colon, l’applicazione di clip e drenaggi. Inoltre, grazie all’uso di colonne endoscopiche di ultima generazione, sono disponibili software di intelligenza artificiale che assistono l’endoscopista nel riconoscere polipi di dimensioni così ridotte da risultare talvolta difficilmente individuabili.
L’esame istologico
La colonscopia rappresenta il metodo principale per l’asportazione dei polipi. Ogni polipo rimosso viene inviato al servizio di anatomia patologica per l’analisi istologica. Se i polipi asportati risultano benigni all’esame istologico, il paziente è considerato guarito e non è necessario avviare un percorso chirurgico o oncologico. Al contrario, qualora le cellule del polipo presentino caratteristiche di malignità, è fondamentale rivolgersi a un chirurgo o a un team oncochirurgico. Tuttavia, in questo caso non si tratta più di prevenzione.
È importante notare che la predisposizione al tumore del colon può essere trasmessa geneticamente. Pertanto, è consigliabile effettuare una prima colonscopia intorno ai 40 anni per i familiari diretti di coloro che hanno avuto una diagnosi di tumore benigno o maligno del colon, mantenendo un follow-up di prevenzione specifico.