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Sangue, tra salute e stile di vita: quando possono essere sospese le donazioni?

10/01/2018

Chi deve subire un intervento chirurgico o un trapianto d’organo, chi è sottoposto a un trattamento ospedaliero per la gestione di una patologie cronica, chi ha bisogno di cure in Pronto soccorso. Sono alcuni dei soggetti che possono avere necessità di una trasfusione di sangue. A donarlo sono soggetti maggiorenni in buone condizioni di salute che seguono uno stile di vita sano tale da non poter pregiudicare la salute propria o del ricevente. In alcuni casi, però, il sangue non può essere donato. Ecco quali sono le principali ragioni che impediscono temporaneamente la donazione. Ne parliamo con il dottor Michele Lagioia, Responsabile della Direzione sanitaria di Humanitas.

Una sospensione provvisoria

La valutazione dell’idoneità del donatore o dell’aspirante donatore è riservata a un colloquio conoscitivo con il personale medico-sanitario di un Centro Trasfusionale o di un’associazione di volontari: «Chi vuol donare il sangue viene sottoposto a un questionario anamnestico che serve a definire la sua storia personale e gli eventuali fattori di rischio che possono impedire temporaneamente o definitivamente la donazione», spiega il dottor Lagioia.

«Tra questi – continua – alcuni sono legati ai comportamenti, allo stile di vita, e altri alle condizioni di salute che di per sé, secondo precise disposizioni normative, possono qualificare il soggetto come inidoneo a donare. Ad esempio l’individuo può riferire un’infezione in corso di epatite B o C, ad esempio. Se questa non viene riferita può essere comunque rilevata con dei test ematologici che vengono effettuati tanto alla prima donazione quanto a quelle successive».

(Per approfondire leggi qui: Epatite, poco meno di 9 milioni di europei colpiti dai virus B e C)

L’esempio citato, l’epatite B o C, è una delle cause di esclusione permanente a protezione della salute di chi riceve il sangue o una delle sue componenti. Altre cause di esclusione, sempre permanente, sono annoverate per la protezione della salute del donatore, come, ad esempio, una patologia autoimmune o una patologia oncologica.

Il periodo di sospensione temporanea è invece variabile a seconda dei motivi che la ostacolano: «Un tatuaggio o un piercing, ad esempio, costringono chi vorrebbe donare il sangue a uno stop di quattro mesi», dice il dottor Lagioia. «Lo stesso periodo di tempo è richiesto per chi ha avuto rapporti sessuali a rischio occasionali. Scaduto questo “periodo finestra” i test ematologici ai quali vengono sottoposti i donatori sono in grado di diagnosticare l’eventuale infezione a seguito di un comportamento a rischio».

Nel colloquio conoscitivo viene valutata anche l’esposizione ad agenti patogeni responsabili della trasmissione di malattie tropicali. Questo è un altro motivo che può costringere il donatore a restare a casa: «I viaggi in aree tropicali richiedono generalmente una sospensione di sei mesi. In particolare viene valutato lo stato di salute del donatore e le condizioni igienico-sanitarie della meta del viaggio. Fuori dalle aree tropicali il periodo di sospensione varia a seconda della malattia infettiva esistente in quel Paese».

A proposito di malattie infettive le controindicazioni alla donazione sono molto variabili: «Alle classiche controindicazioni se ne aggiungono altre di tipo epidemiologico. Ricordiamo il caso della scorsa estate con i contagi da chikungunya che hanno impedito temporaneamente la donazione di sangue a chi aveva solo soggiornato in determinate zone di Roma, ad esempio».

Esami clinici e vaccini

In altri casi sono direttamente le condizioni di salute dell’individuo a impedire la donazione. In gravidanza, per esempio, è sospesa la donazione così come nei sei mesi successivi al parto. Anche un esame endoscopico, come la colonscopia, porta a uno stop alla donazione di sangue così anche le vaccinazioni, correlate a sospensioni temporanee variabili a seconda della composizione del vaccino, della malattia contro cui ci si immunizza e delle condizioni di salute del singolo dopo la vaccinazione, e l’adesione a terapie farmacologiche.

«Tutti questi elementi saranno valutati dal personale medico-sanitario prima della donazione ma ricordiamo che le vaccinazioni sono uno strumento profilattico importante per donatori e riceventi in quanto rendono i primi sempre “disponibili” alla donazione poiché contribuiscono a contenere il rischio di contrarre diverse patologie», aggiunge l’esperto.

(Per approfondire leggi qui: Donare il sangue, un gesto indispensabile per la salute di tutti)

Non bisogna dimenticare infatti che donare il sangue è un gesto di generosità e responsabilità nei confronti tanto della collettività quanto del singolo paziente che potrebbe aver bisogno di quella sacca di sangue. «Per questo è bene condurre uno stile di vita salutare che possa rendere chiunque idoneo alla donazione, in particolare nelle fasce di popolazione in età giovanile», conclude il dottor Lagioia.

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