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Tecnologia

Ritorno al nucleare, rischio o beneficio?

10/03/2009

Quella che sembra essere la nuova frontiera energetica per il nostro Paese suscita ancora molti dubbi su sicurezza, salute e ambiente.

Si è riaperto il dibattito sul nucleare nel nostro Paese fin dal momento in cui è stato indicato dal governo come soluzione energetica auspicabile. E prosegue dopo la recente firma del protocollo intergovernativo tra Italia e Francia, che prevede la costruzione di quattro centrali nucleari di terza generazione in Italia per produrre il 25% dell’energia elettrica dall’atomo. Le opportunità sono state elencate: il nucleare è un’energia a bassa emissione di anidride carbonica e consentirà, quindi, di fronteggiare il mutamento climatico, e ridurrà il costo dell’energia e le importazioni grazie a centrali di “nuova” (cioè terza e, in futuro, quarta) generazione, descritte come sicure, pulite e tecnologicamente avanzate. Ma ancora in tanti hanno dubbi sulla sua sicurezza e sull’impatto sulla salute e sull’ambiente, dato che è radioattivo, preferendo puntare su energie alternative e rinnovabili.
Esistono, quindi, rischi per la salute? C’è qualche beneficio? Abbiamo cercato di rispondere a queste domande sentendo più punti di vista e approfondendo l’argomento con gli esperti di Legambiente (http://www.legambiente.eu/) che, da subito, hanno chiarito la loro posizione e si sono schierati contro il nucleare. Il Presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza ha definito l’accordo siglato “pericoloso e miope”. Un altro punto di vista è quello di Eni (http://www.eni.it/it_IT/home.html), la prima azienda energetica italiana e una delle più importanti al mondo che, nella persona del suo Amministratore Delegato Paolo Scaroni, ha recentemente espresso il suo parere in materia a Capri durante il Convegno dei giovani di Confindustria e “guarda”, invece, con positività al nucleare.
La prossima settimana, con l’aiuto dei professionisti di Humanitas, vedremo in che modo il nucleare può essere utilizzato nella diagnostica, dunque a favore della salute.

NUCLEARE: PERCHÉ NO

Quali sono le riserve di Legambiente sul nucleare?
“La tecnologia nucleare che si vuole installare in Italia – la terza generazione evoluta – non ha risolto né il problema della produzione e dello smaltimento delle scorie radioattive, né quello della sicurezza degli impianti – rispondono gli esperti di Legambiente -. Ancora oggi, a oltre 22 anni da Chernobyl (era il 1986), non esistono garanzie. Nella migliore delle ipotesi discusse a livello internazionale, si parla del 2030 per vedere in attività la prima centrale di quarta generazione. C’è, poi, la questione dei costi. Da non sottovalutare nel periodo di crisi economica in cui ci troviamo. Tutti gli studi internazionali dimostrano che il nucleare è la fonte energetica più costosa. Tanto per fare un esempio: i costi della centrale finlandese di Olkiluoto, l’unico reattore di terza generazione evoluto in costruzione nel mondo insieme a Flamanville in Francia, sono lievitati quasi del 50%, dai 3,2 miliardi di euro previsti ai 4,5 attuali. Autorizzato nel 2002, il cantiere è partito nel 2005 e dovrebbe chiudersi nel 2012 con tre anni di ritardo rispetto alle previsioni, sempre se questo termine non slitterà ancora in avanti. Per l’Italia, questa avventura potrebbe diventare pericolosamente costosa, dirottando sull’atomo tutte le risorse e sottraendole all’efficienza energetica e alle fonti rinnovabili, come il solare e l’eolico: le uniche soluzioni praticabili per recuperare i ritardi rispetto agli accordi internazionali sulla lotta ai cambiamenti climatici, l’unico modo di produrre energia pulita”.

Il nucleare, insomma, è pericoloso per la salute?
“È sufficiente citare la tragedia di Chernobyl per ricordare le ripercussioni che l’incidente ha avuto sulla salute delle persone e sull’ambiente – rispondono gli esperti di Legambiente -. Con l’esplosione si è diffusa nell’aria una nube radioattiva che si è riversata sull’ambiente intaccando il terreno e i mari. Le persone contaminate sono state moltissime, considerato che la nube si è estesa su una buona parte dell’Europa occidentale. Chi viveva nei pressi della centrali ha avuto, e ha tuttora, gravissimi problemi di salute, quali tumori e problemi respiratori. Le radiazioni nucleari di una certa entità provocano, infatti, la morte delle cellule e la loro trasformazione, in alcuni casi, in cellule cancerogene. Ci sono stati altri gravi incidenti tra cui quello di Tokaimura in Giappone nel 1999, ma non sono da sottovalutare neanche quelli di minore entità: a luglio scorso nel sud della Francia 30mila litri di acque contaminate da uranio sono finite nel fiume e nella falda nei pressi della centrale di Tricastin. Con l’attuale tecnologia rimangono, inoltre, tutti i problemi legati alla contaminazione ‘ordinaria,’ derivante dal rilascio di piccole dosi di radioattività durante il normale funzionamento delle centrali, a cui sono esposti i lavoratori e la popolazione che vive nelle aree circostanti”.

