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Psoriasi, tatuaggi sì o no?

06/12/2016

Chi ha la psoriasi dovrebbe pensarci bene prima di farsi un tatuaggio. L’azione dell’ago e l’iniezione dell’inchiostro sotto pelle potrebbero infatti portare a un peggioramento della malattia o farla comparire in aree in cui non si era manifestata.

La psoriasi è una malattia della pelle comunemente caratterizzata dalla presenza di chiazze ricoperte da squame di colore grigio-biancastro. Le zone del corpo su cui possono sorgere queste placche sono principalmente i gomiti, le ginocchia, il cuoio capelluto e la regione sacrale. Se queste si manifestano in risposta a una lesione su porzioni di pelle non già coinvolte dalla psoriasi, si è di fronte al cosiddetto fenomeno di Koebner. Questa lesione può essere rappresentata, per esempio, proprio dall’iniezione dei pigmenti di un tatuaggio. In altre parole le placche possono comparire laddove ci si è tatuati.

Anche un piccolo tatuaggio può innescare la formazione di una chiazza psoriasica

Uno studio del 2014 pubblicato su Journal of Medicine and Life documentò il caso di un ragazzo di 27 anni con psoriasi allo scalpo che fu interessato dalla comparsa di placche sul tronco e sulle braccia due settimane dopo essersi tatuato. Come riferiscono i ricercatori, il fenomeno di Koebner può colpire il 25% dei pazienti psoriasici ed essere innescato da diversi “trigger” tra cui un tatuaggio o comunque un trauma a carico della pelle.

(Per approfondire leggi qui: Psoriasi, i campanelli d’allarme da non sottovalutare)

Come si legge in una ricerca del 2013 su Journal of American Academy of Dermatology, il trauma indurrebbe il rilascio di sostanze proinfiammatorie che scatenano o propagano un’infiammazione in parti di pelle non lesionata. Non solo la psoriasi potrebbe essere conseguenza dell’esecuzione di un tatuaggio per effetto del fenomeno di Koebner. La stessa American Academy of Dermatology sconsiglia infatti alle persone con vitiligine di farsi decorare la pelle per evitare la possibile comparsa di nuove chiazze a distanza di pochi giorni.

Il fenomeno di Koebner poi è «un fenomeno imprevedibile», aggiunge il professor Antonio Costanzo, responsabile dell’Unità Operativa di Dermatologia di Humanitas e docente di Humanitas University. «Oggi – continua – sappiamo che il meccanismo alla base del fenomeno è il rilascio da parte delle cellule della pelle danneggiate di piccole proteine (peptidi antimicrobici) e di DNA metilato che assieme fanno da “trigger” per l’attivazione delle cellule del sistema immunitario innato, scatenando così la reazione infiammatoria che esita nella formazione della placca psoriasica. L’entità del rilascio di questi fattori non è prevedibile e di conseguenza non possiamo sapere a priori se un trauma scatenerà la psoriasi».

C’è qualche forma di psoriasi che espone a un rischio maggiore come quella guttata?

«Quasi tutte le forme di psoriasi sono esposte al rischio Koebner. A volte, anche se il paziente ha una forma a placche, un trauma può indurre la forma guttata».

(Per approfondire leggi qui: Tatuaggi: pigmenti e laser. 4 cose da sapere)

Fare la prova con un tatuaggio molto piccolo e poi vedere la reazione del corpo prima di farsi altri tattoo non è una buona strategia: «La grandezza del tatuaggio non è proporzionale al rischio di sviluppo della chiazza psoriasica. Inoltre dobbiamo considerare il fatto che alcuni pigmenti (disperso giallo e disperso rosso) possono indurre maggiore attivazione del sistema immunitario perché irritanti o immunogenici».

Tatuandosi, infine, la psoriasi può manifestarsi anche per la prima volta: «Come ogni trauma fisico o psichico che colpisce un soggetto geneticamente predisposto a sviluppare la malattia», conclude il professore.

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