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Umberto Veronesi, il ricordo dei medici di Humanitas

09/11/2016

«Siamo come nani sulle spalle di giganti, come diceva Bernardo di Chartres. Io mi sento un nano e se vedo più lontano è solo perché sotto di me ci sono i giganti. Uno di loro, uno su cui ero seduto, era proprio Umberto Veronesi». Così il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University, ricorda commosso il professor Veronesi, scomparso ieri alle soglie dei 91 anni nella casa di Milano circondato dall’affetto dei suoi cari. Abbiamo chiesto a chi l’ha conosciuto e ha lavorato con lui un ricordo personale del grande oncologo.

Il professor Mantovani l’ha incontrato all’Istituto Nazionale Tumori di Milano dopo gli studi universitari: «Fu lui a portarmi nel reparto della professoressa Fossati Bellani e da li è cominciata la mia carriera. Ricordo ancora un editoriale del New England Journal of Medicine, dopo la pubblicazione di un importante studio dell’istituto. A Milano, scrisse l’editorialista, non c’è solo la Scala ma anche la ricerca sul cancro. Se in Italia si fa ricerca ad alto livello, e grazie a questo i pazienti vengono curati, lo dobbiamo alla nascita dell’Airc-Associazione italiana per la Ricerca sul Cancro fondata anche dal professor Veronesi».

Umberto Veronesi entrò nell’istituto milanese da volontario per poi diventare direttore generale nel 1975. Successivamente ha fondato la Scuola europea di oncologia e l’Istituto Europeo di Oncologia sempre a Milano: «Un gesto di grande lungimiranza», sottolinea il dottor Marco Alloisio, coordinatore delle Chirurgie specialistiche di Humanitas Cancer Center e presidente della Sezione milanese della LILT-Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori. «Il professor Veronesi ha sempre creduto nella ricerca creando anche i registri dei tumori e curando gli aspetti relativi all’epidemiologia. Con lui si sono formati tantissimi oncologi e chirurghi. Alcuni di loro, lungo la sua scia, hanno creato l’Humanitas Cancer Center. Qui è stato possibile dar seguito all’insegnamento del professor Veronesi».

La svolta nel trattamento del tumore al seno

Tra i suoi contributi più rilevanti nella lotta contro il cancro, riconosciuto anche fuori dai confini nazionali ed europei, è stato il cambio di paradigma nel trattamento dei tumori al seno con l’introduzione della quadrantectomia, l’intervento per l’asportazione del tumore, e l’analisi del linfonodo sentinella: «Grazie alle sue intuizioni e alla sua attività Umberto Veronesi ha permesso a tante donne di ottenere maggiori possibilità di guarigione con interventi meno demolitori», ricorda il direttore del Cancer Center di Humanitas, il professor Armando Santoro. «Negli anni ’90 – aggiunge il dottor Alloisio – la percentuale di mastectomie arrivava anche all’80% mentre oggi siamo al 20%. Il suo contributo alla definizione di interventi conservativi sulla mammella ha rappresentato una svolta epocale».

(Per approfondire leggi qui: Campagna Nastro Rosa, contro il tumore al seno sin da giovani)

«Un uomo di grande personalità, con una precisa visione di cosa dovesse diventare l’oncologia», è il commento del professor Marco Montorsi, responsabile di Chirurgia Generale e digestiva di Humanitas, rettore di Humanitas University e presidente della Società Italiana di Chirurgia (SIC). «Dobbiamo essergli riconoscenti perché ha introdotto nel mondo della chirurgia l’idea di un chirurgo moderno, gettando le premesse per la definizione di un approccio multidisciplinare nella chirurgia oncologica. Personalmente – conclude il professore – ricordo un colloquio avuto con Umberto Veronesi un paio di anni fa sulla formazione universitaria e l’oncologia di domani. Conservo l’immagine di una persona dall’ingegno acuto, con una chiara idea del futuro».

Il rapporto con i pazienti

Un tratto che i colleghi del professor Veronesi ricordano all’unisono è, oltre al suo carisma, la sua curiosità, anche al di fuori dell’ambito strettamente oncologico, basti pensare alle tante iniziative della Fondazione che porta il suo nome. Una curiosità che lo portava a confrontarsi continuamente con loro. Lo ricorda perfettamente la professoressa Marta Scorsetti, responsabile di Radioterapia e radiochirurgia di Humanitas: «Quando ci incontravamo, anche quando non lavoravamo più allo stesso istituto, il professore mi chiedeva sempre dell’attività di ricerca sulla radioterapia conservativa, mi interrogava sulla mia visione del futuro. Una cosa che mi stimolava, mi portava a pensare, a pormi continuamente degli interrogativi».

Carisma, curiosità ed empatia. Quest’ultimo aspetto del suo carattere lo mostrava in particolare con i pazienti – «Immediatamente capivi che era entrato in rapporto con loro», aggiunge la professoressa Scorsetti.

«Il suo insegnamento più grande è stato proprio questo: mettere al centro del percorso di cura il paziente», commenta il dottor Corrado Tinterri, direttore della Breast Unit dell’ospedale Humanitas. «Il professor Veronesi non tollerava che non si desse ascolto ai pazienti. Erano loro e non la malattia che dovevano essere al centro dell’azione dei medici. Il messaggio che ci lascia, che lascia una grande personalità alla quale ero particolarmente legato, è che gli uomini e alle donne con una diagnosi di tumore devono essere curati garantendo loro il miglior trattamento possibile».

«Umberto Veronesi ha fatto molto per i pazienti e per l’opinione pubblica tutta – conclude la professoressa – portandola a prendere coscienza di un problema, il primo passo necessario per poterlo affrontare». Dalla fondazione dell’Airc nel 1965 in poi è stata instancabile la sua attività di divulgazione scientifica, con le diverse edizioni della Giornata per la Ricerca dell’associazione, con i libri e gli interventi nelle principali trasmissioni televisive dedicate alla salute portando al grande pubblico temi spesso relegati nell’ambito accademico. «Ha sdoganato le parole “tumore” e “cancro” quando erano ancora termini impronunciabili, puntando sulla conoscenza e sull’informazione», dice il professor Santoro.

L’impegno del prof. Veronesi per la prevenzione oncologica

Con l’Airc e con le diverse strutture con le quali ha operato, Umberto Veronesi ha sensibilizzato gli italiani sulla prevenzione dei tumori, come dice il dottor Alloisio: «Non solo con l’associazione da lui fondata ma, ad esempio, anche con la sezione di Milano della LILT che ha diretto per circa 10 anni, dal 1967 al 1976. Ha insistito sulla prevenzione primaria dei tumori, sul valore della corretta alimentazione e degli stili di vita, grazie a cui oggi si possono prevenire 4-5 tumori su 10. Ma non solo. Ha anche insistito sull’importanza della diagnosi precoce, del Pap-test, della mammografia e della colonscopia per la prevenzione dei tumori a cervice uterina, seno e colon-retto. Il professor Veronesi ci lascia in un momento in cui, sebbene l’incidenza dei tumori sia in aumento, la mortalità è invece in calo. Un’inversione di tendenza rispetto al passato che rappresenta un primo riscontro della sua eredità».

(Per approfondire leggi qui: Tumore al seno: la mammografia, un esame fondamentale per la diagnosi)

Eredità che gli oncologi italiani dovranno raccogliere, «pur sapendo che figure come quella del professor Veronesi probabilmente resteranno uniche», conclude il professor Santoro.

 

Foto tratta dalla pagina Facebook di Fondazione Umberto Veronesi

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