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Oms: tassare bibite zuccherate per ridurre obesità, carie e diabete

12/10/2016

La “guerra agli zuccheri” continua. È tornata a far sentire la sua voce l’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità che ha diffuso un nuovo documento. Tassare del 20% le bevande zuccherate può portare a una riduzione del consumo di questi prodotti e ad evidenti benefici per la salute globale. L’impatto di obesità, diabete di tipo 2 e carie sarebbe più contenuto.

Sotto accusa i cosiddetti “zuccheri liberi”, ovvero monosaccaridi come il glucosio e il fruttosio e i disaccaridi come il saccarosio, il comune zucchero da tavola, che vengono aggiunti al cibo o alle bevande nei processi di lavorazione, in cucina o direttamente dai consumatori, nonché gli zuccheri presenti in succhi e concentrati di frutta, sciroppi e miele. Restano fuori dalle mire dell’Oms gli zuccheri presenti nella frutta fresca e nella verdura o quelli contenuti nel latte.

(Per approfondire leggi qui: Lo zucchero fa male al cuore?)

Pochi mesi fa l’organizzazione aveva diffuso le linee guida sul consumo di zuccheri: il loro apporto dovrebbe essere pari al massimo al 10% del fabbisogno energetico totale quotidiano: l’equivalente degli zuccheri contenuti in 250 ml di una comune bevanda zuccherata. Sotto il 5% si avrebbero ulteriori benefici per la salute.

Dal 1980 è triplicato numero di persone obese

L’effetto sulla salute sarebbe considerevole: diabete, carie e chili di troppo interesserebbero meno persone. Nel 2014, dice l’Oms, oltre 1 adulto su 3 nel mondo era sovrappeso. L’obesità, invece, è una condizione che riguarda oltre mezzo miliardo di persone – più donne che uomini – e dal 1980 al 2015 il numero di persone obese è triplicato. 42 milioni di bambini sotto i 5 anni sono obesi o sovrappeso. E queste tendenze sono state “doppiate” anche dalla diffusione del diabete: si è passati dai 108 milioni di diabetici del 1980 ai 422 milioni del 2014. Il Global Burden of Disease appena pubblicato su Lancet ha individuato nelle carie dentali una delle 8 cause di malattia cronica e riguardano 2,3 miliardi di persone. Ulteriori benefici deriverebbero dalla riduzione dei costi sanitari e dall’aumento di risorse da investire nell’assistenza.

Tra i sostenitori della “guerra allo zucchero” ci sono Paesi come Messico e Ungheria, che hanno adottato misure fiscali simili a quelle caldeggiate dall’Oms, mentre Filippine, Sud Africa, Regno Unito e Irlanda del Nord hanno annunciato l’intenzione di volerle adottare.

(Per approfondire leggi qui: Obesità, 1 milione di casi in meno con meno zuccheri nelle bevande)

Nel documento l’Oms ha indicato poi altre forme di interventi fiscali che potrebbero spingere i consumatori verso scelte più oculate: sussidi per l’acquisto di frutta e verdura fresche che possano ridurre il prezzo tra il 10% e il 30% possono aumentarne il consumo o tasse su prodotti ricchi di grassi saturi o trans e sale.

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