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Onde d’urto: domani potranno rigenerare anche il cuore?

02/10/2007

La ricerca sulle nuove frontiere terapeutiche delle onde d’urto mira al cuore. Se la rigenerazione tissutale è il traguardo di oggi, quello futuro potrà essere l’applicazione degli effetti benefici delle onde d’urto sul cuore colpito da ischemia. Se ne parlerà proprio al congresso. Già in alcuni centri in Europa e nel mondo si sta sperimentando con successo questa metodica, che ha portato alle riduzioni delle crisi di angina e al miglioramento dell’irrorazione sanguigna del muscolo cardiaco. Non solo. Le onde d’urto agirebbero positivamente anche a livello cellulare: promuoverebbero l’angiogenesi e avrebbero un’azione diretta anche sulla differenziazione cellulare.

La metodica e le applicazioni
Le onde d’urto si propagano in un mezzo acquoso ma il trattamento non avviene in piscina o immersi in vasche d’acqua. Il paziente viene fatto sdraiare sul lettino, viene individuata la zona da trattare e cosparsa di gel, dopodiché si inizia il trattamento, applicando la “sorgente di energia” (ovvero il generatore di onde). Si tratta di una terapia non invasiva e generalmente ben tollerata; tuttavia, in alcuni casi specifici (soprattutto i trattamenti sulle ossa, che richiedono energie più elevate) può rendersi necessaria l’esecuzione di anestesia locale o la somministrazione di analgesici.
I tempi delle sedute possono essere medio-brevi o un più lunghi, in funzione della patologia da trattare. In alcuni casi, se necessario, il ciclo di terapia può essere anche ripetuto.
Attualmente le onde d’urto risultano essere particolarmente efficaci per il loro effetto antinfiammatorio (su tendini ed articolazioni), per la loro azione sull’osso (soprattutto pseudoartosi o fratture che non guariscono), per il controllo del dolore (correlato a patologie muscolo-scheletriche di varia origine), così come ai fini della rigenerazione tissutale.

Effetto antinfiammatorio Nei casi di infiammazioni, sia acute sia croniche, le onde d’urto possono rappresentare, in alcuni casi, un notevole vantaggio in termini di efficacia e rapidità, rispetto ad altre terapie convenzionali non chirurgiche. Vengono utilizzate con successo nella cura della periartrite di spalla, nell’epicondilite e in caso di spina calcaneare dolorosa, quel tipico dolore plantare del tallone, che può rendere difficile o impossibile appoggiare il piede a terra e quindi camminare.

Apparato scheletrico Si sono rivelate particolarmente preziose nei casi di pseudoartrosi o ritardi di consolidazione ossea, cioè quelle fratture “difficili” che stentano a guarire e risolversi entro i tempi fisiologici di guarigione. Negli ultimi anni, grazie a studi sperimentali condotti in tutto il mondo (Italia compresa), è possibile dire che le cellule ossee, trattate con onde d’urto, possono stimolare la differenziazione di nuove cellule di derivazione ossea, oltre a stimolare la produzione locale di fattori di crescita, in grado di indurre, a loro volta, dai precursori, la formazione di nuove cellule.

Antidolorifico Si può ottenere la riduzione del dolore nei casi in cui è associato a processi infiammatori o patologie di altra natura. Il dolore può diminuire grazie a un duplice effetto: da un lato perché la patologia stessa sta regredendo, dall’altro perché i recettori nervosi e le fibre della sensibilità dolorifiche ad essi collegati si “spengono” e quindi non trasmettono più, o lo fanno in maniera sensibilmente ridotta, gli stimoli dolorosi.

Rigenerazione cutanea È la nuova frontiera terapeutica emersa di recente, e già applicata nella pratica clinica quotidiana. L’effetto delle onde d’urto è quello di promuovere e stimolare la rigenerazione tissutale cutanea, laddove questa, per diversi ordini di motivi, non procede. Si abbreviano i tempi di guarigione e si evita al paziente un lungo iter di medicazioni e trattamenti, che potrebbe comportare un maggior rischio anche di infezione.

A cura della Redazione

Qui la prima parte dell’articolo

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