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Ciao professore…

25/01/2010

Lo scorso 24 gennaio è mancato il professor Gianni Ravasi, riconosciuto protagonista dello sviluppo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. E’ stato uno dei grandi nomi di Humanitas fin dalla sua nascita: fondatore della Chirurgia Toracica dell’Istituto Clinico di Rozzano, è stato anche direttore scientifico di Humanitas Centro Catanese di Oncologia.
Il dottor Marco Alloisio, suo allievo per oltre trent’anni, responsabile della Chirurgia Toracica di Humanitas, ricorda con affetto le sue doti professionali e umane: “Molto è stato scritto su quello che il professor Gianni Ravasi ha rappresentato per l’Oncologia italiana, di quanto abbia fatto come presidente della Sezione milanese e vice-presidente nazionale della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori nel campo della prevenzione oncologica, dell’assistenza al malato e dello sviluppo del volontariato oncologico. Tutti hanno sottolineato le principali caratteristiche del suo modo di essere: un’impareggiabile umanità, una bontà d’animo che spesso si tramutava in generosità, altruismo e molto altro ancora.
In campo professionale, però, a mio avviso non è stata sufficientemente messa in rilievo un aspetto cui – sono certo – lui teneva più che ad ogni altro: essere stato un chirurgo toracico pioniere di questa disciplina. Un innovatore e, per tutti i suoi allievi, un grande maestro di Chirurgia”.
Laureato in Medicina e Chirurgia nel ’55, già nel ’72 era Primario della Divisione di Chirurgia Toracica all’Istituto Tumori di Milano, all’epoca guidato da Pietro Bucalossi e centro di prim’ordine in Europa e nel mondo per la cura dei tumori. Dal 1996 al 2006 ha diretto l’Unità Operativa di Chirurgia Toracica presso l’Istituto Clinico Humanitas.
“Concentrare in poche righe e parole tutto quello che è stato e che ha fatto questo grande chirurgo è praticamente impossibile – prosegue il dottor Alloisio -. Di sicuro, aveva il bisturi saldato al suo DNA: la sicurezza della diagnosi, la precisione chirurgica, il coraggio ma anche l’intuizione. Non a caso nel 1962, dopo un viaggio in Unione Sovietica, introdusse in Italia le prime suturatrici meccaniche a punti metallici, intuendo con largo anticipo la rivoluzione che avrebbero provocato nel campo della chirurgia. L’utilizzo di queste pinze negli interventi di chirurgia toracica maggiore, caratterizzati all’epoca da alta morbilità e mortalità, confermò immediatamente e con risultati tangibili che, come sempre, Ravasi aveva avuto l’intuizione giusta: una caratteristica naturale che tutta la comunità scientifica gli ha sempre riconosciuto.
Da un secondo viaggio in Russia, nei primi anni ’70, tornò con altre due preziose innovazioni: la suturatrice circolare PKS, ideata da Kalinina per la chirurgia esofagea, e soprattutto una rivoluzionaria tecnica di accesso al torace attraverso una piccola incisione anteriore. Erano gli anni in cui chirurghi di fama praticavano incisioni toraciche con vie di accesso che andavano dalla colonna vertebrale allo sterno. E invece lui, giovane chirurgo, aveva messo a punto, una tecnica che preservava i muscoli del torace, divaricava le coste senza interromperle e consentiva all’anestesista una migliore gestione intraoperatoria del paziente. Non è un caso che la sua sala operatoria sia stata spesso affollata da chirurghi provenienti da tutto il mondo per assistere ai suoi interventi. E che diverse Scuole chirurgiche, soprattutto europee, abbiano abbracciato questa tecnica che ancora oggi è la più eseguita e ha aperto la strada al grande capitolo della chirurgia moderna meno invasiva e al futuro di quella robotica. Un modo chirurgico ‘gentile’ e umano – com’era lui – di esprimere il rispetto per chi sta soffrendo.
Ora che questo grande chirurgo se n’è andato, mi faccio portavoce di tutti i suoi allievi. E sono tanti. Tanti quelli che, tutti i giorni, seguono in sala operatoria gli insegnamenti di cui lui è sempre stato prodigo, e mi riferisco in particolare a coloro che continueranno il suo lavoro in Humanitas, sulla traccia da lui segnata. Anche questi, soprattutto questi, sono stati i suoi meriti. Grazie, professore. Grazie, Maestro”.

Intervista al prof. Ravasi: “Da 50 anni contro il cancro

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