Dopo un parto cesareo è possibile partorire naturalmente e in alcune circostanze può essere addirittura vantaggioso. Ci sono però alcuni aspetti di cui bisogna tener conto.
Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Marinella Dell’Avanzo, ginecologa di Humanitas San Pio X.
Si può partorire naturalmente dopo un cesareo?
In seguito a un cesareo, sull’utero si forma una cicatrice che, durante un eventuale parto vaginale, potrebbe comportare un lieve aumento del rischio di rottura uterina (0,5/1%) o di deiscenza della cicatrice stessa durante le contrazioni. Nonostante ciò, le donne che hanno subito un cesareo per ragioni come la presentazione podalica del bambino o un’alterazione del battito cardiaco fetale possono considerare il parto naturale in una gravidanza successiva, previo parere del ginecologo che deciderà se procedere con un travaglio di prova.
Anche se la donna viene ammessa al travaglio di prova per un parto vaginale, esiste comunque un rischio maggiore di rottura uterina, soprattutto se l’intervallo tra le due gravidanze è inferiore a 18-24 mesi. In questi casi, potrebbe essere necessario ricorrere a un taglio cesareo d’urgenza, a tecniche di legatura emostatica dell’utero o, in situazioni particolarmente gravi, alla rimozione dell’utero. In alcune circostanze, si rende indispensabile effettuare delle trasfusioni di sangue.
Quali sono i vantaggi del parto naturale dopo parto cesareo?
Tra i vantaggi di un parto vaginale dopo un precedente cesareo possiamo indicare:
- un ricovero post-parto più breve, cosa che permette alle donne di riprendere le proprie attività più velocemente;
- minore dolore addominale e maggiore facilità nell’accudire il neonato;
- evitare un intervento chirurgico, con le relative complicazioni e il periodo di recupero, come infezioni, emorragie e aderenze;
- aumento delle probabilità di un parto senza complicazioni in gravidanze future, come ad esempio la placenta accreta o il distacco della placenta.
Quando fare un travaglio di prova?
Il tipo di incisione effettuata durante il precedente taglio cesareo è un fattore determinante per valutare la sicurezza o l’esclusione del travaglio di prova per il parto vaginale.
In particolare, l’incisione verticale (longitudinale), un’incisione “a T” sull’utero, solitamente utilizzata in situazioni di emergenza o per alcune patologie della gravidanza, è una controindicazione assoluta al parto naturale.
Al contrario, un’incisione orizzontale sull’utero (trasversale) non preclude necessariamente il parto vaginale, ma è essenziale che il ginecologo esamini attentamente le ragioni che hanno reso necessario il precedente cesareo. Tra queste, possono esserci patologie legate alla gravidanza, l’assenza di travaglio spontaneo oltre le 41 settimane o l’impossibilità di indurre il travaglio tramite farmaci come ossitocina o prostaglandine.
Alcuni fattori possono comunque aumentare i rischi legati al parto vaginale dopo un cesareo, tra cui:
- sovrappeso
- età materna avanzata
- complicazioni mediche
- gravidanza oltre le 40 settimane
- peso elevato del feto.
Vista la complessità di queste valutazioni, è importante discutere con il proprio medico l’intenzione di partorire naturalmente, e la futura mamma è tenuta a condividere con lo specialista tutte le informazioni relative alle gravidanze precedenti.
Chi può sottoporsi al VBAC e chi invece dovrebbe evitarlo?
Il parto naturale dopo cesareo può essere effettuato dalla maggior parte delle donne con un singolo feto che si presenta in posizione cefalica, con un singolo taglio cesareo pregresso. L’incisione deve essere trasversale bassa.
Va evitato, invece, in quei casi in cui vi è un pregresso di rottura d’utero e una incisione longitudinale o a T nel taglio cesareo precedente.