Paola Merlo: ecco svelati i misteri del sonno

I misteri del sonno da sempre affascinano poeti, artisti, filosofi, mitologi, scienziati. Paracelso, medico del XVI secolo, scrisse che il sonno naturale durava circa sei ore e che serviva per eliminare la stanchezza e rinvigorire. Suo il consiglio “non eccedere in nessun senso, né troppo né poco, alzarsi all’alba e coricarsi al tramonto”. Concezione quest’ultima che si avvicina alle teorie più moderne. Per scoprire tutti misteri del sonno affrontiamo l’argomento con la dott.ssa Paola Merlo.
“Sonno e veglia rappresentano due processi base della vita – spiega la dott.ssa Mmerlo -; mondi differenti, dotati di controlli e funzioni indipendenti, queste ultime regolate dall’orologio biologico le cui lancette corrispondono al ciclo circadiano (dal latino ‘circa diem’, circa un giorno). Modulano i cicli di sonno e veglia, sono sincronizzate con la luce, inducono a dormire più profondamente tra mezzanotte e le sei del mattino, invitano a bere una tazzina di caffè a metà mattina, suggeriscono il pisolino del primo pomeriggio. L’orologio biologico, insomma, è una specie di sveglia interna, scandisce il nostro modo di vivere, per questo la successione dei periodi di sonno e di veglia ha un intervallo regolare e costante”.

Perché si dorme?
“Perché si è stanchi, ma la risposta non è esaustiva: va fatta un’altra osservazione, relativa per esempio al tipo di ‘lavoro’ sostenuto dall’organismo mentre dorme. E’ ampiamente dimostrato, infatti, che durante il sonno il cervello continua ad essere attivo con un consumo d’ossigeno uguale a quello della veglia, anche se con stati funzionali diversi. Tant’è che dormire serve a recuperare energie, aiuta i reni e il fegato ad eliminare tossine più che in stato di veglia; il sistema immunitario produce più anticorpi, il midollo osseo aumenta la produzione di globuli rossi. Insomma, avviene una manutenzione generale dell’organismo”.

Com’è il sonno dell’adulto?
“Nell’adulto il sonno è di solito notturno, monofasico, ma se si schiaccia il sonnellino pomeridiano diviene bifasico. La durata complessiva del sonno nelle 24 ore varia molto da persona a persona, dormire le classiche otto ore non è necessario: la media è di circa sette ore, ma talvolta scende a tre e forse anche meno, senza che si debba fare diagnosi di insonnia, oppure sale a 10 –12 ore. In entrambi i casi resta in una variante estrema di normalità. E’ ampiamente accettato che le ore di sonno di ciascun individuo siano abbondanti rispetto al bisogno reale (‘sonno di lusso’)”.

Quali sono le fasi del sonno?
“Ogni notte è scandita da fasi del sonno dette ‘Non REM’ (NREM) e ‘REM’ (rapid eyes movement). Il ‘sonno NREM’ – noto anche come sonno lento in base a quadri elettroencefalografici (EEG) che non si accompagnano a movimenti rapidi degli occhi – si distingue in quattro fasi: I, II, III e IV (le ultime due sono dette sonno delta). Il progredire del sonno NREM è accompagnato da un rallentamento della frequenza cardiaca e respiratoria e da un abbassamento della pressione arteriosa. Il sonno REM invece è caratterizzato dalla ricorrenza di movimenti rapidi degli occhi. In questo stadio si assiste ad una riattivazione EEG, con tono muscolare molto ridotto e risalita della frequenza cardiaca e respiratoria.
Il sonno inizia come NREM con successione irregolare di quattro fasi contraddistinte da quadri EEG caratteristici, seguito, dopo circa 90 minuti, da un episodio di fase REM. Complessivamente questa fase occupa il 20 per cento dell’intero periodo di sonno nella notte.
Nel corso degli anni il rapporto delle due fasi si modifica. Ad esempio, fino all’età di tre mesi il sonno inizia con una fase attiva seguita da quella quieta, ed il rapporto delle due fasi è di circa il 50 per cento. A partire dal primo anno di vita, la quantità complessiva di sonno nelle 24 ore diminuisce in modo consistente, si riducono polifasicità e percentuale di sonno REM. Negli anni successivi i valori si spostano sempre più verso quelli dell’età adulta. Dai 30 anni si verifica una progressiva riduzione delle percentuali delle fasi III e IV del sonno NREM (sonno profondo), che possono scomparire dopo i 60 anni. Nel complesso è, infatti, risaputo che siano soprattutto le persone anziane a soffrire di risvegli notturni, di episodi di apnea e di movimenti corporei”.

