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Sclerosi multipla, presto nuovi trattamenti

10/02/2015

La sclerosi multipla è una malattia cronica infiammatoria del sistema nervoso centrale in cui le guaine delle fibre nervose vengono distrutte. A riguardo la pubblicistica ha due diversi approcci, che prevedono differenti trattamenti: uno la considera una malattia del sistema nervoso centrale con le infiammazioni responsabili del seguente effetto neurodegenerativo, l’altro come una patologia che invece progredisce da una condizione infiammatoria a una neurodegenerativa.

Secondo la ricerca pubblicata sulla rivista Lancet invece, il processo infiammatorio agisce come una “spinta” dal principio alla fine e il processo neurodegenerativo ha luogo anche nella cosiddetta fase progressiva. Il processo infiammatorio può essere trattato efficacemente all’inizio e rallenta con l’età, mentre gli effetti neurodegenerativi si accentuano.

Nelle fasi più avanzate vengono innescati dei “meccanismi di amplificazione” che moltiplicano i danni: la neurodegenerazione attiva le cellule microgliali (responsabili della difesa immunitaria del sistema nervoso centrale) che mandano avanti la malattia insieme alla formazione di radicali liberi che distruggono i grassi e le proteine nel cervello. Al contempo si danneggiano i mitocondri che forniscono l’energia ai neuroni. Questo, unito al normale invecchiamento cerebrale, causa ulteriori danni. Con le nuove informazioni su questi meccanismi, si aprono interessanti prospettive terapeutiche: possono essere sviluppati farmaci con effetti antiinfiammatori anche nel cervello e trattamenti neuroprotettivi che blocchino preventivamente i meccanismi amplificativi e i danni ai mitocondri.

 

«Questo studio – sottolinea la professoressa Michela Matteoli Responsabile del Programma di Neuroscienze in Humanitas e Direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR – posiziona un altro tassello nel puzzle dei meccanismi molecolari alla base della malattia. Già diversi studi scientifici avevano osservato evidenti alterazioni dei parametri mitocondriali durante la progressione della sclerosi multipla. Si sa infatti che un ambiente ricco di citochine infiammatorie danneggia la funzione dei mitocondri e mina quindi alla base la funzionalità delle cellule, proprio attraverso la distruzione delle sue centrali energetiche. I mitocondri emergono quindi sempre più come una sorta di «tallone di Achille» della sclerosi multipla, un meccanismo che interviene direttamente nella neurodegenerazione. La possibilità di limitare farmacologicamente il processo infiammatorio potrebbe quindi favorire la preservazione della funzione mitocondriale e rivelarsi quindi una strategia vantaggiosa per il trattamento della fase progressiva della malattia».

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