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Il tumore? Ci “ruba” l’energia!

07/06/2016

Secondo alcuni studiosi, l’adenocarcinoma polmonare, un tipo di tumore al polmone, sarebbe in grado di alterare il metabolismo lipidico e glucidico del nostro organismo, agendo “a distanza” sul comportamento di alcuni organi come il fegato, con conseguente utilizzo alterato dei lipidi, riduzione dei livelli di insulina ed iperglicemia. Un’importante scoperta che, anche se restano ancora parecchi punti oscuri da verificare, potrebbe determinare un notevole cambiamento nel modo di pensare i trattamenti per alcuni tipi di tumore.

Lo studio cui ci riferiamo, pubblicato sulla prestigiosa rivista Cell con il contributo di scienziati provenienti da università americane, analizza il comportamento di alcuni tumori rispetto all’intero organismo nel quale si sviluppano, ed ha messo in luce risultati abbastanza sorprendenti.

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«È necessario premettere che le ricerche di cui si parla sono state effettuate su un solo tipo di tumore polmonare, ovvero l’adenocarcinoma, e su un modello animale in cui lo sviluppo della malattia è causato dalla coesistenza di due alterazioni geniche ben definite, pertanto i risultati osservati potrebbero essere applicabili solo a una parte dei tumori polmonari. Quello che si voleva indagare è l’impatto che un simile tumore ha sul metabolismo dell’organismo, con particolare attenzione al funzionamento del cosiddetto ”orologio metabolico”», spiega il dottor Luca Toschi, oncologo di Humanitas Cancer Center.

Utile studiare nuovi trattamenti per rallentare la crescita del tumore

«Infatti – prosegue lo specialista – è noto da diverso tempo che i tumori esercitano effetti metabolici sugli organi circostanti attraverso l’attivazione dell’infiammazione; tuttavia le conseguenze sistemiche, cioè su tutto l’organismo, non sono ancora state pienamente comprese. Lo studio ha dimostrato come l’adenocarcinoma polmonare, producendo sostanze proinfiammatorie, sia in grado di alterare il metabolismo del fegato con il verosimile obiettivo di “aiutare” il proprio sviluppo, influendo, di fatto, sul “macroambiente”, ovvero su quello che avviene in zone dell’organismo molto distanti dal tumore stesso. Non solo: lo studio mette in evidenza come il tumore sia in grado di alterare il metabolismo degli zuccheri e dei grassi in modo almeno in parte paragonabile a quello che avviene quando si sviluppano certe malattie metaboliche, come per esempio alcune forme di diabete. Si ipotizza, quindi, che le alterazioni metaboliche indotte dal tumore consentano alla malattia stessa di crescere più velocemente».

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«Questo significa che potrebbe essere utile studiare l’impatto di trattamenti complementari alle terapie antitumorali convenzionali, con la finalità di “correggere” questo comportamento del tumore e rallentarne così la crescita. Ovviamente, si tratta di un’ipotesi tutta da verificare, ma potrebbe aprire la strada a sviluppi importanti. D’altra parte, molti centri si stanno attrezzando per migliorare l’equilibrio del metabolismo dei propri pazienti attraverso la correzione dello stile di vita, perché è invece ampiamente provato che obesità, carenza di esercizio fisico ed alimentazione non equilibrata siano fattori di rischio per lo sviluppo di alcuni tumori e che aumentino le probabilità di recidiva in chi è stato sottoposto ad un trattamento radicale. Quest’ultima scoperta, però, potrebbe aprire nuovi scenari terapeutici, qualora si dimostrasse un significativo miglioramento della prognosi in quei pazienti con malattia attiva che si sottopongono a terapie per contrastare lo squilibrio metabolico indotto dal tumore».

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