Cosa consiglia Legambiente?
“Diciamo no all’atomo e sì alle fonti energetiche pulite. Germania e Spagna, grazie a un efficace sistema di supporto finanziario alle rinnovabili, hanno creato centinaia di migliaia di posti di lavoro e un’alternativa credibile e durevole ai combustibili fossili e al nucleare. E’ questo il percorso auspicabile anche per il nostro Paese. Un modello energetico che, preferendo il gas come fonte fossile di transizione, investe sull’innovazione, punta sul miglioramento dell’efficienza e la valorizzazione delle risorse naturali (sole, vento, acqua, biomasse, sottosuolo). L’Italia possiede tutte le risorse per diventare il palcoscenico di una rivoluzione energetica e ambientale incentrata sulle fonti rinnovabili. Basterebbe cambiare punto di vista: abbandonare la logica dei grandi impianti centralizzati e privilegiare impianti piccoli e diffusi che rispondano alle caratteristiche e alle risorse del territorio”.

PERCHÉ SÌ

Eni, la prima azienda energetica italiana e una delle più importanti al mondo, leader nell’esplorazione, la produzione, lo sviluppo e la distribuzione del petrolio e del gas naturale, nella produzione di energia elettrica e nel settore dei prodotti petroliferi e petrolchimici, ha recentemente espresso il suo parere in materia e approfondito il dibattito sulle fonti alternative. A questo ultimo proposito la società ha appena firmato la partnership con MIT-Massachusetts Institute of Technology per un programma avanzato di ricerca nell’energia solare. Ma “guarda” anche con positività al nucleare, come ha dichiarato l’Amministratore Delegato di Eni Paolo Scaroni recentemente a Capri durante il Convegno dei giovani di Confindustria (ottobre 2008): “Non abbiamo nel nostro oggetto sociale per il momento il nucleare. Certamente vediamo il dibattito sul nucleare non tanto sull’Italia, quanto nei paesi petroliferi in cui operiamo e che hanno ambizioni sul nucleare, perché vogliono sostituire il gas con il nucleare, che è più efficiente e meno costoso. Stiamo guardando, un po’ come fa Total, a questa possibilità, ma non siamo ancora arrivati a nessuna decisione. La scelta è positiva per costi e ambiente. Il nucleare ha grandi potenzialità, poichè fornisce energia sicura, abbondante e pulita. Tuttavia, se volessimo fare fronte anche solo alla domanda incrementale di energia elettrica europea interamente da nucleare, dovremmo costruire 70 centrali da qui al 2020. E, vedendo le difficoltà che si incontrano per costruire anche una sola centrale, è evidente come l’impresa sia ardua”.
Ricordiamo, infatti, che le difficoltà e i tempi lunghi sono legati anche alla garanzia della sicurezza delle centrali e dello smaltimento delle scorie radioattive per evitare qualsiasi impatto sulla salute e sull’ambiente. Viene da pensare che l’ideale, quindi, possa essere quello di indirizzarsi verso fonti di energia rinnovabili, ma “una soluzione basata su queste forme di energia non è certo dietro l’angolo. Basti pensare che tutte le rinnovabili messe assieme, solare, eolico, biomasse, coprono solo il 5% dei fabbisogni europei di elettricità” continuava Paolo Scaroni.

Cosa rimane, quindi? Una possibile soluzione Eni la fornisce: ridurre i nostri consumi complessivi di energia. Nel maggio 2007, infatti, ha presentato la Campagna di Efficienza Energetica 30PERCENTO che, dopo un lavoro di ricerca condotto sulle abitudini e i consumi di una famiglia tipo italiana, permette di calcolare il beneficio effettivo di ogni singolo comportamento e quantificare, di conseguenza, il relativo risparmio fino ad arrivare al 30%. “L’efficienza energetica” dichiarava Paolo Scaroni “è la migliore fonte alternativa di cui disponiamo: è immediata, pulita e generalmente non costa niente. Anzi, si traduce in un vantaggio economico per il consumatore”. Secondo quanto testimoniato dalla Campagna, infatti, il risparmio può raggiungere i 1.600 euro, quasi una “quattordicesima fai da te”. In che modo? Si tratta di 24 consigli facilmente adottabili che si trovano sul sito www.30percento.it

A cura di Lucrezia Zaccaria

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