Featured

Venerdì 17, il giorno nero dei superstiziosi

17/07/2015

Venerdì 17. Due europei su cinque sono superstiziosi. Se per i restanti tre oggi è un semplice venerdì, per loro è il giorno peggiore dell’anno. Venerdì 17, una data nefasta che nel 2015 si ripresenta con il gran caldo di luglio dopo il primo assaggio di venerdì 17 aprile. Una doppia iattura, frutto del caso, ma vaglielo a spiegare. Chi è superstizioso troverà una logica anche in questa casualità.

C’è chi di venerdì, qualsiasi venerdì, non si sposerebbe mai: come non ricordare il proverbio “di venere e di marte non ci si sposa e neanche si parte”. Insomma il venerdì non è sempre un giorno ideale per fare qualcosa di importante. L’origine di questa superstizione è dibattuta: di venerdì è morto Gesù Cristo, per esempio, il 17 invece è considerato un numero particolarmente sfortunato perché tra il 16 e il 18, i due numeri perfetti secondo i pitagorici.

Di spiegazioni ce ne sono tante e attraversano le epoche storiche: «La superstizione ha da sempre affascinato gli studiosi a causa dell’apparente contraddizione insita in un atteggiamento che l’uomo tende a mantenere, ma che risulta, secondo la ragione, del tutto inutile. Alcuni ricercatori hanno quindi voluto studiare più approfonditamente questo fenomeno, cercando di comprendere quali vantaggi evolutivi possa avere per le specie, essendosi mantenuta nel corso dell’evoluzione fino ai giorni nostri. La superstizione infatti è una costante della storia dell’umanità ed è anche una caratteristica “trasversale” che accomuna tutti, indipendentemente dalla cultura, etnia, classe sociale o professione », dice il dottor Enrico Lombardi, psicologo e psicoterapeuta dell’ospedale Humanitas.

«Il contesto della superstizione è composto da due elementi indipendenti: da una parte c’è la persona che ripete lo stesso atto, rituale o pensiero; dall’altra c’è l’evento atteso il quale si verifica un certo numero di volte, alcune delle quali saranno coincidenti con il gesto superstizioso. Queste poche volte saranno scambiate come prova dell’esistenza di una relazione di causa-effetto.

Quando si parla di superstizione quindi si parla di qualcosa di irrazionale che influisce sul nostro modo di pensare e di comportarsi. Secondo lo psicologo Jean Piaget, una forma di pensiero irrazionale, pre-logica caratterizza la vita di ognuno. Il bambino sviluppa il cosiddetto “pensiero magico”: non sa distinguere tra ciò che è attribuibile alla sua azione e non oppure dà un’anima a oggetti inanimati, per esempio. Con la crescita si imparano i principi di causalità e si sviluppa un pensiero razionale, ma una parte di “pensiero magico” rimane».

Perché l’uomo quindi è superstizioso?

«In qualche modo la superstizione risponde a un bisogno di sicurezza. Chi è superstizioso si illude di controllare l’imprevedibilità della propria vita e degli eventi, uscendone rassicurato: ha un’immagine di sé e del mondo meno imprevedibile e quindi meno “rischiosa e pericolosa”. La superstizione risulta quindi uno schema mentale che ridà “prevedibilità” alla propria vita, riportandola così ad uno stato rassicurante e di controllo personale», risponde lo specialista.

Forse oggi venerdì 17 se ne vedranno o sentiranno di più, ma rituali e formule magiche sono all’ordine del giorno, ad esempio prima di una performance importante. «In una ricerca pubblicata su Psychological Science si è addirittura dimostrato che le prestazioni sia motorie che cognitive possono beneficiare di questi rituali. Chi li compie è convinto che quel rituale è decisivo, gli attribuisce un potere superiore. Così facendo rilascia la tensione e sviluppa un senso di sicurezza e auto-efficacia maggiore.

La convinzione che ci sia qualcosa di magico, un potere superiore, aiuta a rilasciare la tensione che altrimenti bloccherebbe l’individuo in uno stato di paura senza permettergli di attingere alle proprie risorse fisiche e mentali. Basti pensare ai gesti scaramantici e ai rituali degli atleti o di personaggi dello spettacolo prima di andare in scena», sottolinea l’esperto.

Ma c’è un confine tra superstizione e condizione patologica?

«In generale la superstizione permette un buon adattamento all’ambiente e nella storia dell’Uomo si è spesso rilevata la spinta per le più grandi creazioni artistiche e le scoperte scientifiche, rivoluzionando i paradigmi scientifici esistenti e creandone di nuovi.

Quando tuttavia diventa l’unica forma di pensiero che guida la propria condotta, quindi quando il pensiero logico razionale viene sopraffatto da quello ritualistico e superstizioso, possono sorgere difficoltà e disagi, fino ad arrivare allo sviluppo di vere e proprie patologie. E’ opportuno, dunque, quando certi comportamenti diventano eccessivi e compromettono la vita del soggetto, rivolgersi a un professionista», conclude il dottor Lombardi.

Articoli correlati:

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita