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“Super memoria autobiografica”, ecco l’uomo che ricorda tutto

04/08/2015

Una super memoria di ferro che gli fa ricordare tutto. Giovanni, giovane ingegnere veneto, non dimentica nulla: date, eventi, dettagli, persone. Una condizione che ha un preciso nome clinico: sindrome ipertimesica.

Il suo caso, raccontato sulle pagine della stampa nazionale, si è meritato l’attenzione di James L. McGaugh, il neurologo americano che per primo nel 2006 ha descritto questa sindrome. Il ragazzo di Feltre, provincia di Belluno, è l’unico italiano con questa “super memoria autobiografica” come hanno certificato i test che ha risolto. È una condizione piuttosto rara e in Italia, secondo le stime del professore americano, e vista la bassa incidenza, potrebbero esserci all’incirca venti casi.

Che caratteristiche hanno le persone dotate di questa super memoria?

«Le persone ipertimesiche riescono a ricordare ogni giorno, ogni fatto della propria vita a partire dall’infanzia, ma anche eventi pubblici che hanno avuto un particolare significato per loro», spiega il professor Giulio Maira, neurochirurgo dell’ospedale Humanitas. «Tuttavia – prosegue – non sono individui dotati di straordinarie capacità di vedute o con un’intelligenza straordinaria, fuori dal comune».

Il loro è un flusso di ricordi incontrollabile: «Ricordare per loro può essere anche una condanna, come se fossero “costretti” a ricordare sempre, in ogni occasione singoli eventi o fatti personali».

Cosa scatena i ricordi?

«Gli eventi stampati nella memoria riaffiorano perché il nostro cervello è stimolato da molteplici fattori scatenanti, ad esempio l’incontro con una persona. Nelle persone ipertimesiche la memoria diventa quasi un’ossessione perché basta un semplice stimolo per far riemergere ricordi lontani nel tempo anche molto dettagliati», risponde lo specialista.

Com’è il cervello di una persona come Giovanni, che ricorda tutto?

«I pochi studi sulla sindrome ipertimesica hanno avanzato diverse ipotesi. Secondo alcuni il loro ippocampo, l’area del cervello dove si fissano i fatti della memoria, ha un volume maggiore. Secondo altri, invece, è l’amigdala ad avere dimensioni maggiori del normale. Noi ricordiamo un fatto perché siamo colpiti da una sua componente emotiva e proprio l’amigdala è il mediatore cerebrale delle emozioni. Nelle persone ipertimesiche, quindi, l’amigdala potrebbe dare una forte connotazione ai fatti che così restano impressi nella memoria».

È meglio ricordare tutto o non ricordare per nulla?

«Tra i due estremi forse è meglio il ricordo che la dimenticanza. Anche se chi ricorda tutto ricorda anche quei fatti negativi che il cervello, per un meccanismo di autodifesa, è spinto ad allontanare. La memoria – conclude il professor Maira – è tra le manifestazioni più importanti del nostro cervello e della nostra soggettività: noi siamo la nostra memoria. In una persona comune però il cervello ha una capacità limitata di ricordare, se fossimo in grado di ricordare tutto non potremmo più vivere normalmente, ci sarebbe una grande confusione. Tra memoria, ricordo e dimenticanza non solo c’è uno stretto legame ma anche un delicato equilibrio».

 

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