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Chi ha paura del cortisone?

10/04/2015

Spesso la parola “cortisone” provoca preoccupazione. Ma questo farmaco, nelle giuste dosi, può essere un prezioso salva-vita.

 

Cortisone, una parola che fa paura. Nonostante si tratti di un farmaco che ha rivoluzionato la medicina, arrivando a essere un presidio fondamentale e spesso salva-vita per molte malattie, la parola cortisone ancora oggi può generare preoccupazione. Questa eccessiva paura, chiamata “steroidofobia”, in parte è dovuta al timore di effetti collaterali, ma in parte è forse anche da ricercare nel genere di malattie – spesso gravi – per le quali viene usato questo farmaco.

Gli specialisti di Humanitas sostengono che non bisogna avere paura del cortisone quando somministrato a dosi corrette e sotto controllo medico. Come tutti i farmaci, anche il cortisone può avere effetti collaterali. Bisogna però sottolineare che questi non sono necessariamente presenti in tutti i pazienti ma soprattutto, e questo è importante, che gli eventuali effetti avversi sono noti e molto ben controllabili.

 

Il cortisone, efficace antinfiammatorio e immunodepressivo

Il cortisone è stato identificato negli anni ’30, è stato utilizzato per la prima volta nel 1948 per una paziente con artrite reumatoide ed è stato messo in commercio come medicinale nel 1952. A tutt’oggi è uno dei farmaci più usati nelle malattie reumatiche per le sue azioni anti infiammatorie e immunosoppressive.

Non bisogna dunque avere paura del cortisone, purché questo sia utilizzato con il giusto criterio. L’EULAR (Lega Europea contro il Reumatismo) ha proposto alcune raccomandazioni per l’uso corretto del cortisone. Le più importanti sono: a) spiegare al paziente perché si ricorre al cortisone, e b) informarlo sui possibili ma non obbligatori effetti avversi e sul dosaggio che può variare anche nell’ambito della stessa malattia, a seconda delle condizioni.

In generale i medici tendono a non somministrare cortisone per lunghi periodi. Per due motivi principali. Il primo è evitare di indebolire l’osso e quindi agevolare l’osteoporosi. Il secondo è evitare di fare “addormentare” le ghiandole surrenali. Questo può succedere perché il cortisone è un farmaco sintetico simile al cortisolo endogeno, che è un ormone fisiologico indispensabile per la vita, prodotto dalle ghiandole surrenali. Queste ghiandole, quando si assume il cortisone, tendono a produrre sempre meno cortisolo avendo l’organismo già in circolo il cortisone, fino ad addormentarsi. Una riduzione programmata lenta e progressiva, sempre sotto controllo medico, è comunque in grado di risvegliare i surreni che riprenderanno a fare il loro mestiere.

 

Cortisone, un prezioso farmaco salva-vita

Quindi, cortisone amico o cortisone nemico? Cortisone amico. Se assunto sotto stretta osservazione medica e nelle giuste dosi, il cortisone può essere veramente un farmaco salva-vita. Noi medici dobbiamo sempre seguire l’insegnamento di Buttgereit che nel 2005 scrisse su Lancet, un’importantissima rivista medica ‘‘as much as necessary, but as little as possible’’, che significa: dare la dose minima necessaria. 

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