E i sogni?
“L’uomo da sempre è alla ricerca di una loro spiegazione. Secondo la mitologia greca Morfeo, figlio del Sonno e della Notte, era abilissimo nell’assumere le più svariate sembianze di cose e persone, proprio perché animava i sogni. Da qui l’origine del sogno creduta divina e spesso profetica.
La maggior parte dei sogni sembra si verifichi al risveglio dal sonno REM ed una piccola parte anche al risveglio dal sonno NREM. I sogni del sonno REM paiono essere più ricchi di emotività, mentre i sogni NREM sono più realistici e razionali. Le persone che si svegliano dal sonno REM sono in genere abbastanza lucide, al contrario, il risveglio dal sonno NREM è caratterizzato da disorientamento e confusione.
In merito al significato biologico dei sogni, vari studi e parecchi autori si sono applicati, ma ad oggi rimane sconosciuto. Alcune teorie ipotizzano che la funzione del sogno sia quella di disimparare, ovvero rimuovere le informazioni superflue ed inutili dal cervello”.

Se non dormiamo è un guaio. Quali le cause? E le conseguenze?
“Le conseguenze più evidenti sono la sonnolenza, la riduzione dell’attenzione e della concentrazione. Solo attraverso l’analisi spettrale applicata ai segnali EEG si è potuto però evidenziare il coinvolgimento circadiano nella regolazione del sonno.
Il rapporto sonno-veglia dipende, infatti, da due meccanismi: ‘omesostatico’ (garantisce l’equilibrio tra ore di veglia e di sonno. Negli adulti fissa fra le sette e le nove ore al giorno il fabbisogno di dormire), e il già citato ‘ciclo circadiano’ (regolato, come detto, dalla luce e dall’attività fisica). L’alterazione di quest’ultimo può provocare diversi tipi di insonnia: la sindrome della fase del sonno ritardata, quella del sonno anticipata, il jet-leg, la sindrome dei turnisti. In tutti questi casi la causa può essere legata a cattive abitudini di vita: andare a letto sempre troppo tardi (riguarda spesso i giovani) oppure troppo presto – spesso gli anziani si coricano subito dopo cena per svegliarsi dopo sette ore di sonno, nel cuore della notte… riferendo poi di avere disturbi del sonno – o, ancora, dipende da un lavoro che costringa a sopportare orari mai regolari”.

Che cosa sono le porte del sonno?
“Fisiologicamente il livello di vigilanza presenta fluttuazioni ritmiche nel corso delle 24 ore. Le porte del sonno (sleep gate) corrispondono ai periodi di propensione al sonno: la disposizione massima al sonno (con la vigilanza al minimo) si colloca intorno alle cinque del mattino. Esiste poi un secondo picco di propensione che, anche se di entità inferiore, si registra verso le tre del pomeriggio”.

Esistono delle regole per una ‘buona notte’?
“I migliori consigli si basano sul concetto di ‘igiene del sonno’. Con tale definizione s’intende una serie di interventi, caratterizzati fondamentalmente da regole di comportamento basate sul buon senso. Quindi è bene favorire la regolarità del ritmo sonno-veglia, cercando di mantenere costanti sia l’ora di coricarsi che quella di sveglia, a prescindere dalla qualità del sonno della notte o dall’essere, per esempio, in vacanza. Se trenta minuti dopo essersi coricati si è ancora svegli, sarebbe utile alzarsi e cercare di rilassarsi in un altro modo. Il consiglio è creare routine piacevoli prima di dormire, come un bagno o altri rituali rilassanti.
Vietato poi trasformare la camera da letto in un salotto, meglio che sia buia, silenziosa e, soprattutto, fresca. E’ scorretto anche dormire troppo durante il giorno o di sera davanti alla televisione.
Andrebbero evitati prima di addormentarsi sia esercizio fisico sia attività mentali troppo impegnative. Meglio inoltre non consumare, prima di coricarsi, sostanze eccitanti (caffè, fumo) per il Sistema Nervoso Centrale. Sbagliato, infine, anche eccedere a tavola o esagerare nel bere alcolici”.

A cura di Rosanna Romano

Redazione Humanitas Salute: