Per il cancro alle ovaie, che in Italia colpisce circa 4.490 donne ogni anno secondo le stime del 2012 del Registro Tumori, sono disponibili pochi trattamenti. Dal Wistar Institute di Philadelphia negli Stati Uniti, arriva uno studio su una nuova strategia terapeutica in grado, secondo i suoi autori, di fermare la progressione della malattia sulla base della composizione genetica di ciascuna paziente.
La ricerca, pubblicata su Nature Medicine, si è concentrata su uno dei quattro sottotipi di carcinoma ovarico, il carcinoma a cellule chiare, un tipo di tumore maligno epiteliale piuttosto aggressivo che origina dalle cellule della superficie delle ovaie. Il tumore epiteliale costituisce più del 90% delle neoplasie maligne; in questo caso il tasso di persone che reagiscono alle cure standard è più basso e non c’è nessun trattamento efficace al momento.
Impedire alle cellule di diventare cancerogene
Gli scienziati hanno esaminato l’azione di una proteina codificata dal gene Arid1A, impiegata in un processo di funzionamento cellulare che permette alle cellule di ricevere i comandi: se il processo è regolare, impedisce alle cellule di diventare cancerogene. La metà delle neoplasie però presenta una mutazione di questo gene. La proteina entra in relazione con un enzima la cui presenza in eccesso è associata alla progressione di diversi tipi di tumore compreso quello alle ovaie.
I ricercatori hanno usato un farmaco sperimentale che inibiva l’attività dell’enzima. Nei modelli sperimentali, i tumori con questo gene mutato erano sensibili al farmaco e regredivano, a differenza di quelli con gene normale o immutato su cui il farmaco non aveva alcun effetto.
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