Stai leggendo Ictus, più casi dove l’aria è inquinata

Magazine

Ictus, più casi dove l’aria è inquinata

23/02/2016

Dove c’è più smog ci sono più casi di ictus. È la conclusione di una ricerca presentata alla Conferenza internazionale sull’ictus dell’American Stroke Association. Il team degli scienziati è guidato da un professore della Drexel University di Philadelphia (Stati Uniti).

I ricercatori hanno preso in esame i dati relativi ai due più grandi inquinatori mondiali, Cina e Stati Uniti. Hanno raccolto i valori della qualità dell’aria dal 2010 al 2013 di 1.118 contee americane e di 120 città cinesi. Sotto accusa principalmente il particolato fine PM 2.5 (misura del suo diametro, un trentesimo di quello di un capello umano) generato dalla combustione dei carburanti delle automobili e degli impianti industriali, fra l’altro. È emerso che il numero totale di ictus aumenta dell’1,19% per ogni incremento di 10 microgrammi per metro cubico d’aria di questa polvere sottile. Dal PM 2.5, dicono gli autori dello studio, arriva il rischio maggiore per la salute umana.

(Per approfondire leggi qui: Inquinamento, in Italia record di morti premature)

A pesare sulla relazione tra smog e rischio ictus anche i cambiamenti climatici

Rilevanti anche le differenze regionali rilevate dalla ricerca: nelle contee meridionali degli Stati Uniti, ad esempio, dove il livello di PM 2.5 era maggiore, era maggiore anche il numero di casi di ictus registrati rispetto a quanto visto nelle contee occidentali (4,2% contro 3%).

L’impatto della qualità dell’aria sul rischio di ictus è mediato dai cambiamenti climatici, aggiungono gli scienziati. La qualità dell’aria infatti può variare nel corso delle stagioni anche per effetto della temperatura e delle condizioni climatiche. Quando il clima è piovoso o ventoso le particelle inquinanti si disperdono più facilmente e il livello di smog si riduce.

(Per approfondire leggi qui: L’inquinamento fa “restringere” il cervello?)

«L’associazione tra smog e rischio di ictus è nota da tempo ma i dati si stanno facendo sempre più rilevanti e significativi tanto per l’aumento dei livelli di inquinamento atmosferico quanto per il surriscaldamento del pianeta e il calo delle precipitazioni, come giustamente osservano i ricercatori», osserva la dottoressa Simona Marcheselli, responsabile dell’Unità operativa di Neurologia d’urgenza e Stroke Unit dell’ospedale Humanitas. «Maggiori sono i livelli di particolato fine nell’atmosfera – conclude – e maggiore è la possibilità che queste particelle entrino in circolo nell’organismo».

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita