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Ginecologia

Tumore al seno, quando la terapia porta con sé la menopausa

27/10/2017

Il trattamento del tumore alla mammella, la neoplasia più diagnosticata nel sesso femminile, in alcuni casi può avere come conseguenza l’arrivo anticipato della menopausa: «La menopausa indotta dalla terapia medica può essere reversibile, in base al tipo di trattamento e anche a seconda dell’età della paziente», aggiunge il dottor Andrea Sagona, chirurgo senologo di Humanitas Cancer Center.

Quando succede

Il caso più frequente in cui la terapia può instaurare la comparsa di menopausa precoce è quando il tumore è di tipo ormono-responsivo (cioè un tumore con cellule che crescono anche grazie agli ormoni prodotti dalla paziente): «In questa situazione viene somministrato un farmaco analogo dell’LH-RH, ovvero un farmaco che agisce sull’asse ipotalamo-ipofisi bloccando gli ormoni ipofisari che regolano la produzione di estrogeni a livello ovarico», spiega il dottor Sagona.

Questo farmaco viene associato ad un antiestrogeno, generalmente il tamoxifene, in quelle pazienti che hanno un maggior rischio di recidiva. La terapia ormonale completa (analogo LH-RH e tamoxifene o exemestane) dura in genere da tre a cinque anni e si caratterizza per la sospensione delle mestruazioni; diversamente, sempre nelle pazienti più a rischio di ricaduta, il tamoxifene può essere somministrato anche fino a dieci anni».

 

Altro caso in cui si può somministrare il farmaco che interferisce con l’attività ovarica (analogo LH-RH) si verifica «nelle pazienti giovani in trattamento chemioterapico in cui vogliamo preservare quanto più possibile la fertilità. A queste pazienti viene somministrato il farmaco, che mette a riposo le ovaie, in modo da proteggere le stesse dagli effetti tossici della chemioterapia e tutelare in questo modo la riserva ovarica di ovuli».

I sintomi

La menopausa farmacologica non si differenzia da quella fisiologica: «A volte i sintomi sono più intensi rispetto alla menopausa fisiologica in quanto l’evento menopausa insorge rapidamente in seguito alla somministrazione dell’analogo LH-RH, diversamente dalla menopausa fisiologica che può impiegare qualche anno prima di manifestarsi; i sintomi sono comunque gli stessi: vampate, irritabilità, insonnia, secchezza vaginale, dolori durante i rapporti sessuali, riduzione della memoria etc», spiega il dottor Sagona.

I rimedi

Questi sintomi possono essere trattati in modi diversi, a cominciare dalla terapia farmacologica: «Un farmaco che può essere somministrato per il trattamento dei sintomi vasomotori (vampate) è la venlafaxina ma può dare diversi effetti collaterali (disturbi gastrointestinali, secchezza delle fauci, emicrania). Si può ricorrere anche ai fitoestrogeni, estrogeni di origine vegetale, per esempio derivati della soia, ma la cui efficacia è ovviamente minore rispetto a una terapia ormonale sostitutiva».

Quali altri rimedi sono utili per la menopausa farmacologica? «Per l’atrofia genitale in caso di menopausa prolungata si può ricorrere alla laser-terapia mentre per il trattamento dell’artralgia, ovvero dei dolori articolari, alcune ricerche hanno dimostrato l’efficacia dell’agopuntura. Sempre per contrastare le problematiche genitali gravi si possono somministrare per brevi periodi degli estrogeni a livello locale che vengono assorbiti in modo limitato».

 

Lo stile di vita

I consigli per la prevenzione primaria del tumore al seno valgono anche nel caso in cui si sia in trattamento per la neoplasia mammaria. Sono strategie utili per alleviare i sintomi della menopausa farmacologica: «L’attività fisica regolare, anche per la prevenzione delle recidive e per alleviare gli effetti collaterali della terapia; la dieta con un rilevante consumo di alimenti ricchi di fibre, di frutta e verdura, pesce e limitate quantità di carni bianche ancora più quelle rosse, e di conseguenza il controllo del peso, con la riduzione del sovrappeso».

La fine della menopausa indotta

Con la conclusione del trattamento la donna può rientrare nell’età fertile: «I sintomi cominciano a diminuire d’intensità nell’arco di un periodo che tendenzialmente va da tre a sei mesi dopo la fine della terapia ormonale, il ciclo ritorna benché a volte con una certa irregolarità iniziale. Tuttavia molto dipende dall’età delle pazienti: se il trattamento viene avviato dopo i 40 anni l’attività ovarica può anche cessare definitivamente», conclude lo specialista.

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