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Influenza A, nessun timore per la mutazione

01/12/2009

Anche in Italia è stata rilevata una mutazione del virus A/H1N1, ma nessun allarmismo. Rallenta la diffusione del virus, che si caratterizza più aggressivo per l’età pediatrica. E due italiani su 10 dichiarano di aver limitato alcune attività fuori casa per timore del contagio.

1° dicembre 2009 – Prosegue l’appuntamento settimanale con il dott. Michele Lagioia, specialista in Igiene e Medicina Preventiva e vice-direttore sanitario di Humanitas. Obiettivo, fare il punto su alcuni temi trattati dai media per capire meglio qual è, allo stato attuale, la situazione dell’influenza a/H1N1.

Italia, confermata la prima mutazione del virus
Anche in Italia, come in Norvegia e in altri Paesi nel mondo, è stata rilevata una mutazione del virus A/H1N1. La notizia arriva dal ministero del Welfare, il quale conferma che “la mutazione non appare per ora predominante nei casi gravi o letali di nuova influenza; inoltre, la stessa mutazione ha un carattere sporadico e non sembra allo stato attuale in fase di diffusione”.
“Si tratta di una mutazione che non deve destare allarmismi – precisa il dott. Lagioia – per quanto si sia accertato un comportamento clinico diverso (maggiormente severo) del virus, ciò che davvero preoccuperebbe è una mutazione per così dire ‘rilevante’ sulle due caratteristiche base dei virus influenzali: la patogeneticità (ossia la capacità di contagio, che tuttavia per H1N1 è già massima) e la virulenza, che invece rimane moderata.
Il vaccino resta l’arma fondamentale: la mutazione, infatti, non influisce sull’efficacia del vaccino né sull’efficacia del trattamento con farmaci antivirali.

Diffusione: influenza in assestamento
Anche questa settimana diminuisce l’incidenza del virus H1N1: vengono stimati circa 680.000 casi nuovi, per un totale di circa 3 milioni di italiani colpiti finora.
L’alta incidenza in età pediatrica (la più alta negli ultimi 10 anni) viene compensata dallo scarso interessamento del virus alle fasce d’età adulta e anziana. Complessivamente, il virus H1N1 ha un rilievo al momento inferiore al picco di influenza stagionale 2004/2005.

Di fatto, l’autunno particolarmente caldo ha descritto una diffusione diversa da ciò che ci si aspettava. Il picco registrato nelle ultime settimane, ora in assestamento, è molto anticipato rispetto all’andamento delle influenze stagionali degli scorsi anni, che vedevano la massima incidenza intorno ai mesi di gennaio/febbraio.
Ciò che sorprende è che oggi l’incidenza stia già scendendo, anche se al momento è impossibile dire se la curva tornerà a salire durante l’inverno.

I comportamenti
Più di nove persone su dieci sono a conoscenza dell’importanza delle misure igieniche di base per evitare la diffusione del virus. E’ questo il dato raccolto dal sistema di sorveglianza “Passi”, con cui le Asl effettuano un monitoraggio dei comportamenti che influiscono sullo stato di salute e dell’adozione delle principali misure di prevenzione nella popolazione.
Di fronte all’attuale situazione, il 36% degli intervistati si dichiara un po’ preoccupato, il 5% è molto preoccupato. Il 18% dichiara di aver limitato alcune attività quotidiane fuori casa, percentuale molto più alta tra chi afferma di essere preoccupato (32%), rispetto a chi si dice tranquillo (10%).
Grande attenzione anche alle fonti di informazione: le più citate sono medici e pediatri di famiglia (79%), servizi di prevenzione della Asl (11%) e altri operatori sanitari (9%).
Anche internet rappresenta un importante strumento per la ricerca di informazioni sulla nuova influenza (12%), mentre altri media (come radio, tv, giornali o riviste) sarebbero utilizzati da meno del 4% degli intervistati.

Accessi in Pronto Soccorso: aumentano i ricoveri
La rete dell’Istituto Superiore di Sanità ha evidenziato come nella 47° settimana si sia ridotto ancora il numero di persone che si sono rivolte ai pronto soccorso per insufficienza respiratoria acuta (7%).
Rispetto alle scorse settimane, è invece cresciuto il numero di persone per le quali è stato necessario il ricovero (23%). Per nessuna delle fasce di età considerate sono state superate le soglie di allerta epidemica”.

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